
di Andrea Monda
In quei pochissimi minuti in cui è apparso sul balcone del Policlinico Gemelli e ha benedetto la folla di oltre 3.000 persone presenti, il Papa ha pronunciato pochissime parole ma ha detto tante cose. La sua forza comunicativa ha potuto di nuovo dispiegarsi.
Lo aveva già fatto nei giorni di “silenzio”, un silenzio appunto eloquente, in cui è stato “fuori dalle scene”, ma al tempo stesso era al centro della scena del mondo. Non solo perché come si suol dire “tutti gli occhi del mondo” erano puntati su quella finestra dell’ospedale, ma anche perché il Papa ha la forza di accogliere la realtà, di entrarci in relazione in modo diretto, vivo, fecondo. Fra quattro giorni ricorderemo i cinque anni dalla Statio Orbis in piazza San Pietro durante il momento più buio della pandemia di Covid-19. Anche lì: la piazza era vuota ma al tempo stesso era piena, piena di tutto il mondo e delle sue ferite e del suo dolore. Di quel dolore se ne stava facendo carico quell’uomo solo sotto la pioggia.
Così ieri, al Gemelli. Si è affacciato, ha benedetto, a fatica, con le braccia, ma soprattutto ha visto, ha osservato, ha accolto la realtà, ci è entrato in relazione. E ha detto 10 semplici parole: «E vedo questa signora con i fiori gialli! È brava!» indicando con la sua mano un’altra mano, quella della signora Carmela Mancuso, 78 anni, calabrese, in prima fila diretta verso il balconcino, con in mano un mazzo di fiori gialli. Questo è lo stile di Papa Francesco: di fronte a sé ha migliaia di persone, ma cerca il rapporto “uno a uno”, “faccia a faccia”. Proprio come fa Gesù nell’episodio della donna emorroissa quando chiede alla folla «chi mi ha toccato?» e scruta con lo sguardo per cercare la persona con cui è già entrato in contatto. «Non so che dire. Grazie, grazie, grazie, al Signore e al Santo Padre. Non pensavo di essere così “vista”» ha detto la signora Carmela subito raggiunta dai Media Vaticani. È proprio così: la sorpresa di essere “così vista”, vista in un certo modo. Il modo con cui il Papa vede il mondo e le persone ancora ci sorprende. E questo è un segnale ambiguo: è brutto perché vuol dire che ancora non abbiamo capito dopo dodici anni lo sguardo e l’importanza dello sguardo del Papa, ma è anche bello perché quello sguardo nasce dallo stupore e dall’amore e quindi è sempre sorprendente, è sempre fonte a sua volte di stupore. Quello stupore che significa apertura alla realtà senza pregiudizi, senza condizionamenti ideologici.
Nel 1966 Bob Dylan scrive una canzone Absolutely Sweet Marie in cui canta: «Ed ora me ne sto qui ad osservare la tua ferrovia gialla nelle macerie del tuo balcone». Tempo dopo ha commentato così questo verso: «l’ho scritto guardando un luogo in particolare. Sai, quando fai il musicista ti capita di girare il mondo. Per cui devi abituarti a osservare qualunque cosa. Ma nella maggior parte dei casi la realtà ti colpisce, non serve nemmeno che la osservi. Ti colpisce. Come la ferrovia gialla [...] Non sono immagini escogitate a tavolino».
Qual è il nostro approccio alla realtà ci sta chiedendo il Papa: è “artistico” o strumentale, utilitaristico? È un approccio di apertura attenta e stupita o è “escogitato a tavolino”? Se nasce dallo stupore porterà ad un altro atteggiamento fondamentale per Francesco e per ogni cristiano, la gratitudine. Lasciato il Gemelli subito il Papa, prima di rientrare a Casa Santa Marta, è andato a Santa Maria Maggiore, come fa quando torna dai viaggi apostolici in giro per il mondo, per ringraziare Maria, la Salus Populi Romani. Al termine di questo lungo “viaggio” di 38 giorni di ospedale il Papa ha voluto portare dei fiori alla Madonna, dei fiori gialli proprio quelli, gli stessi della signora Carmela.