
15 febbraio 2025
di Eraldo Affinati
Il volto di Fabietto era devastato, la pelle butterata, la fronte troppo alta, lo sguardo leggermente asimmetrico; per il resto, se l’avessi visto da dietro, avrebbe potuto sembrarti un ragazzo fisicamente ordinario, poi però bastava che si voltasse per guardarti in faccia e tutti i nodi della sua vita venivano al pettine: non esistevano nessi logici fra i pensieri che formulava e le azioni nelle quali s’impegnava. Si muoveva a scatti con scarti laterali inefficaci, come trascinando una parte del corpo non allineata. Che storia, ragazzi! Per chi avesse voluto indagare meglio, fra natura e cultura, destino e libero arbitrio, sarebbe stato una cosa da perderci la testa.
Sulle schede sanitarie le definizioni che sin da bambino lo avevano accompagnato corrispondevano sempre alle stesse, fra cerebroleso e ...
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