«Protesta, chiamata, grido

«L’arte non è un lusso, ma una necessità dello spirito. Non è fuga, ma responsabilità, invito all’azione, richiamo, grido». Le parole del Papa all’omelia per il Giubileo degli artisti fanno tornare alla mente quello che lo stesso Francesco rivolse il 27 maggio del 2023 ai partecipanti al Convegno promosso da «La Civiltà Cattolica» con la Georgetown University: «L’arte è un antidoto contro la mentalità del calcolo e dell’uniformità; è una sfida al nostro immaginario, al nostro modo di vedere e capire le cose. E in questo senso lo stesso Vangelo è una sfida artistica, con una carica “rivoluzionaria” che voi siete chiamati a esprimere grazie al vostro genio con una parola che protesta, chiama, grida. Oggi la Chiesa ha bisogno della vostra genialità, perché ha bisogno di protestare, chiamare e gridare». Questi tre verbi ripetuti due volte ricordano quale sia la missione degli artisti per Francesco, donare al mondo una parola di senso, una parola che inevitabilmente “protesta, chiama, grida”, proprio come canta il poeta polacco Czesław Miłosz nell’ultimo verso della poesia, Il senso, che vogliamo riprodurre per intero:
– Quando morirò vedrò la fodera del mondo.
L’altra parte, dietro l’uccello, la montagna, il tramonto.
Il vero significato che vorrà essere letto.
Ciò ch’era inconciliabile si concilierà.
E sarà compreso ciò ch’era incomprensibile.
– Ma se non c’è una fodera del mondo?
se il tordo sul ramo non è affatto un segno
ma solo un tordo sul ramo, se il giorno e la notte
si susseguono senza badare a un senso
e non c’è nulla sulla terra, oltre questa terra?
Se così fosse, resterebbe ancora la parola
suscitata una volta da effimere labbra,
che corre e corre, messaggero instancabile,
nei campi interstellati, nei vortici galattici
e protesta, chiama, grida.
A.M.