· Città del Vaticano ·

Il 31 o Stormo dell’Aeronautica militare italiana al Giubileo delle Forze armate, di polizia e di sicurezza

Portare in volo la speranza

 Portare in volo la speranza  QUO-036
13 febbraio 2025

di Cecilia Seppia

Li chiamano “gli angeli del cielo” perché sfrecciano tra le nuvole lottando contro il tempo, ma nessuno più di loro ha i piedi ben piantati a terra e la testa attaccata al collo. Sì, perché per salvare persone in giro per il mondo, per trasportare pazienti — spesso bambini — che si trovano in imminente pericolo di vita, che sono in attesa di un trapianto di organi o coinvolti in situazioni di alto rischio, dovuto a un’alluvione, un terremoto o una qualche altra catastrofe naturale, i piloti del 31° Stormo dell’Aeronautica Militare italiana di stanza a Ciampino sono addestrati non solo a volare ma ad agire con estrema lucidità e rigore.

«Dietro il nostro operato c’è una regia complessa e un fortissimo lavoro di squadra, niente è lasciato al caso, a noi è affidato il compito e il privilegio di custodire la vita», dice Marco Angori che di questo reparto è il comandante.

Sulla sua scrivania, il colonnello, classe 1977, ha la foto di una bimba di pochi mesi che sorride nonostante la cannula tracheale: è stata scattata durante uno degli innumerevoli viaggi fatti per il trasporto urgente di pazienti pediatrici e non che versano in gravi condizioni e necessitano di cure mediche imminenti, pena la morte. «Il primo impatto di quando si vede questa immagine è molto violento — racconta Angori —, ferisce; perché rappresenta il dramma della sofferenza in quel corpo minuscolo. Poi però, se si guarda bene il viso c’è anche un accenno di sorriso, seppure lieve, e in quel sorriso si può leggere tutta la forza della speranza. E secondo me è proprio questo l’aspetto che caratterizza la nostra attività, perché noi in qualche modo, accogliamo questa sofferenza e cerchiamo di trasformarla in speranza», la grande virtù che il Papa ha voluto al centro di questo Giubileo.

Correndo, anzi volando contro il tempo, la flotta aerea del 31° Stormo 24 ore su 24, di notte e di giorno e in ogni condizione di visibilità, solca i cieli per missioni come questa, salvando la vita a centinaia, anzi migliaia di persone. «Io questa foto — prosegue il comandante — cerco di farla vedere a tutti i nuovi assegnati al nostro gruppo, proprio perché devono comprendere da subito l’enorme senso di responsabilità che hanno e il fatto che è un gioco di squadra perfettamente sincronizzato anche con il personale di terra. Attraverso il trasporto sanitario d’urgenza e quello umanitario, in qualche modo rappresentiamo in prima persona lo Stato che spesso viene visto un po’ distante dal cittadino. Invece noi nel momento più difficile e delicato della vita di una persona — immagini un genitore di fronte alla sofferenza, alla malattia del proprio figlio — abbiamo un ruolo fondamentale anche nel costruire la fiducia dei cittadini nei confronti dello Stato stesso. Quindi non solo le manovre di salvataggio ma anche le parole che i nostri equipaggi usano, i gesti, i sorrisi di conforto, esercitano sicuramente un’influenza notevole e di questo dobbiamo essere consapevoli perché significa assumersi una grande responsabilità. Ma ad essa, si accompagna anche un privilegio che è quello di salvare vite umane, che poi da sempre è la cifra che caratterizza questo Stormo ma anche altri reparti come la 46a Brigata aerea di Pisa, il 14° Stormo di Pratica di Mare e il 15° Stormo di Cervia».

Più volte il Papa incontrando delegazioni dell’Aeronautica Militare italiana, che a ben vedere è molto più delle meravigliose acrobazie delle Frecce Tricolori o del boato assordante dei caccia Eurofighter, ha definito i piloti «custodi della vita, della giustizia e della pace» e il Giubileo delle Forze armate, appena celebrato con il pellegrinaggio alla Porta Santa e la Messa presieduta dal Pontefice in piazza San Pietro davanti a oltre 40mila uomini e donne in uniforme provenienti dai cinque Continenti, è stato occasione per rinnovare questi “voti” di servizio non alle armi, ma alla pace vera, alla fratellanza umana, e alla giustizia.

«Il Giubileo oltre che un momento di preghiera — prosegue Angori — è anche sicuramente un’opportunità per una riflessione profonda su quelli che sono temi cruciali per l’umanità di fronte all’orrore della guerra. Perciò come Forze armate abbiamo partecipato a questo momento, portando quello che è il nostro bagaglio di valori, di esperienze, ma soprattutto il nostro spirito di servizio in favore della comunità, per ridare speranza e favorire fiducia anche tra i popoli. In questa stagione di crisi globale che stiamo vivendo, l’Aeronautica Militare italiana è impegnata in numerose attività per salvaguardare e ripristinare la pace in tantissime aree a rischio, Gaza compresa, e lo facciamo portando appunto aiuti umanitari, cibo, acqua, medicine, beni di prima necessità a chi ha perso tutto, e a volte anche pagando con il prezzo della vita, come fu per i 13 militari italiani, aviatori della 46a Brigata di Pisa uccisi a Kindu in Congo, durante un trasporto umanitario sotto l’egida dell’Onu l’11 novembre del 1961. La nostra storia è costellata di eventi di dolore e lutto. Ma guardando a quel sacrificio umano e all’esortazione di Papa Francesco è un rischio che dobbiamo correre».

Le ambulanze del cielo — e dunque i trasporti di pazienti, talvolta di intere équipe mediche e anche di organi — non sono la sola attività dello Stormo di Ciampino, che si occupa anche degli spostamenti in volo delle più alte cariche dello Stato e di autorità, tra cui Papa Francesco, che nei suoi viaggi brevi in Italia viene portato da un pilota e da un mezzo del 31°: un elicottero che decolla e atterra dentro le mura vaticane direttamente dall’eliporto situato nei Giardini. Realizzato nel 1976 durante il pontificato di Paolo vi, dal settembre 2015, in seguito ad un accordo tra il Governatorato e l’Ospedale Bambino Gesù di Roma, viene utilizzato anche per i bimbi gravemente malati che in questo polo pediatrico d’eccellenza — di cui tra l’altro l’Aeronautica è partner in un progetto di solidarietà e raccolta fondi — arrivano da tutta Italia e spesso anche da altri Paesi.

«È un grande impegno per noi e un privilegio poter viaggiare con Papa Francesco che ho avuto personalmente l’onore di incontrare più volte. Il Santo Padre si è sempre dimostrato molto attento, curioso e anche riconoscente, in particolar modo per quanto riguarda le attività del trasporto sanitario d’urgenza, spesso ha domandato anche se le nostre famiglie vivessero con apprensione quello che facciamo. E a tal proposito voglio ricordare anche lo sforzo e l’impatto che la nostra missione ha sui nostri, perché tutto quello che noi facciamo non è frutto di improvvisazione. C’è un dietro le quinte rigoroso, c’è l’arma che serviamo certo, c’è l’addestramento continuo ma ci sono anche sacrifici personali e soprattutto familiari. Il Giubileo è anche per loro, per le nostre mamme, papà, figli, mogli, mariti che vivono in apprensione per noi ma consapevoli del fatto che comunque tutto questo sforzo, questo sacrificio non è mai stato così necessario come adesso».