Sentinella del bene

di Giordano Contu
Il furgone dei gelati sfreccia fra le strade tutte uguali del Quarticciolo. C’è il solito tran tran davanti alla parrocchia dell'Ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo. Un pensionato passeggia insieme al proprio cane. Una signora di mezza età si affaccia alla finestra per stendere i panni. Qualche via più in là una donna fuma da una pipa con tutta evidenza una sostanza stupefacente, incurante dell’anziano signore che le rivolge la parola.
In questo quartiere romano, situato nel quadrante orientale, la lotta fra l’oscurità e la luce avviene sotto gli occhi di tutti. Intanto, alcuni bambini giocano nel parco sotto lo sguardo della Madonna del Divino Amore. Dietro il palazzo, invece, c’è un’intera strada presidiata da decine di adolescenti che spacciano. In questo contesto, nonostante tutto, la Chiesa è un importante punto di riferimento che offre speranza attraverso attività caritatevoli e pastorali, impegnandosi coi giovani, ai quali offre percorsi di fede, modelli educativi alternativi e opportunità di crescita.
«Il nostro quartiere ha raggiunto gli onori della cronaca per la situazione di spaccio e di degrado che purtroppo caratterizzano attualmente questo territorio. Sono realtà presenti in maniera forte, ma non raccontano cos’è il Quarticciolo. Questo è un quartiere operaio costituito da case popolari appartenenti all'Ater (Azienda territoriale per l'edilizia residenziale, ndr) e in piccola percentuale al Comune di Roma. Abbiamo tanta brava gente e anche molte famiglie povere. Le persone qui si alzano la mattina presto per andare a lavoro, fanno tanti sacrifici. Negli ultimi quattro anni c’è stato un tracollo sociale e il clamore mediatico è stato utile per attirare l’attenzione sui problemi da risolvere” racconta a «L’Osservatore Romano» il parroco, padre Daniele Canali.
Il Quarticciolo è nato a partire dal 1940. Si trattava di una borgata costituita inizialmente da qualche decina di palazzine con diverse centinaia di alloggi. La parrocchia venne creata nel 1942. Gli appartamenti di edilizia popolare furono assegnati alle famiglie più numerose, che avevano da quattro a sette figli. I primi abitanti erano soprattutto migranti provenienti dal Sud Italia, vedove di guerra, persone sfollate da altri quartieri in seguito ai bombardamenti aerei su Roma, in particolare da San Lorenzo. Finita la guerra, nel 1948, la parrocchia fu affidata ai padri dehoniani. L’attuale chiesa dell'Ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo venne costruita nel 1954.
«È una storica borgata della nostra città colpita con forza dalla sofferenza sociale, dalla criminalità, dalla paura, da tensioni, ma al tempo stesso segnata da una luminosa presenza della comunità cristiana e di associazioni e movimenti popolari che si impegnano a favore dei più poveri», ha detto il cardinale Baldassare Reina, vicario generale per la diocesi di Roma. «Occorre sostenere e incentivare la riqualificazione sociale — ha aggiunto — perché solo le relazioni di solidarietà e di fraternità riescono a sconfiggere la sofferenza sociale, l’esclusione, le ingiustizie: è ciò che tutti insieme, con fatica e con passione, stiamo provando a fare».
Oggi al Quarticciolo, dove a inizio marzo ha voluto manifestare la sua vicinanza anche il superiore generale dei dehoniani, padre Carlos Luis Suarez Codorniú, celebrando messa, il sacerdote è come una “sentinella”, sostiene padre Daniele Canali. Una similitudine tratta da un passo delle Sacre Scritture («Sentinella, quanto resta della notte?» Isaia 21,11), che secondo il religioso ben rappresenta il rapporto fra la chiesa e il quartiere. A quella domanda, infatti, la sentinella risponde: «Viene il mattino, poi anche la notte» (Isaia 21,12). «È un passo che si sintonizza bene con la situazione che viviamo, dove il profeta viene definito una sentinella. Al grido di colui che chiede quanto manca alla fine della notte — prosegue Canali — la sentinella risponde che arriverà il giorno. Mi piace definirmi una sentinella, in senso positivo, per così dire, mentre in questo territorio la sentinella ha un significato negativo», ossia è il complice che allerta gli spacciatori nel caso arrivino le forze dell’ordine. «Noi siamo sentinelle del bene, che seminano speranza con la nostra presenza nel quartiere, col nostro essere una comunità».
Questo è un quartiere in cui si sperimenta lo scarto, ma ci sono tante iniziative con cui la Chiesa traccia vie di speranza. Sono percorsi di gioia, pieni di bene e di bellezza. «Crediamo tanto nella vicinanza alle famiglie, ai poveri e agli anziani», spiega il parroco. «Noi padri deh»oniani andiamo ogni mattina a visitare i malati, molti dei quali non possono più uscire di casa perché nei palazzi non ci sono gli ascensori e quindi vivono reclusi fra le mura. Gli portiamo un po' di consolazione con la preghiera, con l'eucaristia. Siamo vicini anche a tanti poveri: la nostra Caritas assiste circa 100 famiglie con la distribuzione di pacchi alimentari e tramite il centro di ascolto, ci sono anche casi di ragazzi tossicodipendenti salvati e inviati nelle comunità di recupero. Siamo molto attivi anche con la pastorale familiare e con la pastorale giovanile. Con le famiglie organizziamo tante iniziative, percorsi di fede e occasioni di socialità. Poi abbiamo cinque gruppi Magis, sono circa 50 giovani che seguono un percorso che li spinge a dare di più nella vita, incontrando Gesù Cristo nell’altro». È una parrocchia vivace, un luogo di speranza e di incontro. È un faro nella notte. Per questo motivo Padre Canali dice he «non manca tanto all'alba».