
di Lorena Leonardi
Un grande brivido attraversa piazza San Pietro poco dopo mezzogiorno di domenica 23 marzo. Molti cedono all’emozione e piangono, a centinaia tengono in alto i cellulari per una registrazione delle immagini video, una sovrapposizione mediale incontenibile, nell’esplosione di felicità maturata in 38 giorni di attesa e speranza.
Papa Francesco è lì, anche se attraverso le immagini proiettate sui maxischermi, ma è lì. Quando è partita la trasmissione di quanto accadeva nel piazzale del Policlinico Gemelli, lentamente i fedeli si sono avvicinati per raccogliersi là dove potevano vedere e quindi sentire il Pontefice più vicino.
Molti avevano sperato fino all’ultimo che, anziché da un balconcino dell’ospedale, Francesco si affacciasse dalla finestra dello Studio privato del Palazzo Apostolico vaticano, per celebrare un pieno ritorno alla normalità. Se per quello ci vorrà tempo, l’occasione rimane propizia per godere il momento presente, quello di un Pontefice in ripresa, che saluta e benedice i fedeli, e fa ritorno a Casa Santa Marta.
«Oggi si avvera un desiderio che portiamo nel cuore da tempo», confida don Natale Centineo, giunto da Partinico, provincia di Palermo, in pellegrinaggio dalla Sicilia: «Abbiamo temuto tanto per la salute del Papa, pregato incessantemente, organizzato veglie, celebrazioni eucaristiche e momenti di adorazione. Il Signore — prosegue il sacerdote siciliano — ha davvero ascoltato il grido della Chiesa universale, che si è unita da ogni angolo del mondo per chiedere insieme la sua guarigione». E adesso, questa domenica vissuta con «una gioia immensa nel cuore», conclude, rende il giorno del Signore «particolarmente speciale, con un’attesa che finalmente si è realizzata».
Francesco Pozzuoli, capo scout quarantaseienne, accompagna un nutrito gruppo di ragazzi provenienti da Caserta: «Sentiamo la mancanza dell’affaccio del Papa dalla finestra, ma siamo pieni di gioia sapendo che oggi finalmente viene dimesso dall’ospedale. Francesco è unico e irripetibile. Siamo felicissimi e aspettiamo con il cuore pieno di speranza che torni a casa e si affacci di nuovo tra noi».
Aspetta «un messaggio che dia forza» Orestina Gerbotto, in pellegrinaggio diocesano da Cuneo: «Se il Papa fosse davanti a me — riflette — lo ringrazierei per tutto quello che ha fatto, perché forse è l’unico che crede davvero nella pace. Gli auguriamo tanta salute e che continui a guidarci con la sua forza e la sua umiltà».
Non si aspettava «una sorpresa così grande» Silvia Labarile, a Roma da qualche giorno con l’oratorio dei salesiani di Genova: 150 tra ragazzi, insegnanti e sacerdoti, tutti contraddistinti da fazzoletti gialli, tra i primi a scattare in piedi e correre al maxischermo più vicino quando si diffonde nella piazza la voce che il Pontefice sta per mostrarsi dal Gemelli, «il modo migliore — sottolinea Silvia — per concludere il nostro pellegrinaggio».
Di «giornata straordinaria» parla suor Annalisa Colli delle Francescane Minime del Sacro Cuore, circondata da consorelle provenienti da tutto il mondo, tutte commosse per Francesco: «Lo abbiamo accompagnato con la preghiera, come ha fatto la grandissima parte della cristianità nel mondo. È un’emozione profonda, una gioia immensa e anche una sorpresa. Lo Spirito Santo sa sempre donarci queste meraviglie, e l’immagine di oggi resterà nel cuore». In un ideale dialogo con il Papa, suor Annalisa lo ringrazia «per il suo magistero sempre pieno di luce. Ogni giorno ci spinge a vivere con più amore e impegno, grazie a tutto ciò che ci trasmette con le sue parole e il suo esempio».
Angela Celozzi proveniente da Torino dichiara che «è bellissimo vedere Francesco» e promette di «continuare a pregare per la sua salute, perché non è troppo importante per tutti noi».
Gli schermi si spengono, la folla pian piano si disperde. I giornalisti si affrettano verso l’ingresso del vaticano del Perugino, quando viene avvistata la Fiat 500L bianca: il Papa siede davanti, si vede bene mentre l’automobile si ferma a metà di via della Stazione Vaticana: alcuni abitanti dei palazzi antistanti sono scesi in strada per augurare «bentornato» a Francesco. Era il minimo che potessimo fare, ci è mancato molto in questi giorni», racconta Stefania, con al guinzaglio il suo cane bianco. La donna commenta: «Il mondo ha proprio bisogno di un Papa così. Lui è una persona speciale». Ora che in programma c’è la convalescenza a Santa Marta, l’augurio della «vicina di casa» Stefania è che «tutti continuino a pregare perché si riprenda al meglio, il più velocemente possibile».