
Azioni e impegni coraggiosi verso
un disarmo completo ed equilibrato
È «ingannevole» e allo stesso tempo «controproducente» supporre che la pace e la sicurezza di alcuni possano prevalere su quelle di tutti, universali. Utilizza le parole di Papa Francesco, del quale porta i «cordiali saluti», l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali, per riaffermare l’impegno della Santa Sede a lavorare con «azioni coraggiose» che portino ad un «disarmo generale, equilibrato e completo». L’occasione è la conferenza annuale sul tema, oggi a Ginevra. Il presule apre il suo intervento evidenziando lo «stallo» che ha caratterizzato i lavori al riguardo negli ultimi anni, impedendo l’adozione di nuovi «strumenti multilaterali per il disarmo». Un blocco che stride con l’importanza del tema, che interessa tutti i popoli del mondo, i quali, afferma, hanno «il dovere, oltre al diritto» di partecipare ai negoziati.
La prima istanza sollevata è quella delle armi nucleari. La loro «minaccia di annientamento totale» è incompatibile con la costruzione della pace. Il continuo ammodernamento e l’espansione di tali arsenali si accompagnano a una crescente escalation di «retorica e minacce sul loro impiego». Diventa quindi fondamentale avviare negoziati per ridurre ed eliminare «l’immorale», così l’ha definita Francesco, produzione e detenzione di armi nucleari. Tra le riflessioni proposte, anche quella sull’Intelligenza Artificiale: al riguardo giunge un monito sul suo utilizzo «nell’immensa tragedia della guerra». L’arcivescovo conclude rilanciando l’appello del Papa a ridurre le spese militari, destinando una percentuale fissa alla creazione di un Fondo mondiale per l’eliminazione della fame e il sostegno all’istruzione e allo sviluppo sostenibile nei Paesi più poveri, con un’attenzione particolare alla lotta al cambiamento climatico. Perché la via da seguire è quella di una «logica dell’incontro», che rifiuti quella «dello scontro».
La diplomazia della speranza
di Papa Francesco cura per il mondo diviso
«La diplomazia della speranza», tanto cara al Papa, è un messaggio vitale e curativo per affrontare le fratture e le divisioni internazionali, rispondendo alle violazioni di diritti fondamentali e all’esigenza di ““tangibili segni” di fiducia “nei tempi che viviamo”. Il segmento di alto livello della 58ª sessione ordinaria del Consiglio dei diritti umani, a Ginevra, ha rappresentato l’occasione per l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali, di rilanciare alcune delle principali istanze sollevate da Francesco durante il suo pontificato. Il presule ha introdotto il suo discorso con l’immagine del Giubileo di speranza contrapposta a un mondo «alle prese con la tragedia di numerosi conflitti, crisi globali e continue violazioni dei diritti umani». L’intervento si è sviluppato intorno al diritto alla vita, il «prerequisito per lo sviluppo di tutti gli altri diritti umani». Come già sottolineato da Francesco, «nessun bambino è un errore o colpevole di esistere, così come nessun anziano o malato può essere privato di speranza e scartato».
L’auspicio della Santa Sede per il 30° anniversario della Conferenza mondiale delle donne di Pechino è che esso diventi occasione per celebrare i “doni” unici delle donne e «sostenere la vocazione alla maternità». Gallagher ha ripreso l’appello del Papa per l’abolizione universale della pena di morte e ha rilanciato la proposta di cancellare il debito degli Stati poveri, sottolineando come quasi la metà della popolazione mondiale» viva «in Paesi che spendono più per il rimborso» di tale deficit «che per salute ed educazione». Un altro tema affrontato è stato quello della mancata libertà religiosa, definita «ostacolo alla pace duratura e allo sviluppo integrale». Oggi circa 380 milioni di cristiani sono perseguitati per la loro fede, ha concluso il segretario vaticano, auspicando una libertà che comprenda tutte le confessioni.