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Sudan: a causa della guerra Onu e ong costrette a interrompere la distribuzione di aiuti a 500.000 sfollati nel campo di Zamzam, nel Nord Darfur

Danni collaterali

Displaced Sudanese, who fled the Zamzam camp, gather near the town of Tawila in North Darfur on ...
27 febbraio 2025

Un’escalation di violenza che non ha lasciato scelta alle agenzie umanitarie internazionali: nel campo per sfollati di Zamzam, nei pressi di El Fasher, in Sudan, la distribuzione di aiuti salvavita e l’assistenza nutrizionale sono state sospese per motivi di sicurezza. A rischio, al momento le circa 500.000 persone ospitate nell’accampamento, già colpito dalla carestia, e sempre più esposte ai “danni collaterali” di quasi due anni di guerra. Si tratta di una parte degli sfollati del conflitto — scoppiato il 15 aprile 2023, nel mezzo di una lotta di potere tra l’esercito sudanese e i paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf) — che ha costretto più di 12 milioni di persone a lasciare le loro case e metà dei sudanesi, 24,6 milioni di abitanti, a soffrire la fame acuta.

L’interruzione dei servizi umanitari essenziali è stata comunicata ieri dal World Food Programme, il Programma alimentare mondiale dell’Onu (Wfp/Pam), a poche ore da un analogo provvedimento che anche gli operatori di Medici senza frontiere (Msf) sul terreno sono stati costretti ad adottare a causa dell’intensificarsi dei combattimenti all’interno e nei dintorni del campo nel Nord Darfur. Msf ha riferito di scontri tra i paramilitari, che «hanno intensificato la loro offensiva nelle ultime settimane e lanciato attacchi contro il campo di Zamzam», e un gruppo di forze congiunte, perlopiù movimenti armati alleati con l’esercito sudanese. Gli ultimi attacchi al campo sfollati sono stati denunciati e condannati pure da Amnesty International, che ha evidenziato «l’urgente necessità di una reale pressione internazionale» affinché le parti in conflitto cessino di prendere di mira i civili e fermino la guerra. (giada aquilino)