· Città del Vaticano ·

Pellegrinaggi giubilari a Roma
Dalla diocesi di Aosta

In cammino per ritrovare
la gioia di vivere

 In cammino per ritrovare la gioia di vivere  QUO-053
05 marzo 2025

di Vanna Balducci

Giorni pieni ed intensi. Quattro sono stati quelli del pellegrinaggio della diocesi di Aosta, partito nei giorni scorsi alla volta di Roma, con sosta a Firenze all’andata nella Chiesa di San Giovanni Battista, detta dell’Autostrada.

Una sosta e una celebrazione in un viaggio lungo per sottolineare che la vita stessa è un viaggio «segno eloquente del significato del pellegrinaggio — così il vescovo Franco Lovignana —, proprio il mettersi in movimento alla ricerca di una meta: quella indicata dal Papa per il Giubileo. Un incontro personale vivo per ritrovare la gioia di vivere».

Attese e speranze di chi ha compiuto il viaggio, ma anche richieste da parte di chi non è partito: ognuno ha il proprio bagaglio umano da portare, da consegnare, da scaricare. Dai più piccoli ai più grandi: oltre duecento pellegrini tra bambini, giovani, adulti e anziani con il vescovo, sette sacerdoti e un diacono.

Quattro pullman carichi di storie di profonda umanità, alla ricerca di una «occasione per pregare, stare con gli amici e fare un’esperienza bella», come detto dal nutritissimo gruppo di bambini e ragazzi. Quanti lo compongono hanno dai 5 ai 15 anni e le idee chiare in materia di pellegrinaggio. Non si fa da soli, e si fa per cercare Gesù. Preciso e limpido.

San Pietro la mattina e San Paolo fuori le Mura le tappe della domenica romana; il passaggio oltre la Porta Santa dell’una e dell’altra basilica diventano opportunità preziosa e ben preparata, poiché attesa come segno di un rinnovato spirito di fede.

Da piazza Pia tutta via della Conciliazione verso piazza San Pietro diventa occasione di preghiera universale nel cantare salmi e litanie dei santi e varcare la Porta Santa «lasciandosi incontrare ulteriormente da Gesù e consegnando a lui ciò che ci ha portato a Roma, le nostre intenzioni i nostri pensieri anche le preoccupazioni e le sofferenze nostre di tante altre persone», come spiegato dal vescovo.

E da qui la vicinanza al Papa sofferente si è fatta ancora più concreta e stretta: dopo i giorni di preghiera in diocesi, seguiti al rimbalzo delle preoccupanti notizie provenienti dal Policlinico Gemelli, ecco che l’apprensione si trasforma in offerta continua arrivando nella Roma di cui Francesco è vescovo.

Piccoli e grandi hanno pregato con filiale affetto per la sua delicata salute, avvertendolo ancor più vicino data la fragilità della situazione. E così l’Eucaristia presieduta dall’arciprete della basilica Vaticana, il cardinale francescano conventuale Mauro Gambetti, insieme a tantissime persone presenti, ha fatto avvertire un senso di universalità.

La basilica di San Paolo con i vespri celebrati con la comunità di monaci benedettini che l’hanno in custodia, è diventata poi strumento per chiedere all’apostolo delle Genti l’intercessione affinché i fedeli della Chiesa che è in Aosta diventino annunciatori convinti in un tempo storico in cui esserlo fa la differenza tra chi grida presunte verità e chi tace per indifferenza.

E chi a Roma non c’è mai stato e visita San Giovanni in Laterano e Santa Maria Maggiore varcandone le Porte Sante, sente di essere dentro un “Mistero grande” per dirla con lo stesso san Paolo: «La magnificenza — sostengono i pellegrini — attraversa la mente e il cuore» e invita al cambiamento. E i giovanissimi ministranti aostani all’uscita dal Laterano hanno raccontato con una gioia palpabile di «aver servito nella cattedrale delle cattedrali».

Molto felice dell’esperienza è stata anche Rina, originaria di quel gioiellino che è il borgo di Fontainemore nella valle del Lys, pellegrina di 74 anni che intervistata da Radio Proposta Aosta durante il viaggio di rientro ha confidato: «è stata un’emozione unica soprattutto per me che non ho mai partecipato a nessun evento. Bello lo stare tutti insieme per pregare raccolti non solo nelle basiliche ma anche sul pullman: in ogni momento ognuno ha portato la propria famiglia, i propri problemi ma il ricordo è andato agli ammalati e ai sacerdoti che vivono un momento tribolato visto che sono pochi».

Anche Anna Maria assistente sociale del capoluogo valdostano, presente con marito e tre figli tra i cinque e i dodici anni, ha voluto commentare: «Ho vissuto il pellegrinaggio come un’occasione speciale, appena prima dell’inizio del tempo quaresimale. Come fosse stato una rampa di lancio, una spinta a decidersi, per vivere la Quaresima nel segno di un autentico cambiamento interiore, aiutata anche dall’occasione data dal passaggio alle Porte Sante di poter ricevere l’indulgenza. Accanto vi è stata la bella esperienza di condivisione umana, e di stupore per la grandezza della città di Roma e delle basiliche papali».

Bagagli nuovamente da riempire e da chiudere, alla volta del santuario della Madonna delle Grazie di Montenero di Livorno sulla via del ritorno. Nulla accade a caso e la Madonna pare abbracciare tutto il vissuto dei giorni di ciascuno, per accogliere il viandante sulla strada della vita e rilanciarlo nell’ordinarietà dell’esistenza. Con un bagaglio nuovo. Giorni pieni ed intensi. Forse con un po’ più di speranza.