Preoccupazione

di Roberto Cetera
e Roberto Paglialonga
La comunità di Gerusalemme Est è scossa c per un’operazione di polizia da parte delle autorità israeliane che ha colpito uno dei luoghi più significativi e simbolici della città. Domenica alle ore 15 gli agenti della sicurezza di Israele hanno fatto irruzione in due filiali della libreria “Educational Bookshop”, confiscando libri e creando scompiglio nei negozi. I proprietari, Mahmoud e Ahmad Muna, sono stati arrestati e portati in carcere. Durante una prima udienza in tribunale, la polizia ha richiesto un’estensione del loro arresto a otto giorni. Alla fine la loro detenzione è stata prolungata per due notti, e oggi è stata decisa la misura degli arresti domiciliari per cinque giorni.
Tanti diplomatici — diversi dell’Ue —, giornalisti ed esponenti del mondo intellettuale, che da tempo conoscono e frequentano abitualmente la libreria, hanno partecipato all’udienza. Il negozio è noto infatti per essere una ricca fonte per lo studio della cultura palestinese, della storia del Medio Oriente e del conflitto israelo-palestinese. Come in qualsiasi altra parte del mondo, la legge israeliana non proibisce la vendita di libri, quindi il motivo dell’arresto è stata una presunta violazione dell’ordine pubblico. Originariamente la polizia — secondo l’avvocato difensore, Nasser Odeh — avrebbe inteso imputare i due di “incitamento alla violenza”, quando però poi si è compreso che l’accusa non avrebbe resistito in giudizio, il presunto reato è stato derubricato a un più generico “turbamento dell’ordine pubblico”. Odeh ha detto di credere che «questo faccia parte della politica israeliana di voler mettere a tacere le voci dei palestinesi e impedire loro di imparare».
La scorsa settimana è stato imposto un ordine di chiusura di 30 giorni anche a un’altra libreria nella Città Vecchia di Gerusalemme. Tuttavia, la catena Educational Bookshop è senz’altro la più conosciuta di Gerusalemme Est, avendo tre punti vendita, sulla via Salah al Din e dentro il complesso dell’“American Colony Hotel”, luoghi ben noti e frequentati dalla comunità internazionale di ricercatori, giornalisti, diplomatici e anche turisti.
La perquisizione dell’eb era stata ordinata quattro giorni prima dal giudice israeliano Chavi Tucker, probabilmente in relazione ad un esposto presentato da qualcuno. La polizia ha dichiarato che un’attività investigativa è in corso a proposito dell’esposizione di libri incitanti a violenza con «caratteristiche proprie del nazionalismo palestinese». In realtà, ha raccontato Mourad Muna, fratello di Mahmoud, «hanno usato Google Translate sui libri e se il titolo non piaceva, se lo prendevano. Hanno persino trovato una copia di «Haaretz» con una foto degli ostaggi, e dopo aver chiesto cosa fosse, hanno ribattuto che si trattava di incitamento». Tra i volumi sequestrati anche un libro da colorare per bambini intitolato “Dal fiume al mare”, slogan che alcuni palestinesi usano a sostegno di una patria tra il fiume Giordano e il Mediterraneo, considerato da molti un appello alla distruzione di Israele.
L’ambasciatore tedesco in Israele, Steffen Seibert, interpretando il sentimento di altri colleghi, ha dichiarato: «Io mi diverto a curiosare tra i libri di Educational Bookshop. So che i proprietari sono orgogliosi palestinesi di Gerusalemme, amanti della pace, aperti alla discussione e allo scambio intellettuale. Sono preoccupato per il raid e la loro detenzione in prigione».
Moltissime persone, nella giornata di ieri, si sono recate presso la libreria e presso il tribunale, per manifestare solidarietà alla famiglia Muna. Tra i presenti Nathan Thrall, Premio Pulitzer nel 2024 per Un giorno nella vita di Abed Salama. Parlando al telefono con i media vaticani, Thrall racconta che si è trattato di «una manifestazione chiaramente a sostegno di due persone molto conosciute e benvolute, ma sarebbe stato auspicabile che la folla fosse molto più numerosa, che non fossero decine, ma decine di migliaia di persone. Questa libreria è un punto di ritrovo intellettuale imprescindibile per chiunque venga a Gerusalemme Est», aggiunge. «Anche per me è uno dei luoghi prediletti: vi ho presentato per la prima volta i miei due libri».
Il sequestro di testi, dice ancora Thrall, «solo perché contenevano nel titolo la parola “Palestina” o la bandiera palestinese è un oltraggio inaccettabile. E il fatto che Israele abbia preso i Muna come obiettivo, sapendo benissimo delle relazioni nel mondo culturale e intellettuale che queste due persone hanno, la dice lunga sul grado di impunità che le autorità israeliane ritengono di avere. A mio avviso si tratta chiaramente di un altro step nella crescita di una politica di autoritarismo. Nessuno Stato che colpisce le persone per le loro caratteristiche di nascita risponde ai criteri di una democrazia».