Simul currebant - Nel mondo dello sport
Quella grande corsa

di Giampaolo Mattei
«La vita spirituale è una maratona», con la Grazia di Dio che aiuta a superare l’inevitabile crisi — il cosiddetto «muro» — con un «secondo vento» che accompagna l’atleta al traguardo. È proprio con il linguaggio dei corridori che l’arcivescovo Carlo Maria Polvani ha proposto la concretezza dell’esperienza della “corsa lunga” come metafora per un’esistenza piena. L’occasione è stata la Messa del maratoneta e dello sportivo, promossa da Athletica Vaticana, sabato sera 15 marzo, nell’affollatissima basilica dell’Ara Coeli al Campidoglio, alla vigilia della Run Rome the Marathon.
Prendendo le mosse dal passo evangelico della Trasfigurazione, nell’omelia l’arcivescovo segretario del Dicastero per la cultura e l’educazione ha presentato l’esperienza spirituale forte degli apostoli Pietro, Giovanni e Giacomo tanto «che fecero fatica a gestirla», perché «piena di emozioni contrastanti». Sì, ha aggiunto «le esperienze spirituali forti sono spesso così. Arrivano quando uno meno se la aspetta, non se ne conosce la causa. Non sono facili da gestire. Hanno delle configurazioni speciali, inedite, inspiegabili. Ma sono reali, sono vere, non sono illusioni anche se spesso si manca di un linguaggio per spiegarle».
Proprio in rapporto al brano del Vangelo della seconda domenica di Quaresima, monsignor Polvani ha fatto presente che anche nello sport si vive una particolare esperienza, proprio per il suo «linguaggio universale».
«Voi atleti e, soprattutto, voi corridori di lunga distanza, conoscete bene tre fenomeni fisiologici perché li avete spesso sperimentati, che sono conosciuti con tre espressioni inglesi: hitting the wall, second wind e runner’s high» ha affermato.
«Sotto uno sforzo particolarmente arduo e prolungato, un corridore può infatti “colpire un muro”. Di solito, in una maratona, il glicogeno si esaurisce intorno al chilometro 30 e il corridore va in debito di ossigeno, il suo ritmo cardiaco e la respirazione accelerano, sente una forte stanchezza. Per rispondere a questa spossatezza, un corridore di fondo può fermarsi, ma perderebbe la corsa».
In realtà, ha proseguito l’arcivescovo, «esiste anche un’altra soluzione: il secondo wind. Se stringe i denti per qualche minuto, l’organismo fa ricorso agli acidi grassi per rimpiazzare l’energia del glicogeno. E l’atleta, dopo uno sforzo durissimo di qualche minuto, trova un “secondo vento”, che gli permette di andare avanti con uno slancio rinnovato».
E «quando ci riesce», l’atleta «sperimenta una specie di stato di benessere o persino di euforia, gli sembra di non sentire più dolore né fatica: è il cosiddetto runner’s high. Il suo stesso organismo — e su questo vi sono dibattiti — produce speciali sostanze che lo rendono non solo insensibile al dolore e alla fatica, ma gli procura una specie di “sballo del corridore”».
Ecco che, ha detto monsignor Polvani, «la vita spirituale è una corsa, anzi una maratona». Proprio come per gli atleti «l’allenamento è lunghissimo, richiede tantissimi sacrifici, rinunce. All’inizio si corre bene, ma presto o tardi si colpisce un muro. Allora, se si stringono i denti, la Grazia di Dio viene in aiuto quasi fosse un secondo vento. E quando questo arriva, si risente uno stato di grande pace e tranquillità e si riesce ad andare avanti tagliando il traguardo».
In conclusione l’arcivescovo ha avuto parole di gratitudine e incoraggiamento per i maratoneti: «Come già prevedeva san Paolo, siete un modello per tutti noi che viviamo la vita spirituale. Rinunce, superamento di sé, ricevere una Grazia, trovare la tranquillità nel Signore. Vi ammiriamo correre e impariamo da voi. Forza e coraggio non vi mancheranno, darete il massimo e, sarete e rimarrete un grande esempio per tutti noi!».
Durante la Messa — concelebrata da quindici sacerdoti, alcuni dei quali maratoneti (come i due diaconi) — alle letture e alle intenzioni di preghiera — in particolare perché lo sport, in tutte le sue componenti, sappia trovare strade di pace — si sono alternati atleti e allenatori professionisti e amatori.
Al termine è stata recitata la Preghiera del maratoneta — guidata da Andrew Howe, primatista italiano di salto in lungo — e l’arcivescovo ha benedetto i maratoneti che, a loro volta, hanno scritto su un biglietto le “ragioni del cuore” per correre i 42km195 (iniziativa avviata 3 giorni prima all’Expo Village all’Eur). Presenti anche rappresentanti del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede.