· Città del Vaticano ·

L’abbraccio di Roman sopravvissuto alla guerra

 L’abbraccio di Roman sopravvissuto alla guerra  ODS-029
01 marzo 2025

di Salvatore Cernuzio

Le ustioni causate da un missile russo sul 45 per cento del suo corpo per il piccolo Roman Oleksiv non sono più motivo di dolore né di vergogna. Le porta, anzi, con fierezza, ma lo faceva già anche quando era costretto a indossare maschera, guanti e tuta di compressione per ridurre al minimo le cicatrici e il dolore che gli davano le sembianze quasi di un super eroe. D’altronde, un po’ lo è un super eroe questo bambino che a 7 anni è sopravvissuto ad un attacco mortale — quello del 14 luglio 2022, al centro ucraino di Vinnycja con missili da crociera “Kalibr” — che ha ucciso 28 persone e ne ha ferite più di duecento. Tra loro, Roman e sua madre, morta in seguito all’attacco. Lui, invece, ha riportato ustioni di quarto grado sulla schiena.

Il bimbo, 10 anni, il 3 febbraio è arrivato in Vaticano dove ha abbracciato Papa Francesco per la terza volta. La prima era stata il 6 dicembre 2023, durante il baciamano dell’udienza generale in Aula Paolo vi, quando ha consegnato al Pontefice una lettera e poi si è alzato di scatto, con i suoi guanti e la sua maschera integrale azzurra, e si è stretto al collo di Francesco. La seconda è stata il 25 maggio 2024 durante la Giornata mondiale dei bambini.

Roman è stato ricevuto in udienza con la delegazione di “Alliance Unbroken Kids”, iniziativa nata ufficialmente a Roma in occasione del Summit internazionale sui diritti dei minori che si è svolto in Vaticano all’inizio di febbraio. Ne fanno parte la Confederazione nazionale delle Misericordie d’Italia, la Fondazione Unbroken, che si occupa di dare sostegno alle persone coinvolte nel conflitto in Ucraina, e la Fondazione 5P Europe, movimento che promuove la pace nel mondo.

Il Papa ha ricevuto il gruppo nell’Auletta dell’Aula Paolo vi. A Francesco i diversi rappresentanti dell’Alleanza hanno mostrato un video dal pc con i progetti, hanno poi portato libri e disegni. Roman, invece, non aveva niente in mano, ma aveva solo le sue mani, libere dai guanti, e il suo volto, finalmente scoperto, che non ha esitato a poggiare sulla spalla del Papa.

Un fotogramma di grande commozione considerando che, per le condizioni in cui è arrivato da Vinnycja alla First Lviv Territorial Medical Association, clinica con una delle più grandi unità ustionati nell'Ucraina occidentale, il bambino non sembrava che sarebbe sopravvissuto. Lo dicevano anche i medici che lo hanno preso in cura e lo hanno subito ricoverato in terapia intensiva. In Germania, nell’ospedale universitario di Dresda, dove era stato trasportato da una squadra di paramedici, Roman Oleksiv ha subito operazioni tre volte a settimana: rimozione dei tessuti non vitali, sostituzione del timpano, trapianti di pelle. A Dresda ha aperto piano piano gli occhi e ha mosso i primi passi. Da allora non si è più fermato. E dall’Ucraina Roman è tornato a Roma e con la sua sola presenza, con la sua stessa vita e con la spontaneità di gettarsi al collo del Papa, restituisce speranza a tanti coetanei ancora vittime di quella che il Papa ha denunciato come la “criminalità della guerra”.