· Città del Vaticano ·

La testimonianza di don Crisafulli dalla Nigeria e dal Niger

Una Chiesa “in salita”
che guarda ai giovani

 Una Chiesa “in salita” che guarda ai giovani  QUO-049
28 febbraio 2025

di Francesco Ricupero

Scappano delle campagne e delle città per raggiungere Lagos alla disperata ricerca di un lavoro e di una vita migliore, ma sono vittime di sfruttamento, abbandono, povertà e privazioni. Rischiano di rimanere sulla strada, di essere maltrattati, di essere vittime della tratta di persone, di entrare in conflitto con la legge o di abusare delle droghe. In loro soccorso c’è la Chiesa cattolica, ci sono i salesiani guidati dall’instancabile don Jorge Crisafulli, missionario argentino, con lunghi anni di esperienza nell’Africa subsahariana e oggi superiore della giovane ispettoria “Sant’Artemide Zatti” di Africa Nigeria-Niger, che racconta ai media vaticani, raggiunto telefonicamente a Torino, dove è impegnato per il capitolo generale della sua congregazione, la sua esperienza accanto ai ragazzi di strada. «Vanno aiutati e a tutti ripeto che devono sognare e ambire a un futuro migliore. La strada — sottolinea il sacerdote — non può dare dignità. Per questa ragione li aiutiamo a cambiare mentalità e cerchiamo di convincerli a seguirci. Non facciamo proselitismo, vogliamo aiutare gli ultimi, i vulnerabili chi ha bisogno: offriamo loro cibo, vestiario, istruzione e soprattutto formazione professionale per renderli un giorno autonomi. Come ha detto Papa Francesco noi salesiani siamo molto concreti: se c’è un ragazzo che ha fame e ha bisogno di aiuto siamo lì pronti a sostenerlo, come faceva il nostro fondatore san Giovanni Bosco».

Da decenni don Jorge è in prima linea a cercare di strappare, senza indugio, dalle grinfie delle bande criminali ragazzi e ragazze, la maggior parte minorenni, dediti allo spaccio di stupefacenti, alla prostituzione, alle rapine. «Molti giovani sono orfani o sono stati abbandonati dai genitori — racconta don Crisafulli — non hanno una meta, non hanno una casa come i bambini normali. Dormono fuori, lavorano per strada. È la strada la loro casa». Sono più di centomila, infatti, i ragazzini che vivono per le vie di Lagos, e di altre città nigeriane. Si stima che un ragazzo su 10 si trovi per ragioni diverse a vivere per strada in seguito all’abbandono da parte della famiglia. «Ogni giorno incontro ragazzi e ragazze disperati fuggiti dai loro villaggi in cerca di fortuna — spiega don Jorge — molti hanno l’obiettivo di trovare un lavoro per mandare qualche soldo a casa, altri, cadono nella rete dei narcotrafficanti e delle bande criminali».

Per impedire ciò, don Jorge, insieme ai suoi confratelli, aprirà nelle prossime settimane una missione anche in Niger, dove il flusso migratorio di migliaia di ragazzi e ragazze sta diventando sempre più massiccio. In questo Paese vivono 27 milioni di persone, di cui ben il 58 per cento è costituita da giovani. «Con la disponibilità del vescovo di Maradi, monsignor Ambroise Ouédeaogo, che non vede l’ora di avere i salesiani nella sua diocesi, e le autorità locali cercheremo di avviare dei progetti formativi rivolti ai giovani al fine di convincerli a desistere nell’affrontare un viaggio pericoloso, attraverso la Libia, verso l’Europa dagli esiti incerti. «La popolazione giovanile del Niger — aggiunge il salesiano — rappresenta allo stesso tempo un’opportunità e un rischio. È un’opportunità se i giovani vengono educati e formati. È un rischio se non si corre in loro aiuto, abbandonandoli al loro destino incerto. Ad Arlit e ad Agadez, per esempio, stiamo mettendo a punto un piano pastorale adeguato al contesto (religioso, sociale, culturale e politico). Bisogna partire dall’istruzione (primaria e secondaria) e dall’assistenza sanitaria che è pressoché inesistente. Questa — tiene a precisare don Jorge — è la Chiesa in uscita o meglio è una “Chiesa in salita” perché si trova ad affrontare e a risolvere una serie di problematiche».

Ad Agadez c’è la vecchia sede della Caritas che potrebbe servire da ricovero per i confratelli, mentre ad Arlit c’è una comunità parrocchiale che il vescovo è disposto a donare come parte della missione, e che potrebbe servire come rifugio per i confratelli.

I salesiani sono arrivati in Nigeria nel 1982 (mentre in Niger da quasi due anni) e operano attualmente in otto località del Paese con scuole, centri per ragazzi di strada, istituti, professionali, parrocchie e oratori. Le missioni sono distribuite in tutto il territorio con presenze ad Akure, Ondo, Onitsha, Ibadan, Lagos, Abuja, Ijebu Ode e Koko-Kebbi, e l’intenzione è quella di avviare, in un futuro imminente, nuove comunità negli stati di Benue, Edo e Rivers, per rafforzare le loro azioni di aiuto ai giovani. Da sempre attivi nel campo della formazione, i missionari sono certi che l’offerta di competenze professionali alle ragazze sia di fondamentale importanza per affrontare efficacemente i temi della discriminazione femminile, della violenza sulle donne, della disoccupazione giovanile, del disagio sociale e familiare, nonché dello sfruttamento sessuale.

Negli ultimi anni i missionari salesiani hanno potenziato in Africa i centri di protezione dell’infanzia e realizzato nuove strutture di accoglienza.

Lo scorso novembre i salesiani dell’ispettoria Africa Nigeria Niger hanno organizzato un laboratorio sulla salvaguardia degli individui vulnerabili. L’iniziativa è stata una chiara testimonianza dell’impegno nel promuovere un ambiente sicuro e protetto per tutti ed è servito come piattaforma per istruire, ispirare e definire strategie sulle migliori pratiche per la salvaguardia degli individui vulnerabili. I partecipanti hanno esplorato modi per integrare il sistema preventivo salesiano negli sforzi di salvaguardia, sottolineando prevenzione, consapevolezza e misure proattive per garantire la sicurezza e il benessere di ogni individuo all’interno delle comunità salesiane. Questo evento fondamentale sottolinea l’incrollabile dedizione dell’ispettoria alla salvaguardia e alla garanzia che tutti gli individui possano prosperare in un ambiente sicuro e stimolante.