· Città del Vaticano ·

Il pellegrinaggio giubilare dell’arcidiocesi di Parigi

Una Chiesa in movimento per nutrire la speranza

 Una Chiesa in movimento per nutrire la speranza   QUO-052
04 marzo 2025

Al “Gemelli” e nella basilica Vaticana fedeli in preghiera per il vescovo di Roma  


di Isabella Piro

«Non un insieme di individui che camminano fianco a fianco, bensì un gruppo di persone che desidera davvero fare comunità e cercare la volontà del Signore»: l’arcivescovo di Parigi, monsignor Laurent Ulrich, spiega così il significato del pellegrinaggio compiuto a Roma dal 24 al 28 febbraio, in occasione del Giubileo 2025.

Insieme al presule, cinquecento fedeli della capitale francese hanno attraversato la Porta Santa delle quattro basiliche papali dell’Urbe — iniziando da San Paolo fuori le Mura, passando poi per San Giovanni in Laterano e San Pietro e giungendo infine a Santa Maria Maggiore — nella consapevolezza che «è Cristo la “porta” che ci introduce nel Regno di Dio».

Per l’arcivescovo, i giorni appena trascorsi hanno rappresentato «un momento “privilegiato” di condivisione e di preghiera con i fedeli», nonché di esperienza della «grande diversità della Chiesa: sono molto felice di aver visto in pellegrinaggio persone di tante età differenti, così come famiglie con bambini».

In questo Anno Santo, aggiunge, «siamo invitati a rafforzare il nostro sentimento di speranza ricevuto da Dio. Tra le grandi crisi di questo mondo, tra le sofferenze che ciascuno può provare nella propria vita, infatti, c’è una fonte di profonda felicità ed è il fatto di riconoscere l’amore di Dio per noi».

«Nutrire la speranza — conclude monsignor Ulrich — vuol dire che, nella nostra esistenza, c’è qualcosa che fa crescere la nostra perseveranza e il nostro desiderio di vivere e di amare».

Nel pomeriggio di giovedì 27 febbraio, nella basilica Vaticana, i pellegrini francesi hanno preso parte alla messa celebrata all’altare della Cattedra. «Dopo quello dell’ordinazione — afferma il vescovo Philippe Marsset, ausiliare di Parigi —, questo è stato il giorno più importante della mia vita, perché a San Pietro ho rinnovato la mia fede. È stata una grande emozione». La stessa provata da Romain, 28 anni, che lo scorso anno, in Francia, ha ricevuto il sacramento della Confermazione: «Ho avuto la gioia di poter proclamare la prima Lettura durante la celebrazione eucaristica nella basilica Vaticana» racconta con entusiasmo ai media vaticani, confidando di essersi sentito chiamato a compiere il pellegrinaggio giubilare: «Era il passo successivo del mio cammino di fede e ho provato un sentimento di fraternità e di pace»

Anche Catherine e Remi, entrambi ottantenni, sposati da 53 anni, sottolineano che «il Giubileo è un momento di rinnovamento della fede e della speranza». Remi, in particolare, evidenzia la bellezza di testimoniare «una Chiesa in movimento», perché dal pellegrinaggio traspare «la sensazione di persone veramente credenti, e non solo “cattolici che vanno a messa”». Gli fa eco padre Laurent Chauvin, cappellano diocesano degli artisti, uno dei sacerdoti che ha accompagnato il gruppo: l’Anno Santo, confida, è un’occasione per «non abituarsi a una fede di routine. Esso costituisce una tappa fissa per fare il punto sulla nostra fede, ma anche per dare nuovo impulso al nostro lavoro pastorale e al nostro modo di creare legami di fraternità nelle nostre comunità».

Naturalmente, lo stato di salute di Papa Francesco — ricoverato al Policlinico “Gemelli” dal 14 febbraio — è stato al centro dei pensieri dei fedeli parigini giunti a Roma. Oltre ad avere elevato intenzioni per la sua guarigione durante tutti i momenti di preghiera che hanno scandito il pellegrinaggio, molti tra loro si sono recati all’ospedale per recitare il rosario, mentre altri hanno preso parte alla preghiera mariana serale in piazza San Pietro. «Il Pontefice ci chiede sempre di pregare per lui — conclude padre Denis Metzinger, parroco di Saint-Léon —. E a noi che siamo venuti qui a Roma è sembrato normale fare questo, unendoci alla Chiesa universale».