· Città del Vaticano ·

Guidato dal cardinale Fernández il rosario serale in piazza San Pietro

Nel cuore del Pontefice
la preghiera
per tutti i sofferenti

 Nel cuore del Pontefice la preghiera per tutti i sofferenti   QUO-050
01 marzo 2025

di Edoardo Giribaldi

«Per favore, non dimenticatevi di pregare per me». Un’invocazione semplice, eppure densa di significato, che attraversa il pontificato di Papa Francesco come un filo sottile e tenace. Anche ieri sera, venerdì 28 febbraio, è risuonata nei cuori dei fedeli, accorsi alle 21 in piazza San Pietro per stringersi in preghiera per il Pontefice, intrecciando speranza e devozione tra i grani del rosario.

Una preghiera che il vescovo di Roma custodisce nel «cuore», con il desiderio che vada oltre sé stesso, levandosi «anche per tutti quelli che in questo particolare momento drammatico e sofferente del mondo, portano il duro peso della guerra, della povertà, della malattia. A loro, lui stesso si unisce nella sua preghiera». A ricordarlo è stato il cardinale Víctor Manuel Fernández, prefetto del Dicastero per la Dottrina della fede, che ha guidato la recita della preghiera mariana «per la salute del Santo Padre Francesco» proprio sotto lo sguardo della Madre della Chiesa, la cui icona vegliava anche ieri sera sul momento di orazione, quinto consecutivo da quanto Papa Bergoglio è stato ricoverato al Policlinico “Gemelli”.

Cardinali, sacerdoti, suore, fedeli laici da diversi angoli del mondo — si scorgeva un rosario accanto a una bandiera del Brasile —, alcuni giovani: il popolo di Dio, nelle sue molteplici sfumature, ha unito le voci in un’unica melodia di fede, meditando i Misteri dolorosi.

Dal brano evangelico al “Padre Nostro”, fino alle decine di “Ave Maria”, la preghiera si è alternata a silenzi carichi di devozione. Occhi chiusi, assorti o aperti, fissi sull’icona mariana, la cui luce sembrava cingere i fedeli in un secondo abbraccio, dopo quello solenne del colonnato del Bernini.

Cristo al cospetto di Pilato, la flagellazione e l’incoronazione di spine, fino alla via del Calvario e, da ultimo, alla croce. La contemplazione del dolore si rifletteva nel cielo notturno di Roma, dove l’oscurità lasciava spazio alla «beata speranza», invocata prima della preghiera conclusiva: Oremus pro Pontifice. Quella speranza è luce, come il riflesso dorato sulla facciata di San Pietro, o le fiaccole che alcuni partecipanti al rosario reggevano in mano. È la «meta» verso cui i fedeli camminano «insieme», idealmente in comunione anche quando, terminato il momento di preghiera, ciascuno ha ripreso la strada verso la propria casa.