Bailamme
L’alternativa

di Andrea Monda
È nota la frase attribuita a san Francesco d’Assisi, a volte citata anche da Papa Francesco per cui si deve predicare sempre il Vangelo e «se fosse necessario, anche con le parole!». La vita prima delle parole, l’esempio e la testimonianza sono più forti di tutti i discorsi i quali, in quanto tali, rischiano di lasciare tutti convinti di quanto già sapevano prima di cominciare a dialogare e di trasformare il dialogo in un conflitto dialettico. Su questo punto, parlando proprio di san Francesco, padre Agostino Gemelli ebbe a dire che «il conflitto non sarà mai vinto per mezzo esclusivo di dispute dottrinali nelle quali la preoccupazione di difendere la propria posizione impedisce di comprendere quella degli avversari. Il conflitto si vincerà, se mai usando anche, dico anche, questa francescana simpatia dell’intelligenza, che, senza transigere sui principi di verità, offre agli avversari tutta la comprensione. L’intelligenza francescana più trova difficoltà a comprendere, e più si getta ad amare, finché l’oggetto oscuro cede i suoi veli all’amore che lo rende trasparente».
Un romanziere non proprio “francescano” come Dashiell Hammett ha affermato che «esistono due maniere di pensare a questo mondo: quella che ti porta ad avere ragione nelle discussioni e quella che ti porta a scoprire le cose» ed è bellissimo questo riferimento alla dimensione della scoperta. Per essere all’altezza di questa dimensione bisogna nutrire due atteggiamenti rischiosi quanto preziosi: lo stupore e la curiosità.
E così che l’intelligenza può crescere. Lo esprime bene Milan Kundera quando osserva che «La stupidità deriva dall’avere una risposta per ogni cosa. La saggezza deriva dall’avere, per ogni cosa, una domanda». E qui bisogna fare attenzione, perché avere e quindi porre domande non è la stessa cosa di avere dubbi. Così almeno la pensa Cormac McCarthy che in Sunset Limited fa dire al suo protagonista: «un uomo che fa domande vuole conoscere la verità, un uomo che dubita vuole sentirsi dire che la verità non esiste». Sempre il Papa ha più volte sottolineato la fecondità, anche pedagogica, delle domande che si rivelano come delle “dimore”, luoghi da vivere, spazi in cui è prezioso stare, dimorare, come intuisce in questi versi il genio di Rainer Maria Rilke: «Bisogna, alle cose,/ lasciare la propria quieta, indisturbata evoluzione/ che viene dal loro interno/ e che da niente può essere/ forzata o accelerata./ Tutto è: portare a compimento/ la gestazione/ e poi dare alla luce./Bisogna avere pazienza/ verso le irresolutezze del cuore/ e cercare di amare le domande stesse/ come stanze chiuse a chiave e come libri/ che sono scritti in una lingua che proprio non sappiamo./ Si tratta di vivere ogni cosa./ Quando si vivono le domande,/ forse, piano piano, si finisce,/ senza accorgersene,/ col vivere dentro alle risposte/ celate in un giorno che non sappiamo».