· Città del Vaticano ·

Il Vangelo in tasca, di Leonardo Sapienza

Lifting spirituale

 Lifting  spirituale  QUO-054
06 marzo 2025

La chirurgia plastica, oggi, fa miracoli! Riesce a plasmare creature perfette e desiderabili, anche se del tutto artificiali. Il rischio è che diventi artificiale anche l’anima, la coscienza.

In questa civiltà del trucco permanente e del lifting, è facile che ci si illuda che sia possibile cambiare l’anima e ingannare se stessi e Dio. Ma, alla fin fine, uno resta sempre quello che è. L’inganno può forse valere in televisione, può illudere chi ti circonda, ma non può eliminare la tua realtà vera.

San Paolo nella seconda lettura ricorda che Cristo «trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo gl0rioso». E la trasfigurazione di Gesù nel Vangelo è il simbolo di quello che anche noi possiamo diventare.

Il cambiamento può essere bello; le farfalle ne sono la prova più grande, se si pensa che prima erano bachi viscidi. Anche noi possiamo essere trasfigurati. Il Vangelo ci ricorda che Gesù fu trasfigurato mentre pregava.

Lo stesso può avvenire anche a noi, se ci immergiamo nella preghiera. La trasfigurazione nasce nella preghiera. Perché la preghiera riesce a trasformare la vita. Pregare è trasformare la realtà. Come la trasforma anche l’ascolto della Parola di Dio.

La vita di tanti santi è uscita trasformata dalla lettura di una pagina di Vangelo. In questo tempo di Quaresima perché non impegnarci in questo lifting spirituale? Che è poi quello che dà maggior garanzia di durata?

Sono convinto che nella vita di tutti arriva un momento così; un momento in cui una metamorfosi si impone da sé. Quando quell’attimo si presenta, non bisogna lasciarselo sfuggire.

Oggi ci viene offerta questa “infinita possibilità”. Cerchiamo di non perderla!

16 marzo
II Domenica  di Quaresima
Prima lettura: Gn 15, 5-12. 17-18
Salmo: 26;
Seconda lettura: Fil 3, 17 - 4, 1;
Vangelo: Lc 9, 28-36.


Ricordati dell'edera


«Hai ottenuto quello che volevi dalla vita? E cosa volevi? Potermi dire amato, sentirmi amato... È della tenerezza che mi importa» (Raymond Carver).

A parlare così è un poeta alcolizzato, morto ancora giovane; e racconta di un amore accarezzato ma mai raggiunto. Vedete: quello che rende luminosa una giornata non è il sole, ma sapere che c’è  una persona che ti ama, che pensa e prova passione per te.

È questo il dono più grande. Amare ed essere amati è la cosa più bella della vita. La vita langue se non c’è amore! Ma abbiamo a che fare con tanto male, con tante tragedie.

Spesso noi dimentichiamo di essere amati da Dio. Ce lo ha ricordato il Salmo con parole chiare: «Egli perdona tutte le tue colpe... salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia... È lento all’ira e grande nell’amore...». Ci ama, e ha tanta pazienza con noi, come quel contadino con il fico che non dava frutti (Vangelo).

Ma ricordiamoci: per essere amati è necessario amare. L’amore egoista dice: «Ti amo perché ho bisogno di te». L’amore vero, invece, dice: «Ho bisogno di te perché ti amo». Pensiamoci, quando vediamo attorno a noi tante tragedie, e mormoriamo contro Dio!

«Perché Dio permette questo? Perché non interviene?». San Paolo ci ricorda nella seconda lettura che tante cose avvengono «come  esempio per noi, per nostro ammonimento», perché cambiamo vita e ci convertiamo.

«Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo» (Vangelo). Dio non minaccia; ma ci invita a non abusare della sua pazienza. Napoleone diceva che una tragedia «è la scuola di grandi uomini. Infiamma l’anima, eleva il cuore, può e deve creare degli eroi!». 

E preghiamo come quel tale che diceva: «Signore, abbi pazienza con me. Ricordati dell’edera che hai creato e che fiorisce soltanto in autunno, quando tutte le altre piante hanno già dato il loro frutto» (G. Chopiney).

23 marzo
III Domenica di Quaresima
Prima lettura: Es   3, 1-8. 13-15;
Salmo: 102;
Seconda lettura: 1 Cor 10, 1-6. 10-12; 
Vangelo: Lc 13, 1-9.