Alle radici della fede

di Isabella Piro
Valencia e Roma distano, tra loro, quasi 1.700 km. Eppure è come se i circa duecento pellegrini dell’arcidiocesi spagnola che in questi giorni hanno raggiunto l’Urbe in occasione del Giubileo, fossero riusciti ad annullare la distanza. Uniti nella preghiera tra il 19 e il 23 febbraio hanno attraversato la Porta Santa delle quattro basiliche papali (San Pietro, San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e San Paolo fuori le Mura), confermati nella fede e rinnovati nella speranza. A guidarli, è stato l’arcivescovo Enrique Benavent Vidal, accompagnato dai due ausiliari, i vescovi Fernando Enrique Ramón Casas e Arturo Javier García, insieme a don Juan Melchor Seguí Sarrió, vicario arcidiocesano per l’Evangelizzazione e delegato per l’Anno Santo.
«Il pellegrinaggio a Roma — racconta quest’ultimo ai media vaticani — è stato un momento di grande gioia, e di grande speranza per tutti. Ma ha significato anche un grande rinnovamento: ora spetta a noi trasmettere agli altri ciò che abbiamo appreso sulle tombe degli apostoli Pietro e Paolo».
Naturalmente, in questi giorni il cuore e le preghiere dei fedeli di Valencia sono stati e sono ancora rivolti a Papa Francesco, ricoverato al Policlinico Gemelli. «Abbiamo tenuto ben presente il Santo Padre durante tutto il nostro pellegrinaggio — prosegue il sacerdote —. Ovviamente ci è mancato l’incontro con lui, perché avevamo programmato di partecipare all’udienza generale del 19 febbraio, ma tutto questo ci ha portato a pregare ancora di più per la sua salute. D’altronde, il Santo Padre chiede sempre preghiere e noi abbiamo elevato intenzioni speciali per la sua guarigione, affinché possa tornare alla sua missione di pastore della Chiesa universale. A lui, in questo momento di sofferenza, vanno il nostro affetto e la nostra solidarietà».
Il prete valenciano ripercorre, poi, il passaggio della Porta Santa delle basiliche papali, seguito dalla celebrazione dell’Eucaristia: «Pregare sulle tombe degli apostoli Pietro e Paolo, così come ai piedi dell’icona mariana della Salus populi romani e della cattedra del vescovo di Roma ha rappresentato un momento di incontro con le radici della nostra fede». Parole che fanno eco a quelle pronunciate dall’arcivescovo Benavent durante le celebrazioni: «Il pellegrinaggio è un’esperienza di Chiesa e la Chiesa è come un popolo di fratelli che camminano insieme, sentendosi membri della stessa famiglia di fede, accompagnati da Maria e guardando a Gesù».
Non sono mancate, durante il pellegrinaggio, le preghiere per tutte le persone colpite dalla terribile alluvione Dana che, lo scorso ottobre, ha travolto in particolar modo il territorio di Valencia, provocando oltre 220 vittime e lasciando dietro di sé una scia di morte e distruzione. «Abbiamo pregato per tutti coloro che hanno perso la vita e per quanti stanno ancora patendo le conseguenze di questa grave calamità naturale — sottolinea don Seguí Sarrió —, affinché non dimentichiamo coloro soffrono e continuiamo a essere solidali, aiutandoli materialmente e spiritualmente».
«Siamo anche molto grati — aggiunge il delegato per il Giubileo — per tutto ciò che il Santo Padre ha fatto quando Dana si è abbattuta su Valencia». Una tragedia ricordata più volte da Francesco all’Angelus del 1° e del 3 novembre scorsi, nonché all’udienza generale del 6 novembre, all’inizio della quale ha voluto pregare davanti all’immagine della Virgen de los Desamparados, patrona della città spagnola.
Il bilancio del pellegrinaggio è comunque molto positivo, conclude il sacerdote, soprattutto per la grande partecipazione dei fedeli: «Speriamo — conclude — che possa portare abbondanti frutti di conversione e spiritualità alla nostra arcidiocesi».