Pellegrinaggi giubilari a Roma

Dal cuore della Francia al cuore della cristianità: è stato questo il tragitto compiuto dai pellegrini della diocesi di Moulins che, nei giorni scorsi, sono giunti a Roma per celebrare il Giubileo. Un viaggio scandito da diverse tappe, tra cui quelle alle basiliche papali di San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e San Pietro, ma anche alla chiesa di Trinità dei Monti, in piazza di Spagna, uno dei principali luoghi di culto francofoni dell’Urbe.
Il bilancio del soggiorno romano è stato quello di un’esperienza fruttuosa che «porta a un vero rafforzamento della fede e a sperimentare la ricchezza degli incontri», ha spiegato ai media vaticani il vescovo Marc Michel Beaumont. «E in tutti i nostri momenti di preghiera è stata espressa un’intenzione particolare per la salute del Santo Padre», ricoverato per oltre trenta giorni al Policlinico Gemelli, dal quale è stato dimesso ieri, 23 marzo.
«La celebrazione della messa accanto alla tomba di San Pietro — ha proseguito il presule — è stato un momento molto forte, che ha permesso a noi e a tutti i sacerdoti di rinnovare l’impegno a servire la Chiesa e Cristo e a donare la nostra vita al Signore». Per tutti i partecipanti il pellegrinaggio giubilare ha rappresentato anche l’opportunità di essere accolti dall’ambasciatore di Francia presso la Santa Sede», la signora Florence Mangin, la quale ha condiviso con i fedeli di Moulins la propria esperienza nella visita di Papa Francesco in Corsica il 15 dicembre scorso.
Soffermandosi poi sul passaggio della Porta Santa della basilica Vaticana, monsignor Beaumont ha sottolineato «la forte emozione» suscitata in lui da quel momento: «È il luogo in cui Pietro è rimasto fedele fino alla fine — ha spiegato —. Seguendo le sue orme, quindi, attraversare quella Porta Santa ha rappresentato un risveglio, un rinnovamento del dono della mia vita a Cristo. E attraversarla con altri sacerdoti e pellegrini della mia diocesi ha dimostrato la continuità della Chiesa, che a distanza di 2000 anni continua a rimanere fedele al suo Signore».
«Giovani e anziani, uomini e donne, malati e sani — ha messo in luce il presule —, siamo tutti pellegrini ispirati dalla fede del nostro battesimo per testimoniare la speranza che abita in noi. In questo modo, sperimentiamo di appartenere al popolo di Dio, guidato dallo Spirito Santo». La basilica Vaticana, ha ribadito monsignor Beaumont, «è un luogo speciale, dove ci si può immergere nel cuore della cattolicità e dell’universalità della Chiesa», sperimentando «in modo rinnovato la misericordia di Dio per tutti. Vedere la lunga fila di fedeli che sono venuti da ogni parte per vivere questo processo è stato di immenso conforto!».
Infine, il vescovo ha riflettuto sul tema della speranza, contenuto anche nel suo motto episcopale: Spes non confundit - La speranza non delude. Tratto dalla Lettera di san Paolo Apostolo ai Romani (5, 5), esso è anche il titolo scelto dal Pontefice per la Bolla di indizione dell’Anno Santo in corso. E in questo 2025, «la dimensione della speranza viene messa in maggiore evidenza e rivelata in tutta la sua grandezza anche grazie ai vari pellegrinaggi e ritiri spirituali che si svolgono a livello diocesano», ha concluso il presule.
«La speranza ci dà la forza di andare avanti quando potremmo essere tentati di tirarci indietro di fronte agli ostacoli che dobbiamo affrontare ogni giorno», hanno detto Michel e Maryelle Drevon, che hanno preso parte al pellegrinaggio di Moulins. «In un’epoca in cui i punti di riferimento scompaiono uno dopo l’altro — hanno proseguito —, questa virtù teologale è una fonte di fiducia che il Signore ci offre nella preghiera e nel credere a ciò che ci ha promesso: l’incontro con Lui». Ricordando con emozione il passaggio della Porta Santa — «È stato un momento memorabile! Dio ci ha aperto le porte della sua Casa!» —, i due hanno voluto rivolgere un pensiero a Papa Francesco: «Chiediamo al Signore che gli doni la forza di vivere la sofferenza, in questo momento di prova». (isabella piro)