· Città del Vaticano ·

L’ordinazione episcopale
di monsignor Carlo Maria
Polvani segretario
del Dicastero per la Cultura
e l’Educazione

 L’ordinazione episcopale di monsignor Carlo Maria Polvani  segretario del Dicastero per la Cultura ...
15 febbraio 2025

«Quando sono debole, è allora che sono forte». La nota affermazione di san Paolo (2 Cor 12, 10) è stato l’implicito “file rouge” dell’intera celebrazione per l’ordinazione episcopale di monsignor Carlo Maria Polvani, arcivescovo titolare di Regie e segretario del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, che si è svolta ieri pomeriggio presso la parrocchia di San Damaso nel quartiere gianicolense di Roma.

Il rito è stato presieduto dal cardinale prefetto del Dicastero José Tolentino de Mendonça, accompagnato dal cardinale Giuseppe Bertello e dal vescovo Paul Tighe, co-consacranti. Tra i tanti concelebranti, anche i cardinali Ravasi e Coccopalmerio e gli arcivescovi Pagazzi e Celli. Nella sua toccante omelia il cardinale de Mendonça ha preso lo spunto dal versetto della prima lettura, quando il profeta Geremia esclama «Ahimé, Signore Dio!» (1, 6). In quell’Ahimé, ha detto il porporato, «sono in gioco le emozioni, il brivido e la sorpresa che ci scuote quando leggiamo la nostra piccola storia davanti alla grandezza della rivelazione che ci giunge da parte del Signore». Su questa piccolezza e fragilità il celebrante si è soffermato parlando «dell’insufficienza delle nostre forze» e dei «sussulti della carne e dell’anima che portiamo tatuati in noi. Guardando a noi stessi con realismo, non è difficile che veniamo scossi da un “sisma emotivo”». Al contempo il cardinale ha ricordato la forza di «una promessa che ci è rivolta» per cui quell’esclamazione si rivela in controluce «non una debolezza o un ostacolo, ma un continuo approfondimento della vita spirituale e un impegno concreto nella missione».

Da parte sua monsignor Polvani, nel saluto finale, ha parlato della sfida interiore che ogni presbitero vive nella propria vita per cui «noi sacerdoti abbiamo bisogno di un aiuto speciale. La vocazione è un processo esistenziale complesso, difficile da spiegare, almeno a livello concettuale. Noi preti avvertiamo, nell’intimo del nostro cuore, una specie di inquietudine che non viene da noi, ma che è in noi e che diventa parte di noi. E voi battezzati ci aiutate a vivere la nostra vocazione e a vivere con la nostra vocazione».