· Città del Vaticano ·

Pellegrinaggi giubilari a Roma
Dalla diocesi di Albenga-Imperia

Quell’esperienza di grazia
che rigenera la fede

 Qull’esperienza di grazia  che rigenera la fede    QUO-065
21 marzo 2025

di Giacomo Porro

«Il Giubileo sia un evento che rafforza la nostra fede, una boccata di ossigeno. Perché la fede ricevuta in eredità dai nostri genitori e da chi ci ha preceduti è un dono che va rinnovato». Le parole del vescovo Guglielmo Borghetti hanno accompagnato la festosa partecipazione dei pellegrini della diocesi di Albenga-Imperia alle tre giornate giubilari trascorse a Roma dal 14 al 16 marzo scorsi.

Dalla Liguria sono partiti tre pullman con numerosi fedeli, due religiose e otto sacerdoti insieme al loro pastore. Qualche giorno prima della partenza si è svolto un incontro propedeutico nel quale il presule ha sottolineato l’importanza del Giubileo come «evento di grazia: un’opportunità che si realizza attraverso il pellegrinaggio, una pratica molto importante non solo per la vita cristiana, ma anche per l’uomo in generale. L’uomo ama peregrinare: il viaggio ha molteplici significati, anche simbolici, nella vita».

Il cielo era uggioso quando i fedeli dai vari punti della diocesi — Imperia, Pieve di Teco, Albenga, Loano — si sono messi in viaggio per trovarsi tutti insieme a Roma ad assistere alla celebrazione dell’Eucaristia in Santa Maria Maggiore.

Dalla basilica liberiana monsignor Borghetti ha esortato, nei giorni del pellegrinaggio e non solo, a guardare a Maria che «genera eternamente il Figlio e ce lo offre» e «aiuta a essere i cristiani “persone dell’oltre”, oltre se stessi e oltre le umane concezioni nella luce di Cristo».

Al termine della messa, il gruppo si è mosso verso la basilica di San Giovanni in Laterano, la cattedrale di Roma, e l’indomani ha percorso via della Conciliazione per attraversare la Porta Santa di San Pietro.

La basilica Vaticana ha ospitato l’Eucaristia celebrata all’altare della Cattedra dal vescovo della diocesi ligure. Il presule, commentando il passo del Vangelo della ii domenica di Quaresima riguardante la Trasfigurazione di Gesù, ha invitato sacerdoti e fedeli a «partecipare alla vita bella di Cristo che è il coronamento della nostra. La Quaresima, nei suoi 40 giorni, ci aiuta a ricordare che la nostra esistenza è un esodo, un essere in cammino per poter incontrare il bel volto, splendente di Cristo».

L’indomani i partecipanti hanno vissuto un ulteriore momento di grazia con la visita alla basilica di San Paolo fuori le Mura, conclusione di un pellegrinaggio che, nonostante la sua brevità, ha lasciato in quanti vi hanno preso parte un segno e uno sprone ad andare avanti sulla strada della fede.

Durante il viaggio di ritorno, i fedeli hanno condiviso alcune impressioni: «Avviandoci verso la Porta Santa — ha spiegato un pellegrino — ci siamo sentiti parte della Chiesa locale con il nostro vescovo e legati in modo ancora più forte con la Chiesa universale». Altri hanno fatto presente come il nodo centrale sia stato «la messa a San Pietro, arricchita dalla presenza del coro e dal raccoglimento percepito nonostante il gran numero di pellegrini».

In ultimo, ma non per importanza, il ricordo e la preghiera di molti per Papa Francesco, che «nonostante non fosse presente fisicamente ci ha fatto sentire accompagnati spiritualmente». Rinverdita dall’esperienza del pellegrinaggio romano, la diocesi di Albenga-Imperia riparte per le attività pastorali diocesane e parrocchiali con la certezza di essere sostenuta da Cristo, speranza che non confonde.