
A colloquio con Mustafa Cenap Aydin
di Francesca Sabatinelli
Il Ramadan e la Quaresima sono momento, per musulmani e cristiani, per una profonda riflessione su temi condivisi. Per entrambi si tratta di un periodo di digiuno e di contemplazione, laddove i fedeli sono chiamati a riflettere sulla loro esistenza, sul loro rapporto con il creato e con il Creatore. Il musulmano Mustafa Cenap Aydin, sociologo delle religioni, direttore del centro di dialogo Istituto Tevere, si sofferma, a colloquio con i media vaticani, sul significato del mese sacro per i musulmani che inizia — a seconda dell’avvistamento diretto del primo taglio di luna crescente in cielo — tra il 1° e il 2 marzo e che quest’anno si trova a precedere di soli tre-quattro giorni la Quaresima cristiana, che comincerà il 5. «Tale coincidenza», spiega, «direi che è un abbraccio tra due fratelli, tra i figli di Abramo, che camminano insieme per diverse ragioni. Ne è esempio molto concreto il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune firmato da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi. Questo periodo può aiutare molto i musulmani e i cristiani a capire meglio le domande fondamentali sulla vita. Va inoltre sottolineato che le coincidenze, quest’anno, non finiscono qui: la Pasqua cattolica coincide con la Pasqua ortodossa, il 20 aprile; inoltre dal 12 al 20 aprile si celebra Pesah, la Pasqua ebraica. Nel 2025 avremo tante opportunità di collaborazione interreligiosa, anche nella vita spirituale».
Questo periodo, per cristiani e musulmani, sarà caratterizzato anche dal digiuno, da non leggere solo come una disciplina alimentare, piuttosto come un periodo molto importante per capire meglio cosa sia la spiritualità. «I musulmani — indica Cenap Aydin — sin dalla prima notte di Ramadan reciteranno preghiere specifiche, ci saranno momenti dedicati alla riflessione, a esempio sul significato del testo sacro, in cui si ripeteranno i numerosi, bellissimi nomi di Dio. Il 5 marzo sarà invece per i cristiani il Mercoledì delle ceneri, l’inizio del percorso di quaranta giorni verso la Pasqua. Ecco, questi passi, trenta per il Ramadan e quaranta per la Quaresima, segneranno un’opportunità di rinascita per capire davvero chi siamo e che impegno possiamo offrire al prossimo».
La dichiarazione conciliare Nostra aetate, alla quale va il pensiero del sociologo in occasione quest’anno del 60° anniversario dalla promulgazione da parte di Paolo vi (28 ottobre 1965), recita che i musulmani «pure hanno in stima la vita morale e rendono culto a Dio, soprattutto con la preghiera, le elemosine e il digiuno». Certamente, riprende il direttore dell’Istituto Tevere, «questo periodo di Ramadan è significativo non solo per il digiuno ma anche per mostrare più disponibilità verso il prossimo, per essere più caritatevoli. Disponibilità che in altro senso può essere definita una preghiera. Si parla quindi di preghiera orale, intesa come invocazione per chiedere al Signore il suo intervento per il bene, e si parla di preghiera che diviene atto concreto, cioè la disponibilità a costruire insieme per la pace, per recuperare ciò che non va, un conflitto, sapendo bene che pace e riconciliazione, di cui occorre essere attivisti, non potranno mai essere realizzati senza la volontà di Dio, e quindi chiamando il suo aiuto con la preghiera».
Un’invocazione speciale in questo periodo sacro sarà per Papa Francesco, conclude Cenap Aydin: «Cercheremo in questo modo di essere vicini a lui, uomo di preghiera, vivendola in ogni momento della sua vita. Per questo come musulmani, anche durante il mese di Ramadan, gli saremo molto vicini con le nostre preghiere».