
Venerdì 7
Una violazione gravissima dei diritti umani fondamentali |
Ci ritroviamo alla vigilia della festa di Santa Giuseppina Bakhita, che fu vittima di questa terribile piaga sociale. La sua storia ci dà tanta forza, mostrando come, nonostante le ingiustizie e le sofferenze subite, con la grazia del Signore sia possibile rompere le catene, tornare liberi e diventare messaggeri di speranza per altri che sono in difficoltà. |
La tratta è un fenomeno globale che miete milioni di vittime e non si ferma davanti a nulla.
Trova sempre nuovi modi per insinuarsi a ogni latitudine.
Di fronte a questo dramma non possiamo restare indifferenti e, proprio come fate voi, dobbiamo unire le nostre forze, le nostre voci e richiamare tutti alle proprie responsabilità, per contrastare questa forma di criminalità che guadagna sulla pelle delle persone più vulnerabili.
Non possiamo accettare che tante sorelle e tanti fratelli siano sfruttati in maniera così ignobile.
Il commercio dei corpi, lo sfruttamento sessuale, anche di bambini e bambine, il lavoro forzato sono una vergogna e una violazione gravissima dei diritti umani fondamentali.
Incoraggio tutte le organizzazioni di questa rete e i singoli che ne fanno parte a continuare ad unire le forze, mettendo al centro le vittime e i sopravvissuti, ascoltando le loro storie, prendendovi cura delle loro ferite e amplificando la loro voce.
(Saluto alla Rete “Talitha kum” in occasione dell’xi Giornata mondiale contro la tratta)
Insieme |
Come è possibile continuare a nutrire speranza davanti ai milioni di persone, soprattutto donne e bambini, giovani, migranti e rifugiati, intrappolate in questa schiavitù moderna? |
Solo sollevando lo sguardo a Cristo possiamo trovare la forza di un rinnovato impegno che non si lascia vincere dalla dimensione dei problemi e dei drammi, ma nel buio si adopera per accendere fiammelle di luce, che unite possono rischiarare la notte finché non spunti l’aurora.
Ci offrono un esempio i giovani che in tutto il mondo lottano contro la tratta: ci dicono che bisogna diventare ambasciatori di speranza e agire insieme, con tenacia e amore; che occorre mettersi a fianco delle vittime e dei sopravvissuti.
Lo Spirito del Signore risorto ci sostiene nel promuovere, con coraggio ed efficacia, iniziative mirate per indebolire e contrastare i meccanismi economici e criminali che traggono profitti da tratta e sfruttamento.
Ci insegna a metterci in ascolto, con vicinanza e compassione, delle persone che hanno fatto esperienza della tratta, per aiutarle a rimettersi in piedi e individuare le vie per liberare altri e fare prevenzione.
La tratta è un fenomeno complesso, in continua evoluzione, e trae alimento da guerre, conflitti, carestie e conseguenze dei cambiamenti climatici.
Richiede risposte globali e un sforzo comune, a tutti i livelli.
Insieme possiamo mettere in opera un grande sforzo e creare le condizioni affinché la tratta e lo sfruttamento vengano banditi.
(Messaggio per l’xi Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone)
Chiamati |
Mi fa piacere che il motto del Congresso riprenda le parole dell’Esortazione post-sinodale Christus vivit. «Tante volte nella vita, perdiamo tempo a domandarci: “Ma chi sono io?”; ma non arriviamo alla domanda fondamentale: “Per chi sono io?”». |
«Tu sei per Dio, senza dubbio. Ma Lui ha voluto che tu sia anche per gli altri, e ha posto in te molte qualità, inclinazioni, doni e carismi che non sono per te, ma per gli altri».
Nel rileggere queste parole mi è tornata in mente la scena del giovane ricco che chiede al Signore che cosa deve fare per ottenere la vita eterna.
Nella sua risposta il Signore ci fa vedere, con una dolce pedagogia, che la bontà alla quale aspiriamo non si ottiene adempiendo ai requisiti e raggiungendo obiettivi e, sebbene abbiamo cercato di realizzare tutto questa fin dalla nostra giovinezza, ci mancherà sempre qualcosa di molto semplice, il dono totale di noi stessi, il seguire Gesù nella prova dell’amore più grande.
È ciò che Gesù chiede al giovane ricco: «Va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi».
Sembrerebbe che una simile richiesta si riferisca solo a un determinato tipo di vocazione specifica, solo a quanti si sentono chiamati ad abbracciare la radicalità della povertà evangelica.
Ma non è così, possiamo ascoltarla rivolta a ognuno di noi.
Gioielli |
Pensiamo alla [catastrofe naturale] DANA che ha colpito diverse regioni della Spagna a fine ottobre. Una situazione che c’interpella profondamente e che mette in evidenza l’idea del “per chi sono io”. |
Quante testimonianze di coraggio, di solidarietà, di vedere che in quel contesto ciò che ho, ciò che sono, ha uno scopo concreto: gli altri.
E quando non è così, si osserva chiaramente l’amarezza, il clamore della terra e di Dio che ci chiedono: “Non sei tu il responsabile di tuo fratello?”.
Al contrario, tutto ciò che siamo stati capaci di dare, lo ritroveremo come gioielli preziosi incastonati nelle viscere di misericordia del suo divino Cuore.
(Messaggio in occasione del Congresso nazionale per le vocazioni svoltosi in Spagna)
Sabato 8
Testimoni di un amore |
L’ultimo Congresso Internazionale delle Confraternite e della Pietà Popolare è stata una grazia di cui si odono ancora gli echi. |
Vi ho chiesto di essere testimoni di un amore traboccante al punto da sembrare “pazzi”, pazzi d’amore.
Quanto ci farebbe bene, a conclusione di questo evento, se il primo di questi echi si udisse soprattutto all’interno delle famiglie. Che si udisse come l’assordante silenzio di una preghiera che giunge fino alle lacrime, perché viene dal cuore; sia dinanzi all’immagine del titolare della vostra confraternita, che presiede le vostre case, sia dinanzi al Tabernacolo della vostra parrocchia o del vostro tempio, sia al capezzale del malato sia nella compagnia dell’anziano.
Il vostro arcivescovo mi ha riferito che un altro di questi echi, già realizzato, è una casa di accoglienza per le persone senza fissa dimora, frutto di quella carità nascosta a cui mi riferivo nel mio messaggio. Che in questa opera si possa ascoltare sempre il battito di un cuore che ama.
Facciamo in modo che, attraverso il “rispetto, l’affetto e la cura” in questa casa, la società e quanti vengono accolti possano riconoscere nuovamente la dignità unica che ha ogni persona.
(Ai membri del ii Congresso internazionale delle confraternite e della pietà popolare svoltosi a Siviglia)
Lunedì 10
Una questione di giustizia e |
Questo incontro sia uno spazio significativo di dibattito, studio e riflessione sulle priorità, preoccupazioni e giuste aspirazioni delle comunità originarie. |
Il tema, Il diritto dei Popoli indigeni alla libera determinazione: una via per la sicurezza e la sovranità alimentari, ci invita a riconoscere il valore dei popoli originari, come pure l’eredità ancestrale di conoscenze e pratiche che arricchiscono positivamente la grande famiglia umana colorandola con i diversi tratti delle loro tradizioni.
Essa dischiude un orizzonte di speranza nell’ora presente, segnata da intense e complesse sfide e non poche tensioni.
La difesa del diritto di preservare la propria cultura e la propria identità passa necessariamente per il riconoscimento del valore del loro contributo alla società e per la salvaguardia della loro esistenza e delle risorse naturali di cui hanno bisogno per vivere.
Cosa che è gravemente minacciata dalla crescita dell’accaparramento delle terre coltivabili da parte di imprese multinazionali, grandi investitori e Stati.
Sono pratiche che causano danni, mettendo a rischio il diritto delle comunità a una vita dignitosa.
La terra, l’acqua e gli alimenti non sono semplici merci, bensì la base stessa della vita e del vincolo di questi popoli con la natura.
Pertanto, difendere questi diritti non è solo una questione di giustizia, ma anche la garanzia di un futuro sostenibile per tutti.
Animati dal senso di appartenenza alla famiglia umana potremo far sì che le generazioni future beneficino di un mondo in armonia con la bellezza e la bontà che hanno guidato le mani di Dio nel crearlo.
[Che] questi sforzi siano fecondi e servano da ispirazione ai responsabili delle Nazioni, di modo che si adottino le misure adeguate perché la famiglia umana cammini unita nel conseguimento del bene comune, senza che nessuno venga escluso né lasciato indietro.
(Messaggio al vii Forum internazionale dei popoli indigeni tenutosi a Roma)
Martedì 11
Deportare |
Vi scrivo oggi per rivolgervi alcune parole in questo delicato momento che state vivendo come Pastori del Popolo di Dio che pellegrina negli Stati Uniti d’America. Tutti i fedeli cristiani e le persone di buona volontà sono chiamati a riflettere sulla legittimità di norme e politiche pubbliche alla luce della dignità della persona e dei suoi diritti fondamentali, e non il contrario. |
Sto seguendo da vicino la grande crisi che si sta verificando negli Stati Uniti con l’avvio di un programma di deportazioni di massa.
La coscienza rettamente formata non può non compiere un giudizio critico ed esprimere il suo dissenso verso qualsiasi misura che tacitamente o esplicitamente identifica lo status illegale di alcuni migranti con la criminalità.
Al tempo stesso, bisogna riconoscere il diritto di una nazione a difendersi e a mantenere le comunità al sicuro da coloro che hanno commesso crimini violenti o gravi durante la permanenza nel Paese o prima del loro arrivo.
Detto ciò, l’atto di deportare persone che in molti casi hanno abbandonato la propria terra per ragioni di povertà estrema, insicurezza, sfruttamento, persecuzione o grave deterioramento dell’ambiente, lede la dignità di molti uomini e donne, e di intere famiglie, e li pone in uno stato di particolare vulnerabilità e incapacità di difendersi.
Rispettare i |
Non si tratta di una questione di poca importanza: uno Stato di diritto autentico si dimostra proprio nel trattamento dignitoso che tutte le persone meritano, specialmente quelle più povere ed emarginate. |
Il vero bene comune viene promosso quando la società e il governo, con creatività e rigoroso rispetto dei diritti di tutti, accolgono, proteggono, promuovono e integrano i più fragili, indifesi, vulnerabili.
Ciò non ostacola lo sviluppo di una politica che regolamenti una migrazione ordinata e legale. Tuttavia, tale sviluppo non può avvenire attraverso il privilegio di alcuni e il sacrificio di altri.
Ciò che viene costruito sul fondamento della forza e non sulla verità riguardo alla pari dignità di ogni essere umano incomincia male e finirà male.
I cristiani sanno molto bene che solo affermando la dignità infinita di tutti la nostra identità di persone e di comunità giunge a maturazione.
L’amore cristiano non è un’espansione concentrica di interessi che poco a poco si estendono ad altre persone e gruppi.
In altre parole: la persona umana non è un mero individuo, relativamente espansivo, con qualche sentimento filantropico!
La persona umana è un soggetto dotato di dignità che, attraverso la relazione costitutiva con tutti, specialmente con i più poveri, un po’ alla volta può maturare nella sua identità e vocazione.
Per una |
Il vero ordo amoris che occorre promuovere è quello che scopriamo meditando la parabola del “Buon Samaritano”, ovvero meditando sull’amore che costruisce una fratellanza aperta a tutti, senza eccezioni. |
Ma la preoccupazione per l’identità personale, comunitaria o nazionale, al di là di queste considerazioni, introduce facilmente un criterio ideologico che distorce la vita sociale e impone la volontà dei più forti come criterio di verità.
Riconosco i vostri preziosi sforzi, cari fratelli vescovi degli Stati Uniti, mentre lavorate a stretto contatto con migranti e rifugiati, proclamando Gesù Cristo e promuovendo diritti umani fondamentali.
Dio vi ricompenserà abbondantemente per ciò che fate a protezione e difesa di quanti sono considerati meno preziosi, meno importanti o meno umani!
Esorto tutti i fedeli della Chiesa cattolica, come anche tutti gli uomini e le donne di buona volontà, a non cedere a narrative che discriminano e causano inutili sofferenze ai nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati.
Con carità e chiarezza siamo chiamati a vivere in solidarietà e fratellanza, a costruire ponti che ci avvicinino sempre più, a evitare muri di ignominia e a imparare a dare la nostra vita così come l’ha data Gesù per la salvezza di tutti.
Chiediamo a Nostra Signora di Guadalupe di proteggere le persone e le famiglie che vivono nella paura o nel dolore a causa della migrazione e/o della deportazione.
(Lettera ai vescovi degli Stati Uniti d’America)
A tutela di |
Al vertice di Parigi, chiedo di non dimenticare che è solo dal “cuore” dell’uomo che proviene il senso della sua esistenza. |
I vostri sforzi sono un esempio brillante di una sana politica che vuole inscrivere le novità tecnologiche in un progetto volto al bene comune per «aprire la strada a opportunità differenti, che non implicano di fermare la creatività umana e il suo sogno di progresso, ma piuttosto di incanalare tale energia in modo nuovo».
L’intelligenza artificiale, ne sono convinto, può diventare uno strumento potente per gli scienziati e gli esperti che cercano insieme soluzioni innovative e creative a favore dell’ecosostenibilità del pianeta.
Senza dimenticare che il consumo di energia associato al funzionamento delle infrastrutture dell’intelligenza artificiale è di per sé molto elevato.
Già ho sottolineato che «nei dibattiti sulla regolamentazione dell’intelligenza artificiale, si dovrebbe tenere conto della voce di tutte le parti interessate, compresi i poveri, gli emarginati e altri che spesso rimangono inascoltati nei processi decisionali globali».
Auspico che il vertice di Parigi si adoperi affinché sia creata una piattaforma d’interesse pubblico sull’intelligenza artificiale; e affinché ogni nazione possa trovare nell’intelligenza artificiale uno strumento di sviluppo e di lotta contro la povertà da un lato, e di tutela delle culture e delle lingue locali dall’altro.
Solo così tutti i popoli della terra potranno contribuire alla creazione di dati, che saranno utilizzati dall’intelligenza artificiale, rappresentando la vera diversità e ricchezza che caratterizzano l’intera umanità.
La nostra sfida ultima è l’uomo e resterà sempre l’uomo; non dimentichiamolo mai.
(Messaggio per il Summit di Parigi sull’intelligenza artificiale)
Mercoledì 12
Dio non |
Il Figlio di Dio entra nella storia facendosi nostro compagno di viaggio e inizia a viaggiare quando è ancora nel grembo materno. |
Luca colloca la nascita di Gesù in «un tempo esattamente databile» e in «un ambiente geografico esattamente indicato», così che «l’universale e il concreto si toccano a vicenda».
Dio che viene nella storia non scardina le strutture del mondo, ma vuole illuminarle e ricrearle dal di dentro.
Luca ci mostra che Dio non viene nel mondo con proclami altisonanti, non si manifesta nel clamore, ma inizia il suo viaggio nell’umiltà.
E chi sono i primi testimoni di questo avvenimento?
Sono alcuni pastori: uomini con poca cultura, maleodoranti a causa del contatto costante con gli animali, vivono ai margini della società.
Eppure essi praticano il mestiere con cui Dio stesso si fa conoscere al suo popolo. Dio li sceglie come destinatari della più bella notizia mai risuonata nella storia.
Una notizia che apre i loro cuori alla meraviglia, alla lode e all’annuncio gioioso.
«A differenza di tanta gente intenta a fare mille altre cose, i pastori diventano i primi testimoni dell’essenziale, cioè della salvezza che viene donata. Sono i più umili e i più poveri che sanno accogliere l’avvenimento dell’Incarnazione».
Chiediamo anche noi la grazia di essere, come i pastori, capaci di stupore e di lode dinanzi a Dio, e capaci di custodire ciò che Lui ci ha affidato: i talenti, i carismi, la nostra vocazione e le persone che ci mette accanto.
Chiediamo al Signore di saper scorgere nella debolezza la forza straordinaria del Dio Bambino, che viene per rinnovare il mondo e trasformare la nostra vita col suo disegno pieno di speranza per l’umanità intera.
La preghiera per la pace |
Penso a tanti Paesi che sono in guerra. Sorelle, fratelli, preghiamo per la pace. Facciamo di tutto per la pace. |
Non dimenticatevi che la guerra è una sconfitta. Sempre.
Noi non siamo nati per uccidere, ma per far crescere i popoli.
Che si trovino cammini di pace.
Per favore, nella vostra preghiera quotidiana, chiedete la pace.
La martoriata Ucraina … quanto soffre. Poi, pensate alla Palestina, a Israele, al Myanmar, al Nord Kivu, Sud Sudan.
Per favore, preghiamo per la pace.
Facciamo penitenza per la pace.
(Udienza in aula Paolo vi)