· Città del Vaticano ·

L’elce
Ne «Il barone rampante» un illuminante paradosso

Senza toccare mai il suolo ma fiero delle proprie radici

 Senza toccare mai il suolo ma fiero delle proprie radici  QUO-068
25 marzo 2025
di Gabriele Nicolò Sembrava solo un capriccio passeggero, del resto dettato da un futile motivo, quello di aver rifiutato di mangiare un piatto di lumache. Tale capriccio aveva indotto Cosimo Piovasco di Rondò — protagonista de Il barone rampante di Italo Cavino — a salire su un elce che torreggia nel giardino di casa: un atto di sfida lanciato contro la sua famiglia, di nobile lignaggio. Il padre, la madre, il fratello e la sorella pensavano che «da lì a cinque minuti» il ribelle Cosimo (che diventerà barone alla morte del padre) sarebbe ridisceso da quell’albero e che la quieta e collaudata normalità si sarebbe ristabilita. Si sbagliavano. Appoggiato sul davanzale, il padre (non amato da Cosimo), visto che il figlio, contro le sue aspettative, rimaneva fermo su uno dei rami dell’elce, gli ...

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