· Città del Vaticano ·

I pellegrinaggi giubilari dell’arcidiocesi di Benevento e della diocesi di Viterbo

A Roma per essere più vicini a Francesco

 A Roma per essere più vicini a Francesco  QUO-040
18 febbraio 2025

di Lorena Leonardi

«Questo pellegrinaggio è stato non un “andare verso” ma più un “accompagnare”. Sapevamo che il Papa non sarebbe stato presente e dunque non lo avremmo incontrato, ma spiritualmente lo abbiamo portato con noi fin dall’inizio». Il vescovo di Viterbo, monsignor Orazio Francesco Piazza, ha guidato nell’Urbe circa duemila fedeli provenienti dalla diocesi dell’alto Lazio. Oltre 35 i bus con i pellegrini accompagnati dai parroci e anche da numerosi sindaci del territorio. Insieme a loro, oltre 2700 quelli giunti da Benevento, accompagnati dai loro parroci e dall’arcivescovo metropolita Felice Accrocca, si sono ritrovati sabato scorso nella basilica vaticana.

Il ricovero del Santo Padre al Policlinico Gemelli, con la conseguente cancellazione dell’udienza giubilare, ha reso necessario un piccolo cambiamento di programma: i pellegrini hanno prima attraversato la Porta Santa in San Pietro, poi padre Enzo Fortunato, presidente del Pontificio comitato per le Giornata mondiale dei bambini, ha pronunciato nella basilica vaticana una catechesi, nel corso della quale ha invitato a pregare per la salute del Pontefice.

Al termine, la celebrazione eucaristica è stata presieduta sull’altare della confessione dal cardinale Fortunato Frezza canonico di San Pietro, e concelebrata oltre che dai due presuli alla guida dei pellegrinaggi diocesani Accrocca e Piazza, dall’arcivescovo Fabio Fabene, segretario del Dicastero delle cause dei santi, e dal vescovo Lino Fumagalli, emerito di Viterbo. Ha animato il rito il coro diocesano di Benevento, diretto dal maestro Daniela Polito.

Se in un primo momento l’assenza del Pontefice ha suscitato smarrimento e preoccupazione tra i fedeli, alla partenza per Roma non ha rinunciato nessuno.

I campani in viaggio da Benevento erano felici di poter «assicurare vicinanza e preghiera», ha raccontato ai media vaticani monsignor Accrocca, ma anche di vivere comunque il Giubileo. Che «dura un giorno» in senso esperienziale ma «matura come un frutto nel terreno diocesano» successivamente, ha evidenziato il vescovo Piazza, auspicando «la rigenerazione della grazia della misericordia» e una «nuova tessitura delle trame sociali secondo la luce del Vangelo. Ce ne è molto bisogno».