· Città del Vaticano ·

Con il Giubileo aumentano i fedeli anche alla Scala Santa di Roma

In ginocchio
per una rinnovata conversione

 In ginocchio per una rinnovata conversione  QUO-052
04 marzo 2025

di Giordano Contu

Un sole tiepido allieta i fedeli del Giubileo a Roma. Sembra sia arrivata già la primavera. Pellegrini polacchi, italiani, statunitensi e di altre nazionalità sostano davanti al Pontificio santuario della Scala Santa. C’è chi sta in fila e attende di entrare. Altri sono appena usciti e telefonano ai loro cari per raccontare la profonda esperienza di perdono appena vissuta, immersi fra le bellezze artistiche che suscitano sensazioni celesti e sentimenti appassionati. Alcuni bambini scorrazzano nel piazzale antistante.

Ci sono gruppi parrocchiali e famiglie. Tutti ci confidano la loro preoccupazione per la salute del Papa e di aver pregato per lui mentre salivano la Scala Santa. «Il pensiero è costantemente a Francesco e l’auspicio è che torni presto a guidare il suo gregge», racconta Gianfranco Valceschini, che fa parte di un folto gruppo di pellegrini bergamaschi: «Siamo in sessantadue. Siamo venuti con don Andrea; guarda, è quello lì». Il loro itinerario prevede la visita di tutte e quattro le basiliche giubilari.

Padre Gennaro Tanzola, passionista, ricorda che «in origine la Scala Santa si trovava all’interno del Palazzo Lateranense a circa 150 metri dalla sua posizione attuale. Poi Papa Sisto v decise di spostarla, per preservarla dal degrado, collocandola vicino al Sancta Sanctorum. La custodia della Scala Santa è stata affidata ai passionisti nel 1854 da Papa Pio ix. Ai lati della stessa si trovano due cappelle: quella di San Lorenzo e quella di San Silvestro. Le pitture presenti sulle pareti, realizzate dalla scuola romana, raffigurano cicli biblici e del Vangelo e avevano lo scopo di rendere accessibili le storie della Bibbia anche a coloro che non sapevano leggere». La Scala Santa è tradizionalmente percorsa in ginocchio come atto di penitenza: «Ogni gradino è associato a una preghiera, dedicata alla passione di Gesù e alla richiesta di misericordia. Quest’anno in tantissimi hanno aggiunto una preghiera per Papa Francesco, affinché torni presto a casa».

Il signor Gianfranco racconta la sua esperienza alla Scala Santa come una «profonda esperienza di fede» anche se «non è la prima volta che vengo qui alla Scala Santa. Ci sono stato già in un altro paio di occasioni». Gli chiediamo quali sono le sue speranze per questo Giubileo: «La salute anzitutto, perché ormai abbiamo una certa età. E poi, in questo mondo c’è un grande caos. Speriamo che si sistemino un po’ tutte le cose perché non sai mai come va a finire con tutte queste guerre in corso. Secondo me la pace è a portata di mano. Vediamo come andrà. Siamo in attesa. Speriamo che si risolva tutto».

Padre Tanzola dice che «dall’inizio del Giubileo si registra un aumento significativo di pellegrini che visitano la Scala Santa. Dopo aver attraversato la Porta Santa nella basilica di San Giovanni in Laterano spesso molti pellegrini cercano conforto spirituale qui da noi».

Secondo un’indagine fatta prima dell’apertura del Giubileo sono diversi milioni le persone attese a Roma. Il flusso intenso di fedeli e di turisti presenti in questi giorni lo conferma: «I pellegrini qui trovano la possibilità di confessarsi, grazie ai padri che prestano anche questo servizio di riconciliazione. Le persone si fermano da noi proprio per questo, forse anche perché in basilica c’è tanta gente. In questo modo chiudono il cerchio, diciamo così, del loro cammino di rinnovata conversione, ricevendo la misericordia di Dio».

Il sacerdote passionista conclude il nostro colloquio raccontando un aneddoto: «Durante il restauro dei gradini di legno, avvenuto ormai tanti anni fa, sono stati trovati numerosi biglietti con richieste di grazia, perdono e affidamento, lasciati da persone in difficoltà fisica o spirituale», dice Tanzola. Gli addetti ai lavori li trovarono quando venne tolta e poi riposizionata la struttura lignea che copriva il marmo dei gradini. Il segno tangibile di una devozione plurisecolare e del bisogno di perdono cristiano.