I Papi Giovanni XXIII

Secondo le Scritture i “sognatori” sono «gli unici capaci di far andare avanti la storia», facendola «uscire dai vicoli ciechi creati dagli uomini». E san Giuseppe è il modello «di ogni credente chiamato a essere un sognatore: uomini e donne che fanno la volontà di Dio; giusti che ascoltano la sua parola». Il cardinale Mario Grech ha proposto un parallelismo tra il Padre putativo di Gesù e Giovanni xxiii durante la messa celebrata a Roma per i partecipanti al pellegrinaggio partito da Sotto il Monte nel centenario dell’ordinazione episcopale del santo Pontefice bergamasco. Nella basilica dei santi Ambrogio e Carlo al Corso, la chiesa dei lombardi a Roma, dove Roncalli fu ordinato successore degli apostoli, il segretario generale del Sinodo dei vescovi ha presieduto l’Eucaristia nel pomeriggio di mercoledì 19 marzo, solennità del Patrono della Chiesa universale. E il pensiero non poteva non andare all’altro Pontefice che «ha espresso più volte una particolare devozione» a san Giuseppe: ovvero Francesco, che proprio nello stesso giorno di dodici anni fa «ha voluto dare inizio al suo ministero petrino» e ha anche indetto uno speciale Anno a lui dedicato «con la lettera apostolica Patris corde».
Attualizzando la propria riflessione, il porporato maltese ha fatto notare come «oggi ci troviamo in un passaggio della vita della Chiesa e del mondo che a volte fa dubitare che si possa andare avanti, che ci possa essere un futuro». In proposito ha indicato i «tanti segni di morte, tanti motivi di pessimismo e di preoccupazione. Sappiamo — ha spiegato — di attraversare un “cambiamento d’epoca”, segnato dal rumore delle armi, dalle divisioni, dalle difficoltà crescenti per le Chiese europee per la frequentazione delle nostre assemblee liturgiche, per la capacità di parlare soprattutto ai giovani». E in tutto ciò ha ravvisato «una situazione non lontana da quella che visse nel suo pontificato Giovanni xxiii. In quel frangente delicato della vita della Chiesa e del mondo intero», ha ricordato Grech, egli «volle affidare il Concilio alla intercessione di san Giuseppe, con la lettera apostolica “Le voci”. Come san Giuseppe fu custode della famiglia di Nazareth, così il “Papa buono” volle che la Chiesa e l’umanità intera fossero affidate alla sua intercessione».
Ecco allora l’invito del celebrante a domandarsi come mai sia Roncalli sia oggi Papa Bergoglio, i cui pontificati sono stati segnati «da situazioni così complesse, siano così devoti a Giuseppe». E la risposta il porporato l’ha individuata nel fatto che «forse in questi passaggi nei quali siamo tentati di dubitare che ci possa essere un futuro, quando siamo spaventati dalla violenza e dalle guerre che insanguinano il mondo» ci sia «bisogno di “sognatori” proprio come» lui.
Lo testimoniano le vicende dello sposo della Vergine Maria riportate nei racconti dell’infanzia di Gesù nel Vangelo di Matteo, dove si incontrano «diversi sogni» del Santo che «ha cercato di fare la volontà di Dio nelle vicende anche drammatiche e apparentemente senza via di uscita della sua vita». Egli «è “un uomo giusto” che fa la volontà di Dio, ascolta i sogni, ascolta la sua Parola».
Allo stesso modo, ha proseguito il cardinale Grech, «anche san Giovanni xxiii è stato “un sognatore”: ha saputo essere un uditore della parola di Dio per far andare avanti la storia, promuovendo la pace, sapendo vedere con sguardo profetico nell’indizione del Concilio Vaticano ii una rinnovata “primavera della Chiesa”». Ma anche Papa Francesco lo è, visto che «in un momento storico altrettanto delicato e complesso, segnato dalla possibilità della disillusione e dello scoraggiamento, ha visto nel percorso sinodale che continua nella fase attuativa la possibilità di un segno di speranza per la Chiesa, ma anche per il mondo segnato dalla guerra. Nel percorso sinodale infatti la Chiesa può essere un fermento di pace», come sancito dal Documento finale dall’assemblea dell’ottobre scorso che afferma: «La sinodalità della Chiesa diventa profezia sociale, ispira nuovi cammini anche per la politica e per l’economia, collabora con tutti coloro che credono nella fraternità e nella pace in uno scambio di doni con il mondo» (153).
Al termine dell’omelia il cardinale ha esortato i presenti ad affidare all’intercessione di san Giuseppe il cammino della Chiesa «in particolare il percorso sinodale che entra in una nuova fase» — e che culminerà nell’assemblea ecclesiale in programma nell’ottobre 2028 — e anche a quella di san Giovanni xxiii «la salute di Papa Francesco perché possa continuare a guidare la Chiesa con forza e sapienza».