· Città del Vaticano ·

Ad Addis Abeba la Conferenza sulla promozione della giustizia delle persone di discendenza africana

Tutela degli esseri umani
e rispetto
della sacralità della vita

 Tutela degli esseri umani  e rispetto della sacralità della vita  QUO-049
28 febbraio 2025

Addis Abeba, 28. «Sosteniamo l’invito all’impegno collettivo per affrontare le ingiustizie storiche e i gravi crimini perpetrati contro gli africani e le persone di origine africana attraverso la tratta degli schiavi, il colonialismo e l’apartheid» e «ci impegniamo a ostacolare le politiche che promuovono la negrofobia e l’odio razziale in tutti i contesti», nonché «ad affrontare le disuguaglianze esistenti nei sistemi economici e politici internazionali»: è quanto si legge in una dichiarazione congiunta dei delegati del Simposio delle Conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar (Secam), dell’Unione Africana Catholic Chaplaincy, dell’Heavenly Culture, del World Peace Restoration of Light, del Pan African Conference on Ethics and Bioethics, dell’Interreligious Association for Peace and Development e dell’United Religions Initiative, riuniti ieri e oggi, venerdì, ad Addis Abeba, in occasione della Conferenza sul tema: “Il ruolo delle comunità di fede e delle organizzazioni etiche nel promuovere la giustizia per gli africani e le persone di discendenza africana attraverso le riparazioni”. All’evento hanno preso parte rappresentanti di organizzazioni religiose, istituzioni scientifiche ed etiche e associazioni culturali della società civile africana e internazionale.

I delegati si sono detti consapevoli «degli effetti profondi e duraturi della schiavitù, del colonialismo, della discriminazione razziale e del neocolonialismo sugli africani e sulle persone di origine africana».

«Riconosciamo come queste ingiustizie — si legge nella dichiarazione — continuino a infliggere immense sofferenze, sconvolgimenti culturali, sfruttamento economico, traumi emotivi e discriminazioni durature sugli africani e sulle persone di discendenza africana nel corso della storia». Pertanto, hanno affermato che «l’attuazione delle riparazioni è un imperativo sia morale che legale, fondato sui principi di giustizia, diritti umani e dignità umana». Per i delegati la richiesta di riparazioni «rappresenta un passo concreto verso la risoluzione dei torti storici e la promozione della guarigione tra i popoli dell’Africa e quelli di origine africana».

Secondo i partecipanti, bisogna decidere al più presto di incentrare la «giustizia per gli africani e le persone di discendenza africana attraverso le riparazioni, all’interno dell’iniziativa di pace africana, nel perseguimento di una tregua civilizzatrice volta a trasformare un mondo segnato da conflitti e guerre, in società caratterizzate, invece, da dialogo, riconciliazione e riparazioni. Ciò — proseguono — è in linea con i principi della filosofia Ubuntu e gli obiettivi dell’Agenda 2063 dell’Unione Africana, che cerca di creare un’oasi di pace dove tutti i popoli della Terra, riconciliati con le rispettive storie e culture, possano celebrare i valori di pace, felicità e prosperità».

Di qui l’invito a tutte le organizzazioni religiose, etiche, scientifiche e culturali, insieme ai cittadini africani – in particolare i giovani – «ad abbracciare e promuovere la richiesta di riparazioni. È essenziale — conclude la nota congiunta — dare priorità alla protezione degli esseri umani e al rispetto della sacralità della vita umana, poiché questa attenzione aiuterà a costruire centri di interesse condiviso».