
di Leonardo Sapienza
Qualcuno ha detto che «non si può essere in comunione con Cristo se non nella misura in cui ci si mantiene in comunione con tutti gli uomini, e in particolare con i propri nemici» (J. Lasserre). È proprio l’invito che ci rivolge Gesù nel Vangelo: amare, come il Padre-Dio ci ama. Amare gratuitamente, essere sempre pronti a dare e a perdonare. In una parola: a fare il bene, e a farlo bene. Sempre e comunque. Diceva san Francesco di Sales: «Fare il bene e farlo bene è doppio bene». Noi vogliamo sempre il bene, stare bene, avere il bene; allora, dobbiamo essere disposti al bene, a fare il bene, a dare il bene. Il proverbio dice: «Chi fa bene, ha bene». Gesù suggerisce le varie sfumature per rendere una vita bella e buona: amate, fate del bene, benedite, pregate per coloro che vi maltrattano. Fate del bene senza sperare di avere il contraccambio; siate misericordiosi… Ci vuole forza per mettere in pratica questo insegnamento. Ma se non lo pratichiamo, vediamo dalle cronache di tutti i giorni dove ci portano l’egoismo, la violenza, la cattiveria, l’odio, l’esclusione… Se vogliamo contribuire a una società più umana, più solidale, sforziamoci di fare tutto il bene che possiamo, in tutti i modi che possiamo, a tutte le persone che possiamo, e sempre e fino a quando possiamo. Saper scegliere sempre il bene, può migliorare il clima sociale. E ricordiamo: siamo colpevoli del bene che non facciamo; del bene che facciamo male; del bene che impediamo di fare! Meditiamo su quanto diceva santa Caterina da Siena: «L’ora di fare il bene è subito!». Il bene fatto non si perde mai. Il bene non lo ferma nessuno. Non dimenticando la parola di san Paolo: «Non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo tempo mieteremo» (Galati 6, 9).
Il Vangelo in tasca
Domenica 23 febbraio, vii del Tempo ordinario
Prima lettura: 1 Sam 26, 2.7-9.12-13. 22-23;
Salmo: 102;
Seconda lettura: 1 Cor 15, 45-49;
Vangelo: Lc 6, 27-38.