· Città del Vaticano ·

Messaggio del Papa al Movimento per la vita nel cinquantesimo di fondazione

Quel “sì” alla civiltà dell’amore che rende
le donne libere

 Quel “sì” alla civiltà dell’amore che rende le donne libere  QUO-056
08 marzo 2025

«Una società giusta non si costruisce eliminando i nascituri indesiderati, gli anziani non autonomi o i malati incurabili» 


«Cari confratelli sacerdoti, cari fratelli e sorelle nel Signore, sono molto lieto di unirmi a voi qui convenuti come popolo della vita per celebrare il Signore della vita nel cinquantesimo della vostra fondazione. Dall’Eucarestia voi traete alimento per il vostro bene operare a servizio della vita dal concepimento fino alla morte naturale. Dispiace che non possiate incontrare il Santo Padre Francesco come era nelle previsioni. Ci sentiamo tuttavia profondamente uniti a lui e preghiamo per la sua salute. Inoltre il Papa si è reso vicino con un messaggio scritto per l'occasione e che ora mi onoro di leggervi». Il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin ha introdotto così stamane, sabato 8 marzo, durante la messa celebrata nella basilica Vaticana, la lettura del messaggio — che pubblichiamo di seguito — preparato dal Pontefice per i partecipanti al pellegrinaggio del Movimento per la Vita.

Care sorelle e cari fratelli
del Movimento per la Vita!

Vi ringrazio del vostro ricordo nella preghiera. Grazie di cuore! Vi saluto tutti, in particolare la Presidente, Signora Marina Casini, e i membri del Direttivo.

Conosco il valore del servizio che rendete alla Chiesa e alla società. Insieme alla solidarietà concreta, vissuta con lo stile della vicinanza e della prossimità alle mamme in difficoltà per una gravidanza difficile o inattesa, voi promuovete la cultura della vita in senso ampio. E cercate di farlo con franchezza, amore e tenacia, tenendo strettamente unita la verità alla carità verso tutti. Vi guidano in questo gli esempi e gli insegnamenti di Carlo Casini, che aveva fatto del servizio alla vita il centro del suo apostolato laicale e del suo impegno politico.

L’occasione che vi ha radunati a Roma è importante: il cinquantesimo anniversario del Movimento per la Vita, il cui primo germoglio è stato il Centro di Aiuto alla Vita nato a Firenze nel 1975. Da allora, in tutta Italia, i Centri di Aiuto alla Vita si sono moltiplicati. E ad essi si sono aggiunti le Case di Accoglienza, i servizi sos Vita, il Progetto Gemma e le Culle per la vita. Innumerevoli iniziative sono state intraprese per promuovere a tutti i livelli della società la cultura dell’accoglienza e dei diritti dell’uomo. Perciò vi incoraggio a portare avanti la tutela sociale della maternità e l’accoglienza della vita umana in ogni sua fase.

In questo mezzo secolo, mentre sono diminuiti alcuni pregiudizi ideologici ed è cresciuta tra i giovani la sensibilità per la cura del creato, purtroppo si è diffusa la cultura dello scarto. Pertanto, c’è ancora e più che mai bisogno di persone di ogni età che si spendano concretamente al servizio della vita umana, soprattutto quando è più fragile e vulnerabile; perché essa è sacra, creata da Dio per un destino grande e bello; e perché una società giusta non si costruisce eliminando i nascituri indesiderati, gli anziani non più autonomi o i malati incurabili.

Care sorelle e cari fratelli, siete venuti da tante parti d’Italia per rinnovare ancora una volta il vostro “sì” alla civiltà dell’amore, consapevoli che liberare le donne dai condizionamenti che le spingono a non dare alla luce il proprio figlio è un principio di rinnovamento della società civile. È sotto gli occhi di tutti, infatti, come oggi la società sia strutturata sulle categorie del possedere, del fare, del produrre, dell’apparire. Il vostro impegno, in armonia con quello di tutta la Chiesa, indica una progettualità diversa, che pone al centro la dignità della persona e privilegia chi è più debole. Il concepito rappresenta, per eccellenza, ogni uomo e donna che non conta, che non ha voce. Mettersi dalla sua parte significa farsi solidali con tutti gli scartati del mondo. E lo sguardo del cuore che lo riconosce come uno o una di noi è la leva che muove questa progettualità.

Continuate a scommettere sulle donne, sulla loro capacità di accoglienza, di generosità e di coraggio. Le donne devono poter contare sul sostegno dell’intera comunità civile ed ecclesiale, e i Centri di Aiuto alla Vita possono diventare un punto di riferimento per tutti. Vi ringrazio per le pagine di speranza e di tenerezza che aiutate a scrivere nel libro della storia e che rimangono incancellabili: portano e porteranno tanti frutti.

Che il Signore vi benedica e la Vergine Santa vi custodisca. Affido ciascuno di voi, i vostri gruppi e il vostro impegno all’intercessione di Santa Teresa di Calcutta, presidente spirituale dei Movimenti per la Vita nel mondo. E non dimenticatevi di pregare per me. Grazie.

Roma, Policlinico Gemelli, 5 marzo 2025

Francesco


La messa presieduta dal cardinale Parolin nella basilica Vaticana


«Gli oltre 270 mila bambini da voi aiutati a nascere — vedo che ce ne sono molti anche in mezzo a voi, li saluto tutti in maniera particolare — sono la testimonianza eloquente del vostro nutrirvi del Signore della vita». Lo sguardo del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin corre alle prime file dell’assemblea dei fedeli riuniti stamani nella basilica Vaticana: piccoli in braccio alle mamme, un neonato di pochi mesi che beve dal biberon, i più grandicelli che si muovono coraggiosamente di qualche passo, tracciando il percorso della vita che celebra la vita. 

Nulla di più appropriato, dal momento che l’occasione della messa è il mezzo secolo di impegno del Movimento per la vita. Ai circa tremila pellegrini giunti da tutta l’Italia per l’anniversario, il cardinale ha rivolto l’invito a tenere «davanti agli occhi e ben radicata nel cuore» l’espressione “Io sono la vita”, che esprime «l’identità profonda di Gesù come fonte di vita eterna e di salvezza per tutti gli esseri umani».

Facendo riferimento alla concreta quotidianità vissuta dai volontari del Movimento, il porporato ha ricordato all’omelia il supporto offerto nei centri di aiuto alla vita e nelle case di accoglienza alle donne che «vivono situazioni e momenti di grande fragilità» e la prontezza di quanti operano per “SOS Vita” nel «rispondere a chiunque bussi nell’incertezza e disperazione alla porta dell’intelligenza e del cuore». 

Nell’ascolto delle donne e delle mamme «vi fate compagni di viaggio facendo sentire la vicinanza di Gesù che ama le loro vite» ma anche «le vite nascoste nel loro grembo», ha sottolineato Parolin esortando i volontari a non scoraggiarsi mai, nonostante le tante difficoltà da affrontare quotidianamente. 

Poi, il ricordo del fondatore Carlo Casini (1935-2020) con la ripresa di alcuni «concetti fondamentali»: il «valore inviolabile della vita umana» — la cui salvaguardia, ha rimarcato il celebrante, è un «dovere morale e civile per tutti» —; la «difesa del diritto alla vita dal concepimento»; «l’importanza della famiglia», primo luogo in cui la vita deve essere accolta e tutelata; la lotta contro la «cultura della morte», che si manifesta in pratiche come l’aborto, l’eutanasia, e in una mentalità «che vede la vita come qualcosa da scegliere o terminare a seconda delle circostanze».

Alla fine del rito — animato dal coro della Cappella Giulia —, un’icona raffigurante la Visitazione è stata consegnata dalla presidente del Movimento, Marina Casini, e dal tesoriere don Francesco Coluccia.