
di Felicita Pistilli e Fabrizio Salvati
Il nostro pellegrinaggio giubilare continua. Una molisana, trapiantata nella capitale, e un romano doc: insieme, questa volta per varcare la Porta Santa della Basilica di San Giovanni in Laterano. Siamo in un luogo simbolo di Roma, il cuore della fede cittadina.
Questa, che è una Arcibasilica — e il termine già ne sottolinea l’importanza —, è la chiesa «madre e capo di tutte le chiese nell’Urbe e nel Mondo», come ricorda l’iscrizione sulla facciata. È la sede vescovile del Papa. Non a caso, se l’elezione del Pontefice avviene in Vaticano, qui a San Giovanni in Laterano avviene la celebrazione della presa di possesso che rende il pontefice a tutti gli effetti Vescovo di Roma e successore dell’apostolo Pietro.
La Basilica venne consacrata all’inizio del iv secolo da Papa Silvestro i che la dedicò al Santissimo Salvatore. Successivamente, nel ix secolo, Papa Sergio iii le diede anche il titolo di San Giovanni Battista, al quale, nel xii secolo, Lucio ii aggiunse quello di San Giovanni Evangelista.
Il complesso architettonico comprende anche il palazzo (Patriarchio), che fu per tutto il Medioevo la residenza dei Pontefici. Solo nel 1377, dopo il periodo avignonese, la residenza venne trasferita in Vaticano. Oggi il palazzo ospita il cardinale Vicario del Papa e gli uffici, compresi quelli della Caritas di Roma, che coadiuvano il Pontefice nel governo della diocesi.
Dal passato, vogliamo recuperare una curiosità, utile a sottolineare, ancora una volta, l’importanza di questa chiesa. Qui, nel portico — ora invece è ai Musei Vaticani —, era custodito un trono in marmo rosso detto “stercolario”. Il nome deriva dall’antifona cantata durante la cerimonia di incoronazione papale e tratta dal Salmo 112: De stercore erigens pauperem, ovvero: Sollevando il povero dal letamaio. Una frase che ci sembra particolarmente significativa in questo Giubileo della Speranza, perché rimette al centro quelle persone che cercano di ricostruire la propria vita, dopo che questa è stata travolta dalle difficoltà.
La Basilica non solo è simbolo di Roma, ma si trova anche in un quartiere di romanità autentica. Queste non sono solo le strade dei turisti. Arrivare qui significa mescolare riti religiosi e rituali cittadini, come il famoso “concertone” del primo maggio.
Mentre passiamo la Porta Santa, non possiamo fare a meno di pensare a tutto questo, alla storia di ieri e alla storia di oggi e di sentire profondamente la dimensione locale e al tempo stesso universale che appartiene alla Chiesa di Roma. Non è un caso che ci ritroviamo a fianco di un folto gruppo di pellegrini arrivati dalla Polonia e, poi, seduti sul sagrato, incontriamo oltre duecento giovani spagnoli che ci chiedono di far loro una foto ricordo.
Anche in questa giornata, dunque, proseguiamo il nostro viaggio con gli occhi di chi cerca una porta a cui bussare, anche in questa parte di Roma. Ogni porta che si apre e accoglie è già di per sé speranza.
Percorriamo via di San Giovanni in Laterano, all’interno di un triangolo avente per vertici le basiliche di San Giovanni, di San Clemente e dei Santi Quattro Coronati, e al numero 65 troviamo un centro d’ascolto che si chiama come il civico. Eccoci davanti a un’altra porta santa, un uscio che quasi non si nota, un luogo, però, capace di dare tante risposte.
Chi arriva qui trova, innanzitutto, un aiuto materiale: una volta alla settimana, i volontari distribuiscono pacchi alimentari e vestiti.
Come sempre, il nostro è un racconto in cui le persone si guardano negli occhi, prima delle mani tese, c’è la voglia di conoscere l’altro. Nessuno deve sentirsi fantasma nella propria città. Questo centro offre anche assistenza sanitaria, consulenza legale e burocratica per la ricerca di un lavoro; ci sono servizi alla persona, come un parrucchiere unisex, ma anche corsi di italiano e di inglese. E poi c’è quello che non ti aspetti: una biblioteca fornitissima, che ti offre la possibilità di immergerti nella bellezza della cultura e, tra gli scaffali, si trova anche la raccolta completa del nostro giornale.
Al “civico 65”, la speranza passa anche da storie come questa: chi oggi è volontario in biblioteca, era arrivato qui — anni addietro — per chiedere aiuto, ora, che ha ricomposto i pezzi della propria esistenza, ricambia la solidarietà.
Restando sempre su via di San Giovanni in Laterano, poco più avanti, incontriamo la casa-famiglia San Paolo vi, che accoglie donne in difficoltà, anche ragazze madri. Braccia spalancate che sono anche il racconto di una metropoli frenetica che non dimentica la sua umanità. Ognuno di questi luoghi è un simbolo per tutta la città, non solo per chi ha bisogno: riscoprirsi solidali, anche questo è speranza.
In questa zona, c’è anche uno degli ospedali più importanti della città. Questo, dunque, è anche un crocevia di storie di sofferenza: ma l’altra faccia del dolore è la cura. Anche l’ingresso dell’ospedale è dunque un’altra porta santa, dove si costruisce la speranza. Ci sono medici e infermieri a risanare ferite e ricostruire sorrisi.