· Città del Vaticano ·

A colloquio con il sottosegretario del Dicastero per i Laici, la famiglia e la vita

L’intuizione lungimirante
di Giovanni Paolo II

 L’intuizione lungimirante di Giovanni Paolo  ii  QUO-068
25 marzo 2025

di Dorota Abdelmoula-Viet

San Giovanni Paolo ii aveva intuito che le gravissime forme di violazione della vita dei più deboli non erano che l’espressione di un’idea perversa di libertà, che trasforma il delitto in diritto: lo ricorda — in un’intervista ai media vaticani — Gabriella Gambino, sottosegretario del Dicastero per i Laici, la famiglia e la vita, sottolineando che è giunto il momento per la Chiesa di costruire una vera Pastorale della vita umana.

Sono passati 30 anni dalla pubblicazione dell’enciclica Evangelium vitae, pilastro dell'insegnamento della Chiesa sulla santità della vita umana. In che modo questo documento ha ispirato e continua a ispirare la Chiesa? È ancora oggi un punto di riferimento?

Evangelium vitae (Ev) è un pilastro dell’insegnamento cristiano sul valore indisponibile di ogni vita umana. San Giovanni Paolo ii aveva intuito che le gravissime forme di violazione della vita dei più deboli, dei piccoli, di coloro che sono fragili, non erano che l’espressione di un’idea perversa di libertà, che trasforma il delitto in diritto, offuscando la capacità dell’uomo di comprendere che la libertà è tale quando sa assumersi la responsabilità della vita del fratello che ci è accanto. Non a caso l’Enciclica si apre con la domanda di Dio a Caino: «Che hai fatto?». Ancor oggi questa domanda risuona nel magistero attuale, da Evangelii gaudium a Dignitas infinita: le gravissime forme di violazione della vita umana non si sono ridotte, anzi, e la Chiesa più che mai vuole riaffermare con forza il valore della vita e formare le coscienze alla comprensione di questo valore, che non significa solo “non uccidere”, ma anche creare quelle condizioni affinché ogni persona possa raggiungere la pienezza di vita a cui è chiamata dall’Amore di Dio. Ecco perché Dignitas infinita attualizza il messaggio di Ev: non solo rispiega perché la dignità dell’uomo vada sempre rispettata dal concepimento alla morte naturale, ma ha allargato lo sguardo a situazioni sociali, rispetto alle quali sembra che non siamo più capaci di vedere che sono violazioni della dignità della persona: penso alle sconcertanti guerre che ci circondano, alle nuove forme di povertà, al travaglio disumano dei migranti, alla violenza sulle donne e sui bambini, agli abusi sessuali anche attraverso il mondo digitale, che devasta e distrugge la vita di migliaia di famiglie. Ricordiamoci che il valore della vita non è un valore solo cattolico, ma laico, universale, appartiene all’uomo in quanto tale e tutti lo possono comprendere e condividere. Ed è indisponibile, significa cioè che nessuno ne può disporre, nemmeno il soggetto che ne è titolare. Oggi, facciamo fatica a capirlo in un mondo pieno di relativismo, che si traduce in leggi spesso ingiuste, che ci confondono rispetto al fatto che ogni vita umana sia davvero sempre un bene. E sappiamo ormai che questa confusione, in un modo o nell’altro, si sta manifestando in tutte le culture, in ogni parte del mondo.

Ci sono delle proposte e modalità concrete in cui le Chiese possano riproporre il messaggio di Evangelium vitae?

Certamente, rileggendo l’enciclica insieme a Dignitas infinita che, ribadendo Ev, continua ad aprirci una porta sulla speranza, di cui abbiamo bisogno: la vita vince, questo ci insegna il Vangelo. Ma dobbiamo formare le coscienze affinché le persone possano davvero fare “scelte di vita”: aborto, eutanasia, violenza, cultura dello scarto distruggono la persona che le compie, non solo chi le subisce, generano sofferenze enormi. Per questo è il momento di provare a costruire nelle diocesi e nelle parrocchie una vera pastorale della vita umana, e formare operatori pastorali, educatori, insegnanti, genitori e giovani al rispetto della vita. Non dobbiamo imporre norme, ma trasmettere valori, saperli argomentare nella loro verità, ma anche mostrarli nella loro bellezza sconvolgente. Quanto è importante che i ragazzi oggi facciano esperienza di servizio alla vita, di dono del proprio tempo a chi ha bisogno: solo così si sentono utili, scoprono nella loro vita un senso e poi una vocazione o una chiamata ad una professione che diventa un servizio alla vita. Dobbiamo formare anche i futuri sacerdoti, nei seminari e dopo: perché sappiano orientare alla verità e al bene i giovani e le famiglie; questa formazione oggi è carente rispetto al bisogno di accompagnamento che c’è nel mondo.