· Città del Vaticano ·

Pellegrinaggi giubilari a Roma
L’arcidiocesi di Sassari

Cammino personale
e comunitario

 Cammino personale e comunitario  QUO-068
25 marzo 2025

di Fabrizio Peloni

«Camminare insieme come pellegrini di speranza tra i tanti volti, culture e lingue, tutti accomunati dall’unico mistero della stessa fede: Cristo». Questo «l’autentico giubilo sperimentato a Roma grazie alla preghiera personale e comunitaria» da don Pietro Ventura, sacerdote sassarese, durante le giornate del pellegrinaggio giubilare dell’arcidiocesi sarda a Roma svoltosi nei giorni scorsi.

Guidati dall’arcivescovo Gian Franco Saba, hanno vissuto il «profondo raccordo — spiega don Ventura — tra l’esperienza personale e ministeriale, unitamente alla contemplazione dei luoghi che animano nella loro più alta simbologia il cammino di ciascun cristiano».

Visitare le basiliche papali e attraversane le porte Sante, così come ripercorrere i cunicoli delle catacombe di San Callisto e ritornare alla tomba dell’apostolo Pietro sono stati momenti che, aggiunge il sacerdote, «hanno rinvigorito ancor più il cammino personale come credente in Cristo e favorito lo slancio apostolico come ministro della sua Chiesa».

Nella mattina del 19 marzo — solennità di San Giuseppe e anniversario dell’inizio del ministero petrino di Papa Francesco — c’è stata una “tappa speciale” al Policlinico Gemelli, dove era ancora ricoverato il Pontefice. Accolti dal cappellano dell’ospedale, don Nunzio Currao, e da monsignor Andrea Manto, vicario episcopale per la Pastorale della Salute e Coordinatore dell’ambito della cura delle età e della vita della diocesi di Roma, «abbiamo vissuto un momento di profonda spiritualità e comunione ecclesiale. Abbiamo pregato e recitato il Rosario, invocando l’intercessione di Maria affinché il Signore doni al Santo Padre salute nel corpo e forza nello spirito», ha confidato l’arcivescovo Saba.

Qualche ora dopo, in San Pietro, il gruppo ha partecipato alla celebrazione eucaristica presieduta all’altare della Cattedra dal cardinale Arrigo Miglio. Nell’omelia, il porporato, arcivescovo emerito di Cagliari, ha messo in luce le figure di Pietro e Giuseppe, sottolineandone le caratteristiche umane e spirituali come «guide per il cammino giubilare, fonte di ispirazione per la fede e nutrimento per la speranza».

Usciti dalla basilica Vaticana Andreuccia e Roberto hanno ricordato quando 25 anni fa, da fidanzati, avevano varcato la Porta Santa nella notte di Natale per l’apertura del Grande Giubileo del Duemila. «Oggi abbiamo ripetuto il percorso da sposati e con una famiglia a cui affidare la benevolenza di Gesù e di Maria». La coppia ha raccontato che si tratta «del primo viaggio che facciamo senza i nostri figli», e forse anche per questo, ha aggiunto Roberto «mi sembrava di essere entrato in un altro contesto; mi son ritrovato all’interno di una grande famiglia e con un umore sempre gioioso e festoso».

Anche Mattia, 26 anni, ha vissuto il pellegrinaggio «come un ritorno alle origini della fede». Lo ha «colpito molto la riscoperta di un’esperienza comunitaria, ossia il sentirsi pienamente parte di quella grande famiglia che è la Chiesa», e in questo aver compreso l’importanza della «fiducia nell’altro» perché «la vita del credente è un pellegrinaggio comune verso Cristo».

Anche presso la Salus populi romani, a Santa Maria Maggiore, l’arcivescovo di Sassari ha presieduto l’Eucaristia, al termine della quale il gruppo ha incontrato il cardinale Rolandas Makrickas, arciprete coadiutore. «Mentre viviamo l’esperienza del pellegrinaggio giubilare, il Signore ci dona la grazia di sostare in preghiera davanti alla Beata Vergine Maria. È certamente un’occasione significativa, perché ci invita a risalire alle fonti della nostra fede, guardando ai nostri padri e alle nostre madri», ha detto il presule all’omelia, spiegando come la Parola del Signore sia «una parola di fiducia e di speranza, che ci conferma come, anche nei momenti di oscurità, di buio, di incomprensione, il Signore porta a compimento il nostro cammino. Egli è presente». Talvolta, ha aggiunto monsignor Saba, «siamo tentati da una fede che cerca risposte immediate, che vuole soluzioni rapide alle difficoltà della vita. Ma il Signore ci ricorda che la fede è un cammino, un itinerario. Ci invita a procedere, ad andare avanti» e a «non essere “cristiani da salotto”, ovvero persone ripiegate su sé stesse», come spesso ricordato dal Papa.

Il pellegrinaggio era iniziato con la celebrazione eucaristica a San Giovanni in Laterano. Nell’occasione l’arcivescovo di Sassari aveva sottolineato come nella bolla d’indizione dell’Anno Santo, il Papa ricordasse che «la Chiesa ha la missione di annunciare sempre, ovunque e a tutti, Cristo nostra speranza. Per questo siamo venuti qui: per riaccendere nella nostra vita la lampada della speranza, ma anche per portarla con noi e consegnarla a coloro che incontriamo nel nostro cammino».