· Città del Vaticano ·

Lettere dal Direttore

Nascere contro
ogni speranza

A child looks on as Palestinians inspect the site of an Israeli strike on a house, in Khan Younis in ...
20 marzo 2025

La rottura della tregua con la ripresa dei bombardamenti israeliani a Gaza ha causato la morte di oltre 130 bambini palestinesi. Papa Francesco ha spesso sottolineato un dato quello che è sotto gli occhi di tutti: le vittime delle guerre sono sempre più spesso i civili, le donne, gli anziani, e i bambini. Una grande ingiustizia che si somma all’ingiustizia della guerra, di ogni guerra.

Ma c’è un altro dato che emerge dalla guerra a Gaza, quasi come una “risposta”, che è stato diffuso lo scorso 8 marzo, dall’autorità palestinese e che colpisce, a chi si vuole lasciar colpire. Una premessa necessaria in questi tempi: non sappiamo se il dato sia vero perché in questa guerra, più di ogni altra guerra, sono state diffuse una montagna di bugie da entrambe le parti. Secondo questo dato nell’anno e mezzo di guerra che è trascorso dal 7 ottobre sarebbero nati a Gaza circa 50 mila bambini. Per capire meglio: su una popolazione di circa due milioni di abitanti è come se in Italia fossero nati un milione e mezzo di bambini. Mentre in realtà, in Italia, ne sono nati circa un terzo, mezzo milione. Cioè a Gaza, sotto le bombe, non in ospedale ma nelle tende, senza personale medico ostetrico, senza medicinali, e soprattutto senza un futuro proponibile, sono nati il triplo dei bambini che nascono in Italia. Un dato che interpella le coscienze, perché mettere al mondo un figlio non è mai uno scherzo, a nessuna latitudine. Soprattutto in un paese che ha avuto quasi lo stesso numero di morti nello stesso periodo, ed ha il 90% delle case distrutte.

Questa decisione di generare nuova vita sembrerebbe una forma di “resistenza”, confermata anche dalle parole di persone incontrate e ascoltate “in loco”: “a chi nega l’esistenza di un popolo palestinese, ci chiamano infatti dispregiativamente ‘gli arabi’ e vogliono espellerci ed eliminarci, noi rispondiamo divenendo ancora più numerosi”.

Questa decisione potrebbe d’altra parte essere liquidata da un punto di vista occidentale come una scelta totalmente irresponsabile. Il dubbio viene, anche per chi ha a cuore il tema cruciale della natalità. Si può usare la natalità come un’arma di resistenza? D’altronde non è ancor peggio ritenere un’arma legittima, come è stato sostenuto da membri del governo israeliano, l’idea di affamare i civili e quindi anche i bambini palestinesi?

Sulla scelta delle mamme di Gaza ognuno può ovviamente avere la propria opinione. Ma viene da pensare che non sia il caso di andare a raccontargli che in occidente i figli non si fanno più, perché costano, perché ci sono pochi asili nido, ci sono i cambiamenti climatici e il futuro del mondo è incerto. Potrebbero rispondere male. (andrea monda)