· Città del Vaticano ·

Pellegrinaggi giubilari a Roma
La diocesi slovena di Novo Mesto

Insieme siamo la Chiesa

 Insieme siamo la Chiesa  QUO-066
22 marzo 2025

Una riflessione «sui misteri della Passione di Gesù e sul significato degli eventi redentivi per la nostra vita, consapevoli che camminiamo insieme e andiamo avanti. Insieme siamo la Chiesa». Così Andrej Saje, vescovo di Novo Mesto e presidente della Conferenza episcopale della Slovenia, riassume il senso del pellegrinaggio giubilare compiuto a Roma con alcuni parroci e un centinaio di fedeli, dal 12 al 15 marzo scorsi.

Il presule per motivi di studio aveva già trascorso cinque anni nell’Urbe, «ma questa occasione l’ho vissuta in un modo spirituale nuovo. Una comunità di credenti e sacerdoti in cammino» afferma, sottolineando che in tal senso si è avvertita l’essenza della Chiesa-comunità, dove il pellegrino più giovane aveva 10 anni, il più anziano oltre 70.

C’erano famiglie, giovani animatori, coppie, vedovi e anziani. E al contempo, aggiunge, l’esperienza «è stata l’immagine di ciò che è il cristianesimo: non una dottrina astratta, data una volta per tutte, ma un cammino di tutti i battezzati, abitato dall’inquietudine delle domande dell’uomo, segnato dalla costante ricerca della presenza di Dio in noi e nel mondo».

«Credo che il pellegrinaggio ci aiuterà a far germogliare il seme della speranza e a rafforzare la nostra fede e a essere migliori collaboratori nell'annuncio del Vangelo nel nostro ambiente domestico», conclude il presidente dei vescovi.

«Abbiamo pregato per Papa Francesco e, anche se non lo ho ancora visto, sono felice che nonostante l’età e la malattia stia perseverando e continui a guidare la Chiesa come un pastore» spiega il bambino di dieci anni, venuto a Roma con la sua famiglia. «Io porto sempre con me un pezzo di lana, perché per me le relazioni con gli altri sono morbide come la lana», dice Bernarda Horvat, catechista della parrocchia di Boštanj, raccontando «l’entusiasmo dei giovani pieni di vita, di idee, di voglia di giocare che porta nuova forza a chi come me, almeno anagraficamente, giovane non lo è più» e aggiungendo che alcuni dei motivi principali del viaggio «stanno nell’incontro e nelle relazioni, e sul fatto che tutti vogliamo approfondire la nostra fede, e trovare consolazione e soluzioni ai nostri problemi, sperando in un domani migliore».

La donna confida di aver recitato con l’amica Melita l’Angelus per quanti si erano raccomandati a loro per la preghiera. «Mi sono sentita grata di essere viva e di quanto sia prezioso il dono della vita».

«Quando sono arrivato a San Pietro, ho sentito una calma indescrivibile, come se avessi raggiunto più di quanto avrei mai potuto immaginare. Credo sia ciò che conta davvero, facendo mia la convinzione che i percorsi intrapresi — anche quelli che possono sembrare apparentemente insignificanti, a volte complicati o lunghi — portano tutti a una sorta di pace interiore, la pace che cerchiamo». Così Nejc Krnc, animatore nella parrocchia di Boštanj.

«La preghiera raccolta dei salmi, il canto delle litanie, il rosario, in qualche modo sono cresciuti in me fino al momento in cui siamo entrati attraverso la Porta Santa nella basilica Vaticana», racconta il parroco Matej Gnidovec, che durante il pellegrinaggio si è occupato delle Confessioni dei fedeli.

Il pellegrinaggio ha avuto inizio nella basilica di San Giovanni in Laterano; e il giorno dopo il gruppo si è recato a Santo Spirito in Sassia, santuario della Divina Misericordia, vicino al Vaticano. Accolto dall’ambasciatore sloveno presso la Santa Sede, Franc But, ha partecipato alla messa presieduta dal vescov0 Saje. Successivamente, da piazza Pia, imbracciando la Croce, ha raggiunto San Pietro, varcando la Porta Santa. Infine è stata la volta delle basiliche di San Paolo fuori le mura e di Santa Maria Maggiore e delle catacombe di san Callisto. (fabrizio peloni)