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Nel testo preparato per l’Angelus domenicale il Pontefice denuncia: vista dall’ospedale «la guerra appare ancora più assurda»

Sostenuto
da tutto il Popolo di Dio

 Sostenuto  da tutto il Popolo di Dio  QUO-051
03 marzo 2025

«Avverto nel cuore la “benedizione” che si nasconde dentro la fragilità»


«In questo momento particolare, mi sento come “portato” e sostenuto da tutto il Popolo di Dio. Grazie a tutti!»: dal Policlinico “Gemelli” dove è ricoverato dal 14 febbraio, Papa Francesco — nella meditazione preparata per l’Angelus domenicale del 2 marzo, che ha voluto far pubblicare ieri a mezzogiorno — si è detto grato a tutti i fedeli che pregano per la sua salute e a tutti i medici e gli operatori sanitari che si prendono cura di lui in questo momento di «fragilità». Al contempo, il Pontefice ha rinnovato ancora una volta l’appello a pregare per la pace in diversi Paesi del mondo, ribadendo che dall’ospedale romano in cui si trova «la guerra appare ancora più assurda». Ecco le sue parole.

Cari fratelli e sorelle,

nel Vangelo di questa domenica (Lc 6, 39-45) Gesù ci fa riflettere su due dei cinque sensi: la vista e il gusto.

Riguardo alla vista, chiede di allenare gli occhi a osservare bene il mondo e giudicare con carità il prossimo. Dice così: «Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello» (v. 42). Solo con questo sguardo di cura, non di condanna, la correzione fraterna può essere una virtù. Perché se non è fraterna, non è una correzione!

Riguardo al gusto, Gesù ci ricorda che «ogni albero si riconosce dal suo frutto» (v. 44). E i frutti che vengono dall’uomo sono ad esempio le sue parole, che maturano sulle labbra, sicché «la sua bocca esprime ciò che dal cuore sovrabbonda» (v. 45). I frutti cattivi sono le parole violente, false, volgari; quelli buoni sono le parole giuste e oneste che danno sapore ai nostri dialoghi.

E allora possiamo chiederci: io come guardo le altre persone, che sono miei fratelli e sorelle? E come mi sento guardato da loro? Le mie parole hanno un gusto buono, oppure sono intrise di amarezza e di vanità?

Sorelle e fratelli, vi mando questi pensieri ancora dall’ospedale, dove come sapete mi trovo da diversi giorni, accompagnato dai medici e dagli operatori sanitari, che ringrazio per l’attenzione con cui si prendono cura di me. Avverto nel cuore la “benedizione” che si nasconde dentro la fragilità, perché proprio in questi momenti impariamo ancora di più a confidare nel Signore; allo stesso tempo, ringrazio Dio perché mi dà l’opportunità di condividere nel corpo e nello spirito la condizione di tanti ammalati e sofferenti.

Vorrei ringraziarvi per le preghiere, che si elevano al Signore dal cuore di tanti fedeli da molte parti del mondo: sento tutto il vostro affetto e la vostra vicinanza e, in questo momento particolare, mi sento come “portato” e sostenuto da tutto il Popolo di Dio. Grazie a tutti!

Anch’io prego per voi. E prego soprattutto per la pace. Da qui la guerra appare ancora più assurda. Preghiamo per la martoriata Ucraina, per Palestina, Israele, Libano, Myanmar, Sudan, Kivu.

Ci affidiamo fiduciosi a Maria, nostra Madre. Buona domenica e arrivederci.