· Città del Vaticano ·

La buona Notizia
Il Vangelo della VI domenica del tempo ordinario (Lc 6,17.20-26)

Da quel momento
tutto era cambiato

 Da quel momento  tutto era cambiato   QUO-034 Da quel momento  tutto era cambiato   QUO-034
11 febbraio 2025

di Erri De Luca

La fama, la diceria, la calunnia viaggiano alla velocità della voce. Si propagano a spargimento. Guariva i guasti di natura, rispondeva all’immenso bisogno di conforto del genere umano.

Si radunò una folla per sentirlo, anche le sue parole davano beneficio.

Non c’era amplificazione e lui non aveva una voce da tenore. Per farsi udire salì sopra il risalto di un’altura, rimasta sconosciuta.

Il vento si placò oppure lui scelse il versante riparato. L’acustica era perfetta.

Nessuno prendeva appunti. In quell’epoca poco alfabetizzata era sviluppatissima la capacità di tenere a mente. La memoria di ognuno era una cisterna che raccoglieva le parole udite senza perdere la goccia di una sillaba.

Il primo verso del libro dei Salmi con la parola “Lieto”.

Quando la pronunciò cominciando proprio da quella, la folla credette che ne citasse uno di quelli di Davide. Secondo l’anagrafe riportata a inizio del Vangelo di Matteo, Davide era un suo antenato. 

Tutti conoscevano a memoria le scritture. Leggerle invece era compito di scribi.

Ma lui non citava un salmo, ne stava aggiungendo uno suo.

Leggo, traduco “lieti” invece di “beati”. Si tratta di intime letizie, non di estasi.

Nominava lieti gli abbattuti, i prostrati, i calpestati. 

Si approfondì il silenzio a quell’ascolto. La folla lo sistemava nella memoria ma ne sentiva anche affiorare una letizia fisica. Avevano la pelle d’oca. 

L’uomo in piedi sullo scomodo palco di un’altura innalzava i diseredati al rango di prescelti dalla divinità. Era la sovversione di proclamare i vinti, retrocedendo gli altri.

Nessuna rivolta era arrivata a questo rovesciamento delle precedenze.

Le spie, gli informatori infiltrati nella folla non si raccapezzavano: l’annuncio era rivolto al cuore, non alle armi.

Le parole del visionario spalancavano gli occhi in vista di un altro mondo, non di un finimondo. Da quell’altura la vista spaziava sul futuro.

Fu un’ora d’aria pura. Ma dopo il discorso la folla sarebbe rientrata nel fondovalle delle sottomissioni. Sì dà per stabilito il potere di pochi sugli innumerevoli.

Niente allora cambiava? Anzi, da quel momento tutto era cambiato in quella moltitudine e nelle successive della storia umana. Il discorso era stato pronunciato e ascoltato. Come non torna la pioggia alla nuvola che l’ha scaricata, così non tornano nella bocca le parole dette, annunciate.

Da allora in poi quelle parole non danno tregua al mondo perché siano compiute.