Simul currebant - Nel mondo dello sport
Vincere le Olimpiadi

Il racconto dell’atleta del Botswana, oro olimpico nei 200 metri a Parigi
di Giampaolo Mattei
«Vedendomi vincere l’oro olimpico forse tante persone saranno andate a cercare sulle mappe dove si trova il Botswana e leggendo sulle mie scarpe le iniziali del nome di mia madre e la sua data nascita spero che qualcuno avrà pregato per lei». Si presenta così Letsile Tebogo, 21 anni, campione olimpico a Parigi dei 200 metri (e argento nella staffetta 4x400 con il suo Botswana), eletto atleta simbolo del 2024.
Ne ha parlato anche a Papa Francesco, il 28 agosto 2024. «Sì, al Papa ho chiesto una preghiera per mia mamma, Elizabeth Seratiwa, morta lo scorso 18 maggio. Aveva 44 anni. E al Papa ho mostrato la mia medaglia d’oro ma soprattutto le scarpe con le quali ha vinto le Olimpiadi, quelle con incise le iniziali del nome e la data della nascita di mamma: 23.12.1980. Mi ha ascoltato con affetto e ha benedetto, persino firmato, le scarpe!».
Al Papa, in particolare, ha confidato che la fede insegnata e testimoniata da mamma Elizabeth lo ha convinto «a far incidere sulle scarpe la data di nascita e non di morte, perché la vita non finisce».
Proprio le scarpe che Francesco ha benedetto raccontano la storia di Letsile. Nato il 7 giugno 2003 a Kanye, un piccolo villaggio, ha iniziato a correre scalzo nel 2019: il primo paio le ha calzate l’anno dopo, quando ha vinto i campionati nazionali e ha scelto di mettere definitivamente da parte il calcio (giocava a piedi nudi, naturalmente) per l’atletica. «Il calcio era divertente, tifo per il Chelsea, ma l’atletica è uno sport più a mia misura e ho intravisto opportunità per una vita migliore».
«Correre senza scarpe in Africa e nelle regioni povere del mondo è normale» racconta. «Le mie prime gare le ho corse con i pantaloni di mio zio. Spero che le mie vittorie internazionali sui 100 e sui 200 metri portino attenzioni al Botswana e all’Africa in generale. Sarebbe significativo che gli africani non vengano visti unicamente come atleti che corrono le lunghe distanze, mezzofondisti e maratoneti». Non manca una proposta: «Con più strutture anche sportive, sarebbe importante organizzare finalmente le Olimpiadi in Africa: il mondo conoscerebbe culture straordinarie!».
Letsile è particolarmente commosso per aver ricordato la mamma insieme con il Papa: «Sono certo che mia mamma è felice lassù, in cielo: era una donna di fede. Quando è morta, per un cancro al seno dopo una lunga battaglia, ho pensato di chiudere con lo sport. Seriamente. Non avevo più motivazioni. A rilanciare la mia vita ci hanno pensato delicatamente le persone amiche — soprattutto il mio allenatore Dose Mosimanyane — e il ricordo delle ultime parole che mamma mi ha sussurrato, preparandomi alla sua morte: “Ho cercato di essere forte, figlio mio. Ora è il tuo turno”. Ecco, non potevo deludere mia madre».
Con questo spirito a Parigi ha vinto i Giochi «per e con mamma. E anche per mia sorella, che ha 13 anni, e per me lei è stata ed è tutto, devo dire anche nello sport! Ci ha dato l’opportunità di crescere nonostante il contesto sperduto dove siamo nati: il villaggio di Kanye, nessuno sa dove sia. Sempre insieme, grazie allo sport abbiamo visto città che non pensavamo neppure esistessero!». E aggiunge: «Ero un bambino iperattivo, senza speranze: lo sport e l’amore infinito di mamma hanno consentito di realizzarmi nella vita, fino all’oro olimpico. Ma tutti i bambini in Africa dovrebbero avere queste opportunità».
Il soprannome di Letsile è “school-boy”. A lui piace: «Mi hanno chiamato affettuosamente così i compagni di staffetta alle World relays in Polonia nel 2021: ero il più piccolo, uno “scolaretto” appunto». Poi ha vinto medaglie internazionali a raffica a suon di record. «Ma resto uno “school-boy”» confida «con l’umiltà che mi ha testimoniato mamma, la mia roccia. La porto in ogni respiro e in ogni passo. E ogni tanto mando un bacio al cielo per lei». L’ha fatto anche in piazza San Pietro quando ha incontrato il Papa, con la medaglia d’oro olimpica al collo.
«Sono riservato, non sarò mai l’uomo immagine dell’atletica» dice di sé riconoscendo la propria timidezza, con un pensiero al suo avversario più agguerrito: lo statunitense Noah Lyles. Il primo a complimentarsi con Letsile abbracciandolo dopo l’oro sui 200 metri «So che hai avuto un anno molto difficile fuori dalla pista per la morte di tua mamma e nonostante questo hai superato tutto!».
Oggi Letsile vive in campagna con i suoi zii e, naturalmente, la sorella «che è una nuotatrice ma non credo voglia puntare all’agonismo». Comunque «abbiamo 25 mucche, diverse oche e alcune pecore». In Botswana oggi è il personaggio più famoso (è stato proclamato un giorno di festa nazionale per celebrare il primo oro olimpico del Paese). Una popolarità salita alle stelle nei giorni scorsi: con coraggio Letsile è accorso in aiuto degli automobilisti bloccati nel centro di Gaborone per le gravi inondazioni dovute alle piogge torrenziali. È finito nei notiziari e nelle prime pagine dei giornali.
Per Letsile la stagione 2025 prenderà le mosse al Maurie Plant Meet, evento del World Athletics Continental Tour Gold, che si terrà a Melbourne il 29 marzo. Esordirà sui 400 metri. A oggi è l’unico atleta a poter vincere a livello mondiale tra i 100 (record 9”86), i 200 (19”46), i 400 metri (44”29) e le staffette 4x100 e 4x400. E pure sui 300 metri (distanza non olimpica): con 30”69 ha la migliore prestazione all-time, meglio di tre leggende come Michael Johnson, Usain Bolt e Wayde Van Niekerk.
«Da piccolo il mio idolo era il namibiano Frankie Fredericks, lo sprinter africano più forte della storia» racconta. Ma neppure Fredericks era capace di correre — come ha fatto Letsile nel 2024 — nove volte sotto i 20 secondi sui 200 metri, vincendo cinque gare di Diamond League (oltre alle Olimpiadi). Ma Letsile — 2 ori ai Mondiali under 20, oro ai Campionati africani e alle Wolrd Relays a suon di record medaglie mondiali — vuole vincere tutto, di qui e i Giochi di Los Angeles 2028 (compresi). Guardando sempre il cielo per incrociare lo sguardo di mamma Elizabeth.