· Città del Vaticano ·

Il tema della settimana
Il Summit internazionale svoltosi in Vaticano

Amare e proteggere
i bambini

 Amare e proteggere i bambini  QUO-030
06 febbraio 2025

In ascolto per combattere l’indifferenza


di Enzo Fortunato, o.f.m. Conv.*

«I bambini ci guardano». Quando il Papa riprende questa frase dal profondo intervento di padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico cala un silenzio orante e laico.

Il Santo Padre riassume così, ricordando anche una citazione cinematografica del neorealismo italiano, il significato del Summit mondiale sui diritti dei bambini “Amiamoli e proteggiamoli”. Nello stesso tempo ci porge il filo attraverso cui tessere tutti gli interventi dei leader mondiali che hanno partecipato alla giornata. Nulla vale quanto il futuro dei bambini e se questi ci osservano è necessario dare segnali forti rispetto a quello che sta accadendo nel mondo.

Ma cosa guardano i bambini oggi? La relazione della regina Rania Al Abdullah di Giordania, che ha aperto il primo panel, non se lo è nascosto ed è andata direttamente al punto più doloroso. I bambini sono «testimoni di orrori che vengono offuscati dai nostri schermi per proteggerci: la loro realtà vissuta è ritenuta troppo violenta per essere guardata dagli adulti. Così, le vittime più giovani della guerra vengono private del loro diritto più fondamentale, il diritto all'infanzia». I più piccoli sono dunque esposti, quando non ne sono purtroppo vittime, a un orrore che gli stessi adulti possono schermare ed evitare di conoscere.

La regina cita un «inquietante studio» sullo stato psicologico dei bambini di Gaza: «Il 96% ha riferito di sentire la morte come imminente, quasi la metà ha detto di voler morire. Non vogliono diventare astronauti o pompieri, come gli altri bambini, ma vorrebbero essere morti». Ha citato Palestina, Sudan, Yemen, Myanmar e quella che ha definito la «disumanizzazione dei bambini» che «scava abissi nella nostra compassione e soffocante l’urgenza a favore dell’autocompiacimento».

L’intervento della regina riprendeva la relazione introduttiva del Papa, che allargava il sentimento della sfiducia ai giovani. «Sempre più frequentemente — aggiungeva il Santo padre —, chi ha la vita davanti non riesce a guardarla con atteggiamento fiducioso e positivo. Proprio i giovani, che nella società sono segni di speranza, faticano a riconoscere la speranza in sé stessi. Non è accettabile ciò che purtroppo negli ultimi tempi abbiamo visto quasi ogni giorno, cioè bambini che muoiono sotto le bombe, sacrificati agli idoli del potere, dell’ideologia, degli interessi nazionalistici. In realtà, nulla vale la vita di un bambino. Uccidere i piccoli significa negare il futuro».

Nulla vale la vita di un bambino. È intorno a questa verità, da ribadire e da difendere, che si sono raccolti in Vaticano oltre 40 relatori di profilo internazionale. Tra questi, politici, premi Nobel, esponenti del mondo della cultura, dell’economia, della Chiesa, e rappresentanti di ebraismo e islam. Al Gore, premio Nobel per la pace, Edith Bruck e Liliana Segre che videro la loro infanzia segnata dalla tragedia della Shoah. Ma sono intervenuti anche il rabbino David Rosen, il cardinale Mauro Gambetti, il filosofo e psicanalista Miguel Benasayag, Aldo Cagnoli, vicepresidente del Pontificio Comitato per la Giornata mondiale dei bambini (Gmb), Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, Mario Draghi, Paolo Gentiloni e Antonio Tajani, Riccardo Paternò di Montecupo, Gran cancelliere del Sovrano militare ordine di Malta (Smom). Insomma, un parterre con personalità che hanno dimostrato di saper incidere attraverso le loro azioni e che si sono confrontate e soprattutto ascoltate in un clima di amicizia e sincera cordialità.

E l’ascolto parte da un sentire comune: combattere l’indifferenza. «Non bisogna voltarsi dall’altra parte», sostiene Liliana Segre; «l’indifferenza a volte è peggio della violenza ed è per questo che molti anni dopo ho voluto far scrivere all’ingresso del Memoriale della Shoah di Milano la parola “indifferenza” a caratteri cubitali». Indifferenza verso la memoria del passato e per le tragedie del presente. «Nello scenario internazionale di oggi — ha ribadito Mario Draghi — è essenziale tutelare il diritto alla protezione dei bambini, le prime vittime delle guerre. Lo vediamo in Ucraina, a Gaza e in tutti i luoghi in cui ci sono conflitti armati. Dobbiamo cercare la pace, una pace che sia giusta, vera, stabile. Non possiamo lasciare ai nostri figli un mondo meno libero e meno democratico di quello che abbiamo ricevuto dai nostri padri».

Lo sport può essere un “gancio”, suggerisce Gianni Infantino, presidente della Fifa, introducendo “Football for school”, un programma già attuato in 123 Paesi che sfrutta il calcio come pretesto per parlare ai bambini di temi sensibili come la violenza e la discriminazione sulle donne. Cagnoli riprende la metafora sportiva per rimarcare come «la Chiesa guidata da Papa Francesco con questo primo grande incontro internazionale sui diritti dei bambini sia passata dal giocare in difesa e di rimessa all'attacco».

Tra gli effetti immediati che hanno fatto gioire il Comitato, che ha lavorato con dedizione ed entusiasmo alla realizzazione dell’evento, la notizia che il Sud Africa avrebbe portato le conclusioni del summit al g20. La proposta di Tajani di organizzare degli incontri alla Farnesina con i ministri degli Esteri degli altri Paesi. Ma infine la notizia storica. Papa Francesco, che con una delle sue sorprese aveva anticipato la ripresa dei lavori per ascoltare tutti i relatori, ha concluso il summit annunciando l’intenzione di preparare una Lettera o un’Esortazione apostolica dedicata ai bambini. Ho notato la commozione di Al Gore, che ha seguito tutti gli interventi senza mai alzarsi dal suo posto, il suo applauso e la standing ovation successiva tra lo stupore di tutti.

Ci auguriamo che la speranza che ha abitato l’incontro si incarni in una nuova “Pentecoste” per i bambini dove tutti gli adulti potranno parlare la stessa lingua, la lingua pura dei più piccoli.

*Presidente del Pontificio comitato per la Giornata mondiale dei bambini