Il manto con cui coprì

15 marzo 2025
di Paolo Mattei
A poca distanza dal Circo Massimo, alle spalle degli affollati bistrot prospicienti via dei Cerchi, c’è una piazza vuota in fondo alla quale due torri campanarie fanno compagnia alla facciata barocca di un edificio in laterizi: la basilica di Sant’Anastasia al Palatino, una delle chiese più antiche di Roma, costruita nella prima metà del iv secolo nel cuore della città pagana, è sempre aperta, quasi sempre deserta, estranea ai circuiti turistici più diffusi e appartata quel tanto che basta per non farsi notare. Nella bianca sobrietà decorativa dell’interno risalta il rosso squillante degli addobbi dell’altare centrale allestito dalla comunità cattolica indiana di rito siro-malabarese alla quale è stato messo a disposizione questo spazio per le proprie ...
Questo contenuto è riservato agli abbonati

Cara Lettrice, caro Lettore,
la lettura de L'Osservatore Romano in tutte le sue edizioni è riservata agli Abbonati
la lettura de L'Osservatore Romano in tutte le sue edizioni è riservata agli Abbonati