
Mentre l’attenzione politica e mediatica è largamente concentrata in queste ore sul riarmo dell’Europa, lontano dai riflettori si è consumata l’ennesima “strage silenziosa” nel Mediterraneo.
Davanti all’isolotto di Lampione, nell’arcipelago siciliano delle Pelagie, a 18 chilometri ad ovest di Lampedusa, il naufragio di un gommone ha provocato almeno 6 morti e oltre 40 dispersi, tra cui diversi minorenni. Una tragedia che purtroppo si ripete per le persone che si imbarcano su queste pericolose rotte in cerca di sicurezza e protezione in Europa.
La fatiscente imbarcazione era partita domenica sera da Sfax, in Tunisia. Soccorsi e tratti in salvo dalla Guardie costiera italiana dieci superstiti, sei uomini e quattro donne, portati a Lampedusa, mentre proseguono senza sosta le ricerche dei dispersi, con il supporto di diversi mezzi aerei, tra cui l’aereo Manta della Guardia costiera e velivoli di Frontex, di forze armate e polizia, che si alterneranno nelle attività di sorvolo dell’area dove è avvenuto il naufragio. «Solo le forme legali di ingresso sono l’unica vera forma di prevenzione che possa impedire il ripetersi di simili tragedie», ha commentato monsignor Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes.