· Città del Vaticano ·

Il pellegrinaggio giubilare della diocesi di Verona

In cammino
con fede e coraggio

 In cammino con fede e coraggio  QUO-031
07 febbraio 2025

di Lorena Leonardi

«Per me sperare vuol dire non smettere mai di credere nei sogni. Voglio portare questo bel messaggio ai miei familiari rimasti a casa e alle persone che amo». Stella ha solo undici anni e questo è il suo primo Giubileo, visto che, nel 2016, per quello straordinario della Misericordia era troppo piccola. La ragazzina veronese ha vissuto nei giorni scorsi il pellegrinaggio a Roma con la mamma e altri 600 fedeli della diocesi, guidati dal vescovo Domenico Pompili e circa 30 sacerdoti.

Con loro anche 170 tra malati e accompagnatori Unitalsi e 150 coristi dell’associazione scaligera delle «Scholae Cantorum», che hanno animato la messa nella basilica Vaticana dopo il passaggio dalla Porta Santa.

Se per la giovanissima pellegrina si è trattato di una «esperienza significativa», in sua madre, l’insegnante Sara Griso, l’Anno Santo ha risvegliato ricordi di 25 anni fa. «Ero una dei givani che dormivano al Pala Cavicchi di Ciampino, essendo una volontaria del Grande Giubileo del 2000» racconta ancora entusiasta di quel viaggio, che ha tracciato il solco per un impegno nella pastorale giovanile nella parrocchia di Caldiero. Sposata da quasi vent’anni e mamma, oltre che di Stella, di una sedicenne Scout, Angela, la donna collabora con l’Agesci come cuoca ai campi. Anche se l’anno giubilare è appena iniziato e l’intento è «prendervi parte con la famiglia al completo», la decisione di partire nell’immediato è stata dettata da un periodo difficile appena trascorso con tre lutti familiari ravvicinati.

«I pellegrinaggi mi hanno sempre dato forza», confida ricordando di essere stata a Santiago de Compostela e, spesso, al santuario della Madonna della Corona, a Ferrara di Monte Baldo: «Sento molto vicina alla mia natura la preghiera in cammino, dominata dalla fatica, da una meta e dal Signore come rifugio». Così, il pellegrinaggio giubilare consente a Sara «di non brancolare nel buio. Dopo le perdite affettive che abbiamo subito ho chiesto a mio marito: “Come faremo ad andare avanti?” Lui ha risposto “Con fede e coraggio”, che sono le nostre parole d’ordine». In San Pietro, «appena varcata la soglia, subito a destra ho scorto la Pietà, la stessa che la Madonna ha per me nei momenti di debolezza. Non siamo soli. Gesù ci chiama per nome ed è pronto a sostenerci e guidarci anche nel dolore e nella tragedia».

Nel gran numero di fedeli che hanno preso parte al pellegrinaggio, Sara e Stella non conoscevano nessuno, ma «subito ci siamo sentiti vicini. In questo si vede la presenza dello Spirito Santo: i nostri cuori erano predisposti a ricevere, accogliere e condividere».

A questa affermazione fa eco Lucia Bricolo, 62 anni, insegnante elementare in pensione, secondo la quale «il pellegrinaggio insegna a prendersi cura del senso della vita con la forza della comunità». Partita da Verona col marito Paolo Forti, la sorella e il cognato, la donna nel tempo libero si dedica alla lettura per gli anziani in casa di riposo ed è volontaria — insieme al coniuge — nell’associazione Comunità dei giovani «Oltre il confine». Desiderava da tempo «la forza di questa esperienza, che orienta anima e corpo verso un risveglio, una ricarica, una rigenerazione. Volevo sentirmi nuova, più giovane nello spirito, sentire una fede più luminosa, non appesantita dalle fatiche della vita». Avvolta da una «atmosfera gioiosa» e «disponibile all’incontro», Lucia è rientrata in Veneto «carica di doni e tesori preziosi da curare, coltivare e mantenere vivi con preghiera, ascolto della Parola ed Eucaristia». Il Giubileo le ha regalato una eredità «da far vivere nei cambiamenti, nell’apertura agli altri, nel saper portare insieme le croci della vita, imparando a dire “La tua vita è la mia”». L’attraversamento della Porta Santa «in tantissimi», è metro di «quanto l’uomo abbia bisogno di essere perdonato, accolto e guardato con amore per non perdersi e ripartire ogni giorno nella grande avventura della vita».

«Contagiato» dalla fede di Lucia, Paolo, 72 anni, imprenditore in pensione, ha preso parte al primo pellegrinaggio della sua vita. La fede «non va data per scontata» solo in virtù dell’educazione cattolica ricevuta, spiega, ammettendo di aver avuto periodi che lo hanno «distolto dalla ricerca di un cammino verso la conoscenza».

La partenza per un appuntamento religioso, per di più con molti sconosciuti, ha suscitato in lui «un certo timore» di partecipare a un «rito collettivo poco spirituale e più scenografico». Invece, man mano «ogni preconcetto cadeva» per lasciare il posto a una «esperienza ricca di verità e amicizia». Quanto alla speranza, per Paolo è sinteticamente «vita». «È la scintilla dinamica che muove i nostri passi», aggiunge Lucia, e «fa della vita un cammino» nonostante «salite, scoraggiamenti, solitudini e dolori».