
«Le #ceneri ci ricordano chi siamo. Questo ci fa bene. Ci ridimensiona, spunta le asprezze dei nostri narcisismi, ci riporta alla realtà, ci rende più umili e disponibili gli uni verso gli altri: nessuno di noi è Dio, siamo tutti in cammino. #Quaresima». Con questo post sull’account @Pontifex di x il Papa ha sintetizzato i contenuti dell’omelia preparata per il rito con cui ieri si è aperto il tempo quaresimale. Nel Mercoledì delle Ceneri, essendo ricoverato in ospedale, Francesco ha delegato il cardinale Penitenziere maggiore De Donatis a presiedere la celebrazione nella forma delle «Stazioni» romane sul colle Aventino. Dalla chiesa di Sant’Anselmo il porporato ha guidato la processione fino alla basilica di Santa Sabina, dove ha presieduto la messa con la benedizione e l’imposizione delle Ceneri e ha letto l’omelia di Papa Bergoglio. «Tocchiamo con mano la fragilità nell’esperienza della malattia — spiega il vescovo di Roma —, nella povertà, nella sofferenza che a volte piomba improvvisa» o «quando ci scopriamo esposti... alle “polveri sottili” che inquinano il mondo: la contrapposizione ideologica, la logica della prevaricazione, il ritorno di vecchie ideologie identitarie che teorizzano l’esclusione degli altri, lo sfruttamento delle risorse della terra, la violenza e la guerra tra i popoli».
«Tutte “polveri tossiche” — le definisce Francesco — che offuscano l’aria del pianeta» e «impediscono la convivenza pacifica». Da qui l’esortazione a vivere la Quaresima con i tre segni tradizionali di questo tempo che conduce alla Pasqua: «impariamo dall’elemosina a uscire da noi stessi per ...nutrire la speranza di un mondo più giusto; impariamo dalla preghiera a scoprirci ...come diceva Jacques Maritain “mendicanti del cielo”; impariamo dal digiuno che non viviamo soltanto per soddisfare i nostri bisogni».