La forza inarrestabile

di Benedetta Capelli
Raccogliere il grido della “martoriata Ucraina”, assistere un popolo che soffre e scappa dalla guerra. Stare accanto alle donne rimaste sole con i figli da accudire, piangere insieme a loro la morte dei mariti, dei parenti, di tanti fratelli che non hanno avuto nemmeno una degna sepoltura. Quanti risvolti dolorosi ci sono in un conflitto e quanto desiderio di andare per portare vicinanza e aiuto. È con questo spirito che Papa Francesco ha inviato in Ucraina il cardinale Konrad Krajewski, Elemosiniere pontifico. Dal cuore della Santa Sede sono partiti cibo, materiale sanitario, alimenti in scatola e dopo oltre duemila km sono arrivati a destinazione.
A volte lo stesso porporato ha guidato i mezzi da donare agli ospedali che ne avevano bisogno. È il caso di tre ambulanze attrezzate come centri mobili di rianimazione, determinanti per il primo soccorso e per eseguire esami medici. La prima era stata benedetta da Papa Francesco a fine marzo 2022 e poi consegnata dal cardinale Krajewski a Leopoli, nel suo secondo viaggio in Ucraina. Il primo era stato compiuto insieme al cardinale Michael Czerny, Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Il 6 marzo 2022, a dieci giorni dall’inizio dell’offensiva militare delle forze armate della Federazione Russa in Ucraina, infatti Papa Francesco dopo numerosi appelli per far cessare le ostilità annunciava all’Angelus una missione congiunta dei due porporati «per servire il popolo, per aiutare». La loro presenza, aveva affermato, è quella «non solo del Papa, ma di tutto il popolo cristiano che vuole avvicinarsi e dire: La guerra è una pazzia! Fermatevi, per favore! Guardate questa crudeltà».
Da allora il Dicastero per il Servizio della Carità, su mandato di Francesco, non ha più smesso di soccorrere la popolazione in difficoltà. Krajewski ha anche rischiato in prima persona quando nel settembre 2022 nel portare aiuti nella regione di Zaporizhzhia viene raggiunto da colpi d’armi da fuoco. Nonostante la paura le missioni non si fermano, si continua a portare soccorso, viveri, rosari e la benedizione di Francesco perché nessuno si senta solo. Il cardinale Krajewski prega davanti ai tanti corpi sepolti nelle fosse comuni a Izyum; l’immagine di lui in ginocchio è l’immagine di una Chiesa che soffre in silenzio insieme al popolo ucraino. Una Chiesa che però non smette di sporcarsi le mani e anche da Roma offre il suo sostegno, portando cibo in scatola, latte e medicinali presso la Basilica di Santa Sofia, il luogo di culto degli ucraini che vivono nella capitale.
Dall’inizio del conflitto oltre 260 tir, guidati da tanti autisti che si mettono in fila anche 8 ore prima di entrare in Ucraina, partono da qui per arrivare nel Paese e assistere le Caritas locali che offrono tutto l’impegno possibile nel dare pasti caldi, vestiti e anche assistenza psicologica perché la guerra lascia traumi importanti soprattutto sui bambini. La solidarietà diventa un fiume in piena, soprattutto la Polonia accoglie chi passa il confine anche a piedi, in una marcia disperata verso un luogo sicuro. Nel duro inverno che si avvicina, è urgente trovare i generatori di corrente elettrica, vitali per la quotidianità delle persone e degli ospedali che senza elettricità non possono offrire aiuto. L’Elemosineria apostolica si mobilita ancora una volta, lancia anche una raccolta fondi per acquistare magliette termiche per resistere a temperature glaciali e in poco tempo l’obiettivo di raccogliere 100.000 euro viene ampiamente superato. È una generosità che offre speranza, anche a distanza di tre anni dall’inizio del conflitto, e che contrasta il buio di una guerra che fa solo male.