· Città del Vaticano ·

L’appuntamento giubilare presentato nella Sala stampa della Santa Sede

Un orizzonte che richiama alla fratellanza

 Un orizzonte che richiama alla fratellanza  QUO-031
07 febbraio 2025

di Isabella Piro

«L’esigenza della pace interpella tutti»: l’arcivescovo Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, è partito da parole di Papa Francesco per introdurre il Giubileo delle forze armate, di polizia e di sicurezza. Nella conferenza di presentazione, svoltasi stamani, venerdì 7 febbraio, nella Sala stampa della Santa Sede, il presule ha sottolineato, sulla scia del Pontefice, che la pace non è solo un annuncio, ma richiede azioni concrete ed efficaci. Il prossimo appuntamento giubilare, quindi, si colloca in un orizzonte che impone, in prima istanza, il richiamo alla pace, perché essa non è semplice assenza di guerra, né mero equilibrio di forze contrastanti, bensì opera della giustizia che contempla «il rispetto dei popoli, della loro dignità e la pratica della fratellanza umana».

Attualmente, gli iscritti al pellegrinaggio di domani e domenica sono circa trentamila, dei quali ventimila provengono dall’Italia. Hanno aderito anche le persone in congedo e le associazioni che operano nel settore. Saranno inoltre presenti delegazioni provenienti da oltre cento Paesi perché — ha evidenziato Fisichella — «la pace e la sicurezza superano i confini territoriali per estendersi al mondo intero». Inoltre, nonostante siano particolarmente impegnati nella sicurezza del Papa e di piazza San Pietro, non mancheranno le Guardie svizzere, la Gendarmeria e il corpo dei Vigili del fuoco vaticani.

Il sabato mattina sarà dedicato al pellegrinaggio alla Porta Santa alla basilica Vaticana. Nel pomeriggio, alle 15.00, in piazza del Popolo, si terrà un momento di benvenuto offerto dalle Forze armate e di polizia italiane, con l’esibizione di bande musicali, perché anche la musica è uno «strumento valido di pace». Domenica mattina, infine, la messa del Papa in San Pietro, con i vari corpi militari nel servizio liturgico. «Il Giubileo infonde speranza e la ravviva nel cuore di quanti operano per la pace e la sicurezza. Possa esso essere dedicato a tutte le popolazioni che vivono in guerra, affinché a tutti possa essere restituita la dignità perduta», ha concluso il presule.

Ha preso quindi la parola l’ammiraglio e capo di Stato maggiore Fabio Agostini. Soffermandosi, in particolare, supporto umanitario alle popolazioni in difficoltà, ha parlato di Gaza: «Siamo intervenuti dall’inizio della crisi — ha ricordato — con la nave “Vulcano” e dal dicembre 2023 al febbraio 2024 un team sanitario interforze ha curato e circa 69 pazienti minori». Il medesimo impegno si è registrato in Libano, con l’assistenza ai civili feriti a causa del conflitto in corso, nel ponte aereo con la Giordania per trasportare medicine nella Striscia, e nella riapertura del valico di Rafah.

Dal canto suo, l’alto ufficiale della Marina militare croata Ozren Lukenda si è soffermato sul termine «speranza». Tra i responsabili della missione “Eu Navfor Med-Irini” — operazione aeronavale varata nel marzo 2020 dall’Unione europea per assicurare il rispetto delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu che dal 2011 vietano il traffico di armi da e per la Libia —, ha spiegato come nel contesto militare, la parola al centro del Giubileo significhi soprattutto condurre operazioni di peacekeeping, perché senza la speranza di costruire la pace «non avremmo nulla».

Toccante, infine, la testimonianza di monsignor Sergio Siddi, vicario generale dell'Ordinariato militare per l’Italia: tra le popolazioni che vivono realtà difficili, di guerra, crisi e conflitto, ha detto, «molte volte i cappellani militari si trovano davanti a bambini che non sanno giocare, non sanno disegnare». Il suo sguardo è andato anche agli uomini e alle donne arruolati: «Coperta dalla divisa c’è una persona che sperimenta le angosce, i fallimenti, le paure, le sofferenze di tutti. I nostri ragazzi non sono Rambo, ma persone che si dedicano con tutte le loro fragilità a un servizio che è unico».

Per chi vive lontano da casa per molti mesi in mare, a bordo di navi, ha aggiunto, è stata offerta la possibilità di vivere il Giubileo. «Non sono state aperte delle vere e proprie “Porte Sante” — ha spiegato — ma nelle cappelle presenti all’interno delle imbarcazioni c’è la possibilità di vivere un momento di preghiera e di speranza in tal senso. Nel mondo, poi, molte cappelle dedicate ai militari, a volte costituite da una semplice tenda, sono divenute “chiese giubilari”».

Interpellato dai giornalisti, monsignor Fisichella ha inoltre ricordato le tante volte in cui Papa Bergoglio ha deplorato la corsa agli armamenti ed ha ribadito che egli ha «una voce profetica» e il suo compito è denunciare le ingiustizie. L’auspicio è che le sue parole possano «trovare orecchie più attente soprattutto durante il Giubileo dei governanti», in programma dal 20 al 22 giugno prossimi.

Infine il pro-prefetto ha offerto qualche dato generale sui pellegrini giunti a Roma: dal 24 dicembre, ha detto, hanno attraversato la Porta Santa della basilica Vaticana circa 1.300.000 persone. Al contempo, ha concluso, è bene ricordare che «i numeri non sono un criterio di validità per la riuscita del Giubileo: quello che conta è ciò che esso porta nel cuore delle persone».