Preservare i minori

di Salvatore Cernuzio
Uno strumento «entusiasmante», ma al contempo «tremendo». Lo aveva detto il Papa, parlando dell’Intelligenza artificiale (Ia). Lo ha ribadito il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, intervenendo ieri alla conferenza «Risks and Opportunities of AI for Children: A Common Commitment for Safeguarding Children», conclusasi oggi alla Casina Pio vi, nei Giardini vaticani.
L’incontro, dedicato ai rischi e alle opportunità dell’Ia per i bambini, è organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze in collaborazione con la World Childhood Foundation e l’Institute of Anthropology (Iadc) della Pontificia Università Gregoriana, con la partecipazione di esperti di tutela dei minori provenienti da diversi Paesi, leader di aziende tecnologiche e di altri settori, membri della società civile e di organizzazioni religiose, filantropi, giovani e «sopravvissuti all’abuso dell’Intelligenza artificiale». Presenti pure la regina Sylvia di Svezia e la principessa Madelene.
Nel suo intervento in apertura di lavori il cardinale Parolin ha raccomandato l’elaborazione di strategie utili a far fronte a questa sfida importante e in «rapida evoluzione: è fondamentale che governi, aziende tecnologiche, educatori, società civile e istituzioni religiose lavorino insieme per riflettere su normative etiche e quadri di governance, nonché sulla trasparenza dei dati e sulle politiche incentrate sui bambini», ha affermato.
«Non solo è essenziale garantire la sicurezza dei bambini, la privacy e il rispetto della loro dignità, ma anche preservarli dai danni causati dall’Intelligenza artificiale. È altrettanto essenziale garantire trasparenza, responsabilità ed equità per rendere l’Intelligenza artificiale più vantaggiosa per ogni bambino», ha aggiunto.
Il segretario di Stato ha articolato il proprio intervento a partire dal lungo discorso di Papa Francesco al G7 del giugno 2024 — primo Pontefice a prendere parte al consesso dei “Grandi della Terra” — interamente dedicato al tema dell’Ia. «Il potente progresso tecnologico rende l’Intelligenza artificiale uno strumento entusiasmante e tremendo allo stesso tempo, e richiede una riflessione all’altezza della sfida che presenta», diceva il vescovo di Roma. «I sistemi di Intelligenza artificiale sono straordinariamente rapidi nella loro crescita e nel loro sviluppo e stanno per rimodellare profondamente le nostre società, e l'infanzia in particolare», ha aggiunto Parolin.
Nel mezzo di tali trasformazioni, è responsabilità collettiva assicurarsi che «questa nuova tecnologia sia messa al servizio per il bene e la sicurezza di ogni persona, in particolare delle più vulnerabili, preservando al contempo la dignità umana e le relazioni sociali», ha sottolineato il cardinale, ricordando la Nota Antiqua et Nova, pubblicata a gennaio dai Dicasteri per la Dottrina della Fede e per la Cultura e l’Educazione, sulla questione del rapporto tra l’intelligenza umana e quella artificiale.
Quest’ultima «ha il potenziale per migliorare la sicurezza, l’istruzione e il benessere dei bambini. Allo stesso tempo, potrebbe anche introdurre gravi minacce, tra cui cyberbullismo, violazioni della privacy, dipendenza da intelligenza artificiale e sfruttamento online», ha spiegato il cardinale Parolin. «Prevenire i rischi cercando di sfruttarne i benefici non è un compito facile», ha ammesso il porporato; «ciò non è dovuto solo alla complessità del campo ma perché, come ha sottolineato Papa Francesco nel suo messaggio al World Economic Forum del 2025, l’Intelligenza artificiale solleva questioni fondamentali sulla responsabilità etica, sulla sicurezza umana e sulle implicazioni più ampie di questi sviluppi per la società».
Richiede, quindi, di cercare «risposte appropriate» in base a contesti specifici e al «principio di sussidiarietà, con singoli utenti, famiglie, società civile, aziende, istituzioni, governi e organizzazioni internazionali che lavorano ai loro livelli appropriati per garantire che l’Intelligenza artificiale sia orientata al bene di tutti». Serve, ha concluso il segretario di Stato, «un’azione urgente e collettiva, nonché una collaborazione globale per garantire che questa nuova tecnologia serva, anziché mettere a repentaglio, la dignità e il benessere di ogni bambino nell'era digitale».