· Città del Vaticano ·

Il rosario serale per la salute del Papa
Il cardinale Gugerotti sabato nella basilica Vaticana

Maria consolazione
e sicura speranza

 Maria consolazione e sicura speranza  QUO-051
03 marzo 2025

di Edoardo Giribaldi

«Cari fratelli e sorelle, mi spiace che voi siate sotto la pioggia! Ma io sono con voi... Siete coraggiosi! Grazie!». Sembrano quasi riecheggiare, tra le colonne del Bernini, amplificate come un canto di gratitudine, le parole di Papa Francesco rivolte negli anni ai fedeli che, sfidando il cielo plumbeo, si sono recati in piazza San Pietro per la recita dell’Angelus domenicale. Neanche oggi, 1° marzo, la leggera pioggia che ha bagnato copiosa Roma ha arrestato il loro passo. Ombrelli aperti come fiori sotto un cielo d’inverno, si sono ritrovati nella basilica Vaticana per unirsi alla recita del rosario per la salute del Pontefice ricoverato al Gemelli, presieduta dal cardinale Claudio Gugerotti, prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali.

Nel silenzio solenne intervallato dalle armonie della “Schola Cantorum”, il porporato ha elevato il suo invito: «Con lo sguardo fisso su Gesù, anche questa sera ci affidiamo a Colei che è “Madre della Chiesa” e nostra Madre, in preghiera per la salute del Santo Padre Francesco».

Il sacro si fa respiro, la devozione leggibile negli occhi di cardinali, sacerdoti, suore, fedeli giovani e non solo, presenti nella basilica. C’è chi ha preso posto da tempo, chi affretta il passo per unirsi agli mentre la preghiera è già iniziata. Gli sguardi si posano sull’icona della Vergine Maria, ornata di fiori bianchi, «che risplende sul nostro cammino come segno di consolazione e di sicura speranza».

Le coroncine lignee o argentate — in una si scorge un piccolo crocifisso colorato — pendono dalle mani dei fedeli giunte in preghiera. Le decine delle “Ave Maria” introdotte dal “Padre Nostro” e dai passi del Vangelo di Luca, ripercorrono i momenti gioiosi incastonati nella storia della salvezza come grani del rosario.

Per ogni mistero, il Papa nel corso del suo pontificato ha offerto negli anni spunti di riflessione. L’annuncio dell’angelo Gabriele diviene “la festa del sì”, ardente come quello di Maria. La “fretta” di quest’ultima nel raggiungere Elisabetta ricorda quella di chi, colmo di “grazia”, non può tacere la gioia. La nascita di Gesù illumina la notte dell’umanità, promessa di “speranza” che “non delude”. Poi, la presentazione al Tempio, che è luce: «Quanto abbiamo bisogno, anche oggi, di luce, di questa luce!». La stessa che splende nell’ultimo mistero, quando il giovane Gesù viene ritrovato tra i dottori del Tempio. “Stupore”. Meraviglia. Ecco il segno di una fede sempre viva.

Al termine delle litanie, nelle parole dell’Oremus pro Pontifice, la preghiera si fa dono per il Papa e per ogni anima sofferente. Un aiuto vitale, come recita l’orazione finale, capace di sorreggere la «nostra debolezza» umana.