
In occasione del Giubileo che Papa Francesco ha voluto nel segno della speranza, il reggente della Prefettura della Casa pontificia ha raccolto nel volume L’Anno Santo con Paolo vi (Libreria Editrice Vaticana 2025, pp. 398, euro 22), discorsi, omelie, lettere e udienze di Papa Montini, proposti come riflessioni e meditazioni sull’appuntamento giubilare del 1975. In un’epoca segnata da dubbi e cambiamenti profondi, il magistero del santo Pontefice lombardo rimane un punto di riferimento per l’odierna comprensione di questo Giubileo del 2025. Pubblichiamo l’introduzione firmata dal sacerdote rogazionista curatore dell’opera.
di Leonardo Sapienza
Paolo vi fu eletto Papa il 21 giugno 1963, festa del Sacro Cuore di Gesù. Quasi ogni anno, nell’anniversario, sottolineava questa fortunata coincidenza: «… nella solennità del Sacro Cuore, il Signore mi chiamava all’inesprimibile intimità dell’amore verso di lui e alla tremenda responsabilità, sorretta soltanto dalla fede, del servizio ecclesiale» (22 giugno 1974).
E nel Cuore di Gesù egli trovava la sua sorgente; da lui prendeva la sua efficacia; in lui trovava la chiamata al dono totale e la forza per corrispondere.
Nel suo magistero, da Arcivescovo di Milano prima, e poi da Papa, ha sempre sottolineato l’attualità e l’urgenza di questa devozione nella Chiesa, la necessità di non lasciarla indebolire nell’anima dei fedeli, invitando a custodire e a mettere in più vivida luce il culto e la spiritualità del Sacro Cuore.
Come si può notare scorrendo questa breve ma significativa raccolta di suoi interventi, Paolo vi riconosceva il Cuore di Cristo come cuore della Chiesa, e riteneva urgente far comprendere che il cristianesimo è la religione dell’amore.
Paolo vi ci ricorda che nel Cuore di Cristo noi possiamo riporre la nostra speranza. Cristo chiede a noi di confidare pienamente in lui, che ci ama; che, per questo, ha permesso che il suo Cuore fosse trafitto.
Diceva: «Il mistero della Chiesa non può essere compreso se le anime non considerano l’amore eterno di Cristo, del quale il cuore è un simbolo». E, ancora: «La Chiesa è nata dal Cuore aperto del Redentore e da quel Cuore riceve alimento».
L’espressione “Cuore di Gesù” richiama subito alla mente l’umanità di Cristo, che Paolo vi ha richiamato tante volte, ripetendo quanto affermato in Gaudium et spes: Cristo «ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con mente d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo» (22).
Nel Cuore di Cristo, Paolo vi ha invitato a vedere una vera scuola dell’uomo interiore, per imparare la ricchezza dei sentimenti, la compassione verso gli infermi, la predilezione per i poveri, la misericordia verso i peccatori, la tenerezza verso i bambini, la fortezza nella denuncia dell’ipocrisia, dell’orgoglio, della violenza, la mansuetudine di fronte agli oppositori, lo zelo per la gloria del Padre, e la gioia per i suoi disegni di grazia. E ha esaltato soprattutto il grande amore che sgorga inarrestabile: amore infinito verso il Padre, e amore sconfinato verso l’uomo.
Insomma, la devozione al Cuore di Gesù contiene un messaggio che è ai giorni nostri di straordinaria attualità.
Rifugiamoci, quindi, nel Cuore di Cristo. Egli ci offre una parola che non passa, un amore che non viene meno, un’amicizia che non si incrina, una presenza che non cessa.