· Città del Vaticano ·

Pellegrini di Speranza La storia di Julio arrivato dal Perù con la valigia dell’attore

Sia fatta la tua volontà

 Sia fatta la  tua  volontà   ODS-029
01 marzo 2025

di Giovanni Capetta

«Sono senza dimora, ma non sono una persona senza un sogno!». Julio — questo il nome di fantasia che concordo con l’amico che mi sta raccontando la sua storia — ha 55 anni, il volto buono, i tratti tipicamente andini. Viene, infatti, da Lima, in Perù. I suoi modi gentili attraggono chi gli rivolge la parola e, dopo averlo conosciuto alla Messa dei e con i poveri promossa ogni primo sabato del mese dal nostro giornale, gli chiedo se sia possibile fargli alcune domande. Nel suo paese è stato un attore professionista di teatro, cinema e televisione, con anche un diploma di pedagogia dello spettacolo. Ha interpretato un ruolo importante nel Pantaleón e le visitatrici, tratto dal romanzo di Mario Vargas Llosa, per più edizioni è stato Gesù nella versione sudamericana di Jesus Christ Superstar, più di 30 spettacoli per bambini e tanto altro. Il suo sogno è quello di tornare a recitare anche qui in Italia, a Roma, ma per essere pronto c’è ancora bisogno di imparare bene l’italiano. Julio, però, non si tira indietro e per il momento non disdegna di fare il badante.

«Per me si tratta di cominciare una nuova vita, tutto da capo. Sono arrivato in Italia il 21 giugno del 2024, proprio lo stesso giorno in cui, nel 2011, è mancata mia moglie, dopo una lunga lotta contro un tumore. Era nata quello stesso giorno: non può essere solo una coincidenza». Julio sente di essere guidato dall’anima della donna che ha tanto amato: è lei che gli sta indicando la via per ricominciare.

Dopo tanto dolore, adesso gli sembra di vivere un miracolo. Vorrebbe sistemarsi, mettere in regola i documenti e guadagnare a sufficienza per potersi permettere una casa e far venire in Italia anche sua madre affinché non resti sola. «Adesso — mi racconta Julio — pernotto nel dormitorio di Casa Serena a Largo Preneste. Prima sono stato dalle suore di Madre Teresa in via dei Penitenzieri, ma per giorni ho dormito per strada, sotto il colonnato di San Pietro. Posso assicurarti che il primo giorno ti sembra facile, ma quando le notti aumentano, ti inizia a far male la schiena e capisci che è dura restare senza un tetto, soprattutto d’inverno».

Chiedo a Julio cosa pensa degli italiani e in particolare degli abitanti di Roma. «Non mi piace — risponde — quando alzano troppo il tono della voce o ti passano le cose gettandotele addosso, che sia una penna o un panino. Oppure quando maledicono un’ambulanza che corre a sirene spiegate senza pensare che dentro c’è una persona sofferente che, forse, sta morendo».

Però questi sono solo gli atteggiamenti di alcuni, poi ci sono persone di grande umanità. Julio è diventato amico di padre Stefano di San Gregorio vii, di alcuni dei volontari… e ammira molto la capacità di fra’ Agnello di parlare al cuore delle persone durante le sue omelie. «Quando lo ascolto — confida — mi sembra di essere lì solo io e che si stia rivolgendo proprio a me».

Anche il cardinale Krajewski lo riconosce e lo chiama “il peruviano”. Recentemente, in occasione dello spettacolo su Bernadette di Lourdes all’Auditorium della Conciliazione, il cardinale lo ha presentato agli autori del musical che gli hanno detto che potrebbero ricontattarlo se scriveranno un altro recital dedicato a Frida Khalo, la famosa pittrice messicana. Julio non pone limiti alla Provvidenza.

«Penso che questo Giubileo sia una grande occasione per chiedere perdono e perdonare gli altri. Io sento di voler chiedere perdono a Dio per tutto il tempo in cui non accettavo la morte di mia moglie ed ero in collera con il Signore».

Adesso Julio riesce a dire «sia fatta la tua volontà» quando recita il «Padre Nostro», ma è un cammino che è ancora in corso e non può dirsi concluso una volta per tutte. Da parte sua, vuole dare una seppur piccola testimonianza invitando gli altri a rendere ragione della propria fede, a concretizzare nelle opere quanto si dice di credere.

È bello ascoltare Julio perché il suo entusiasmo è contagioso. Si definisce “un passeggero” insieme a tanti altri passeggeri in questa vita. Il suo consiglio agli altri amici di strada è quello di riuscire sempre a porgere un sorriso anche quando non si è al massimo, anche quando non va affatto tutto bene. «Quando ci si saluta, quando si tende la mano per chiedere qualcosa, donare un sorriso non costa nulla, ma ha un grande valore e rimane impresso in chi incontriamo».