
22 febbraio 2025
di Antonio Tarallo
Paul Claudel, ed è subito poesia. Già il nome e il cognome, pronunciati insieme, ne hanno tutto il suono, una rarefatta atmosfera che porta il lettore a confrontarsi con l’arte poetica. I versi dello scrittore e diplomatico francese morto a Parigi 70 anni fa, hanno proprio quel fascino — tipico della poesia — che non conosce tramonto. Una sua parola diviene così luce che trapassa il cuore e tutto l’essere. Ed è stata proprio la luce di Dio a colpire l’anima poetica di Claudel.
Lo narra lui stesso: «Ero in piedi tra la folla, vicino al secondo pilastro rispetto all’ingresso del coro, a destra, dalla parte della sacrestia. In quel momento capitò l’evento che domina tutta la mia vita. In un istante il mio cuore fu toccato e io credetti». E ancora più avanti descrive ...
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